Caracalla

Busto di Caracalla
Busto di Caracalla
Lucio Settimio Bassiano, meglio conosciuto come Caracalla, nacque nella città francese di Lione, antica Lugdunum, il 4 aprile del 188 d.C., divenne Imperatore il 4 febbraio del 211 d.C., fino alla sua morte, avvenuta sei anni più tardi.
Figlio di Settimio Severo, imperatore dal 193 d.C., e di Giulia Domna, donna di grande influenza all’interno dell’Impero, Caracalla aveva un fratello di nome Publio Settimio Geta. Il suo nome originale era Lucio Settimio Bassiano, ma per suggerire una parentela con il saggio imperatore Marco Aurelio, il padre Settimio Severo decise di modificare il suo nome in Marco Aurelio Antonino, quando il figlio aveva già raggiunto i sette anni di età. Successivamente venne soprannominato Caracalla a causa di una tunica con cappuccio, di origine gallica, che era solito indossare.
Nel 200 d.C. il prefetto del pretorio Gaio Fulvio Plauziano, padre di Fulvia Plautilla, promise al futuro imperatore la figlia in moglie. I due si sposarono due anni più tardi, ma nel 205 d.C. divorziarono, poiché Caracalla aveva fatto giustiziare Plauziano, a causa del crescente potere di quest’ultimo che riteneva potesse insidiarlo. Caracalla accusò Plauziano di aver organizzato un tentativo di assassinio nei confronti dell’imperatore, suo padre Settimio Severo, e ne ordinò l’esecuzione,che avvenne il 22 febbraio 205 d.C.. Al matrimonio di Caracalla partecipò anche lo storico Cassio Dione, una delle più autorevoli fonti del periodo in questione.
Le varie leggende e voci che circolavano sull’argomento, sostenevano che il futuro imperatore si rifiutava di dormire e di mangiare con la moglie, così da non avere figli da lei. Dopo il divorzio Caracalla esiliò lei e suo fratello Ortensiano sull’isola di Lipari, dove nel 212 d.C. furono giustiziati. Fu da questo episodio in particolare che nacque la figura violenta e sanguinaria di Caracalla.

Antoniniano di Caracalla.
Antoniniano di Caracalla.

Nel 211 d.C., alla morte del padre Settimio Severo, Caracalla salì sul trono di Roma, ma sfortunatamente per lui, si trovò a dividere il potere col fratello Geta, da cui lo divideva ben più di un dissapore. Fin da piccoli i due fratelli si trovavano spesso divisi da screzi molto accentuati, tanto da richiedere spesso l’intervento del padre, che, in seguito, per placare le ire di Geta, sempre trattato in secondo piano rispetto a Caracalla, decise di nominarlo “Cesare” nell’anno 198 d.C..
Il potere diviso fra i due litigiosi fratelli si rivelò ben presto un fallimento totale, e verso la fine del 211 d.C., la situazione era divenuta insostenibile. Nel dicembre di quell’anno Caracalla, grazie ad un gruppo di suoi fidati centurioni, uccise l’odiato fratello, e come se non bastasse applicò la “Damnatio memoriae”, ovvero la distruzione di ogni prova della sua esistenza, distruggendo statue a lui dedicate o facendo rimuovere ogni fregio che ne ricordasse il nome. Come se tutto questo non bastasse ancora, Caracalla si avventò anche contro i sostenitori di Geta, arrivando ad ucciderne circa 20.000 nella sola città di Alessandria d’Egitto. I soldati di Caracalla saccheggiarono a lungo la città e grazie a questa dimostrazione rafforzò maggiormente il suo potere, che finì per essere totalmente dispotico.

Rafforzato a suo modo il potere che ora deteneva, Caracalla fu poi perdonato dalla madre Giulia per l’assassinio del fratello, egli per tutta risposta la rese partecipe di tutte le sue decisioni. Prima di morire Settimio Severo lasciò alcuni consigli ai figli su come poter ben mantenere l’esercito di Roma. Come già aveva fatto il padre, Caracalla alzò la paga del legionario, elevandola a 675 denari, e concesse molti benefici alle truppe, garantendosi così la fedeltà dell’esercito. Ma le invasioni barbariche lungo il limes germanico incombevano, così nel 213 d.C., l’Imperatore accorse in tutta fretta in quelle zone, tentando di arginare il problema. Le vittorie che ne scaturirono assicurarono a Caracalla gli appellativi di “Germanicus maximus”, e “Alemannicus”, dal nome delle tribù sconfitte. Lo storico di quel periodo, Cassio Dione, sostiene però che per garantire un maggior periodo di tranquillità a quei confini, oltre alle armi venne usato anche molto denaro, per comprare una momentanea pace con quei popoli.
Ebbro di quei successi Caracalla, avendo già volto lo sguardo verso il regno dei Parti, chiese in sposa la figlia del Re di quelle popolazioni. Il Re dei Parti rifiutò e l’Imperatore, offeso dal gesto, prese ad organizzare una vasta campagna militare che mirava alla sottomissione di quei territori.
In quel periodo Caracalla emanò la “Constitutio antoniniana”, che stabiliva la concessione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell’Impero. Una mossa che mirava soprattutto a rimpolpare le casse dello stato, che a causa delle accresciute spese militari, erano ai minimi storici.
Sempre nel 212 d.C., iniziarono le opere per la costruzione delle imponenti Terme, volute dallo stesso imperatore, di cui ancora oggi possiamo ammirarne i maestosi resti nel cuore di Roma.

L’impopolarità di Caracalla fra i romani era conclamata, ma per i vantaggi a cui aveva loro concesso, non si può dire lo stesso per quanto riguardava l’esercito, tuttavia nel 217 d.C., mentre si recava in Partia per una nuova campagna bellica, Caracalla venne assassinato per opera di Marziale, una sua guardia del corpo, alcuni sostengono a causa del risentimento che nutriva nei confronti dell’imperatore che ne aveva fatto giustiziare il fratello, altre teorie invece sostengono che la causa scatenante fu la mancata nomina a Centurione, fatto sta che subito dopo aver colpito a morte Caracalla, anche Marziale fu subito ucciso da un arciere della scorta imperiale. A Caracalla successe il prefetto del pretorio Macrino, che regnò per un solo anno.

Caracalla e il fratello Geta, in un dipinto di Alma Tadema.
Caracalla e il fratello Geta, in un dipinto di Alma Tadema.

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