Campagne Partiche di Settimio Severo

Le campagne partiche di Settimio Severo si svolsero tra il 195 e il 198 d.C., e costituirono un ennesimo successo romano nei confronti dei Parti e la supremazia sul confinante regno di Armenia. Dopo questa sconfitta i Parti furono nuovamente sottomessi da Caracalla nel 215 d.C., per poi essere sostituiti dalla dinastia dei Sasanidi una decina di anni più tardi.

La dinastia dei Severi regnò sull’Impero romano tra la fine del II e i primi decenni del III secolo d.C., in particolare dal 193 al 235, con una breve interruzione tra il 217 e il 218 durante la reggenza di Macrino. La dinastia ebbe in Settimio Severo il suo capostipite ed in Alessandro Severo il suo ultimo discendente. La nuova dinastia era nata dalle ceneri di un lungo periodo di guerre civili, che videro affrontarsi altri tre contendenti oltre a Settimio Severo, ovvero Didio Giuliano, Pescennio Nigro e Clodio Albino. Nei nomina degli imperatori era, inoltre, presente un chiaro riferimento alla dinastia degli Antonini. L’intento era quello di creare una certa continuità con la precedente dinastia, quasi non ci fosse stata alcuna interruzione, neppure con il predecessore Pertinace.
In questo contesto l’Imperatore Settimio Severo decise di partire per l’oriente e di invadere l’Osroene nel 195 d.C., in quanto i Parti preferirono appoggiare Pescennio Nigro, uno degli odiati rivali alla porpora imperiale.
I fatti permisero all’Imperatore di creare per l’occasione, tre nuove legioni: la I Parthica, la II Parthica e la III Parthica, non solo, la portata delle azioni militari ne coinvolsero altre come ad esempio la Legio III Cyrenaica, la III Gallica, la IIII Scythica, la VI Ferrata, la X Fretensis, la XII Fulminata, la XIIII Gemina, la XV Apollinaris e la XVI Flavia Firma, più altre vexillationes in rappresentanza di un’altra decina di legioni. Secondo alcune teorie l’Impero romano avrebbe messo in campo circa 150.000 uomini, tra legionari e corpi ausiliari.

Moneta che rappresenta la partenza di Settimio Severo per le  operazioni militari  in Partia.
Moneta che rappresenta la partenza di Settimio Severo per le operazioni militari in Partia.

LA PRIMA GUERRA PARTICA (194-195 d.C.)

Alcune tribù dei Parti assediavano l’importante città di Nisibis, e una volta venuti a sapere della sconfitta di Pescennio Nigro, da loro sostenuto, chiesero da una parte la grazia al nuovo imperatore Settimio Severo, e dall’altra protestavano per la presenza romana sui loro territori. Questo fu più che sufficente al nuovo imperatore per organizzare una campagna militare verso quei territori. Partito da Antiochia alla volta dell’Eufrate, lo varcò a Zeugma, in un’estate particolarmente calda, tanto che l’armata romana rischiò di perdere numerosi legionari a causa della disidratazione. Dopo una prima battaglia, riuscì a liberare la città di Nisibis, evidentemente romana già dai tempi delle campagne di Lucio Vero. Settimio Severo decise quindi di dividere l’esercito in tre parti, inviando i suoi sottoposti, Laterano, Leto e Candido in diverse direzioni per sottomettere tutte le città che si erano ribellate in precedenza. Dopo aver raggiunto il loro obiettivo, Severo divise nuovamente l’esercito tra Leto, Anullino e Probo inviandoli contro un certo Arche, un re della zona, forse appartenente alla popolazione degli Arabi della città fortificata di Hatra. Sull’arco di trionfo dedicato a Settimio Severo, posizionato vicino alla curia Iulia nel foro romano, sono rapprentate alcune di queste scene. Dopo il successo di queste operazioni venne ripristinata la provincia di Mesopotamia, presidiata dalle tre nuove legioni partiche sotto la guida di un prefetto di rango equestre. Per questi successi Settimio Severo assumeva il titolo di Arabicus.

L'assedio di Ctesifonte raffigurato sull'arco di trionfo dedicato a  Settimio Severo.
L’assedio di Ctesifonte raffigurato sull’arco di trionfo dedicato a Settimio Severo.

LA SECONDA GUERRA PARTICA (197-198 d.C.)

Questa nuova campagna iniziò a causa di un nuovo assedio delle armate partiche alla città di Nisibis, la quale resistette grazie alle capacità del suo comandante, quel Leto che aveva partecipato anche alla precedente campagna del 195. Le armate di Severo, in piene forze,attraversarono ancora una volta l’Eufrate presso Zeugma e si diressero con grandi macchine d’assedio alla volta della città di Edessa, che subito gli spalancò le porte in segno di accoglienza, inviandogli alti dignitari e vessilli in atto di sottomissione. Il re di Osroene Abgar VIII, promise forze alleate per l’offensiva in Mesopotamia.
Severo, costruita una forte e rapida flotta, percorse l’Eufrate, dove raggiunse prima Dura Europos, per poi proseguire fino a Seleucia che prontamente occupò dopo aver messo in fuga la cavalleria catafratta dei Parti. L’avanzata proseguì con la conquista di Babilonia che poco prima era stata abbandonata dalle forze nemiche e, verso la fine dell’anno, anche la stessa capitale dei Parti, Ctesifonte fu posta sotto assedio. La città ormai circondata, tentò strenuamente di resistere all’impressionante macchina militare che l’imperatore romano era riuscito a mettere insieme. Quando ormai era prossima alla capitolazione, il re dei Parti Vologase V abbandonò i suoi e fuggì verso l’interno dei suoi territori. La città fu saccheggiata e molti dei suoi abitanti furono barbaramente uccisi dai soldati romani, come accaduto in passato ai tempi di Traiano (nel 116) e Lucio Vero (nel 165).
Nel 198 d.C., Severo trascorse l’inverno nei pressi di Ctesifonte e verso febbraio-marzo decise di risalire il Tigri per far ritorno tra i confini romani. Durante la ritirata tentò inutilmente per la seconda volta di assediare l’importante roccaforte di Hatra, ma anche questa volta senza riuscirvi, visto che molte delle sue macchine da guerra erano state danneggiate e molti dei suoi legionari feriti. Si racconta poi che durante questo periodo l’imperatore mise a morte due importanti personaggi. Il primo dei due fu un certo Giulio Crispo, un tribuno del pretorio, che si era lamentato della lunga guerra , ed aveva citato Virgilio, secondo il quale “mentre Turno voleva sposare Lavinia, noi moriamo tutti inascoltati”, riferendosi alle lamentele dei soldati; l’altro uomo che mise a morte, questa volta per gelosia, era quel Leto che aveva ben difeso Nisibis nel corso di queste campagne, probabilmente perchè molto amato dai soldati, i quali avevano dichiarato che non avrebbero continuato la guerra se non fosse stato Leto a condurli.

Settimio Severo era così riuscito a riconquistare in modo permanente la Mesopotamia settentrionale facendone, come in passato avevano fatto Traiano e Lucio Vero, una nuova provincia romana con a capo un prefetto di rango equestre. Per questi importanti successi l’imperatore ottenne il titolo vittorioso di Parthicus maximus, gli fu decretato un Trionfo ed eretto un arco trionfale nel foro romano.

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