Detti e Motti latini


Riportiamo qui di seguito alcuni detti e motti latini celebri. E’ stupefacente come leggere certe parole scritte tanti secoli fa ci riportino in alcuni casi a frangenti che ancora oggi viviamo quotidianamente.

Ab imo pectore:
Dal profondo del cuore (Virgilio Eneide VI v. 55).
“Funditque preces rex pectore ab imo” (Enea dal profondo del cuore lasciò sgorgare le preghiere). Sono le parole che il poeta usa per esprimere l’accorato atteggiamento dell’eroe troiano nell’atto di rivolgere la sua invocazione al dio Apollo al quale chiederà di poter cominciare una nuova vita nella nuova patria.

Absentem laedit, cum ebrio qui litigat:
Offende una persona assente chi litiga con un ubriaco (Publilio Sirio Sententiae 12).

Ab tam tenui initio tantae opes sunt profligatae:
Da così modesto inizio furono sconfitte ricchezze così grandi (Cornelio Nepote)
Spesso la virtù, che alberga anche nell’uomo povero e modesto, è superiore alle ricchezze, ed ha il sopravvento su di esse.

Ab urbe condita:
Dalla fondazione di Roma
Per i Romani l’ Urbe per eccellenza era Roma, (caput mundi.) e anche la numerazione degli anni sembra venisse fatta in funzione della data della sua fondazione che generalmente si fa coincidere con il 21 aprile dell’anno 753 a.C.

Alea iacta est:
Il dado è tratto.(Svetonio, Cesare, 32).

Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt:
Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri ci stanno dietro (Seneca De rerum natura Libro II , XXVIII).

Bella matribus detestata:
Guerre detestate dalle madri (Orazio, Odi, 1, 1, 24).

Bonae mentis soror est paupertas:
Il genio ha come sorella la povertà (Petronio Satyricon LXXXIV).

Canis timidus vehementius latrat quam mordet:
Il cane codardo abbaia con maggior foga di quanto morda (Curzio Rufo De Rebus Gestis Alexandri Magni 7 ,4,13).

Cantabit vacuus coram latrone viator:
Il viandante che non ha nulla passerà cantando davanti al ladrone (Giovenale, sat. X v. 22).

Caput imperare, non pedes:
A comandare è la testa, non i piedi.( C. Tacito Historia Augusta, Vita Taciti Imperatoris)

Carpe diem:
Approfitta del giorno presente (Orazio, Odi, I,II.8).

Delenda Carthago:
Cartagine deve essere distrutta (Floro, Storia romana, lI, 13).

Deliberando saepe perit occasio:
Stando a pensare, spesso perdi un’occasione (Publilio Sirio Sententiae 140)

Dimidium facti, qui coepit, habet:
Chi comincia è a metà dell’opera (Orazio, Epist., I, 2, 40).

Et facere et pati fortia romanum est:
E’ da romano compiere e soffrire cose forti. (Tito Livio. Storie, 11).

Etiam capillus unus habet umbram suam:
Anche un solo capello ha la sua ombra (Publilio Sirio).

Hic optime manebimus:
Qui rimarremo ottimamente(Tito Livio Ab urbe condita).

Historia est magistra vitae:
La storia è maestra di vita (Cicerone, De oratore, Liber II, Cap. IX, 35).

In hoc signo vinces:
Con questo segno vincerai
Sono le profetiche e misteriose parole che la tradizione dice esser apparse in cielo a Costantino, contornanti una croce, mentre egli si accingeva a marciare contro Massenzio.

Iniqua numquam regna perpetuo manent:
Gli imperi iniqui non durano mai in eterno (Seneca Medea atto II scena II v. 196).

Labor omnia vincit improbus:
Una fatica tenace supera ogni difficoltà. (Virgilio, Georgiche, I, 144).

Mens sana in corpore sano:
Mente sana in corpo sano. (Giovenale, Satire, X, 356).

Nascimur uno modo, multis morimur:
Nasciamo in un solo modo, ma moriamo in molti (Anneo Seneca Controversie libro VII 1,9).

Necesse est multos timeat quem multi timent:
Chi da molti è temuto deve per forza temere molti (Decimo Laberio -106 – 43 a.C.)

Nihil mortalibus arduum est:
Nulla è impossibile ai mortali (Orazio, libro. I, ode III, v. 37).

Oderint, dum metuant:
(Mi) abbiano in odio, purché (mi) temano. (Cicerone, De off, I, 28, 97).

Panem et circenses:
Pane e divertimenti nei circhi (Giovenale, Satire, X, 81).

Paritur pax bello:
La pace si ottiene con la guerra. (Cornelio Nepote, Epaminonda, V).

Quod tibi deerit, a te ipso mutare:
Quello che ti manca prendilo da te stesso. (Catone Libri ad Marcum framm. 13).

Quot homines, tot sententiae:
Quante sono le teste, altrettanti sono i giudizi. (Terenzio).

Salus populi suprema lex esto:
La salvezza del popolo deve essere la legge suprema. (Cicerone, De Legibus, libro III, III, 8).

Salutare plebem et conviviis gratiam quaerere:
Salutare quanta più gente possibile e offrir banchetti per accapparrarsi il favore del popolo ( Sallustio, Bellum Iugurthinum, Cap IV, 8).

Satius ignorare est rem, quam male discere:
E’ preferibile non conoscere una cosa piuttosto che apprenderla male. (Publilio Siro”Sententiae”).

Scribitur ad narrandum, non ad probandum:
Si scrive la storia per raccontare, non per provare (Quintiliano Institutio oratoria, libro X).

Semper homo bonus tiro est:
L’uomo buono resterà sempre un principiante (Marziale, Epigrammi, Libro XII, Ep. 51).

Semper in proelio audacia pro muro habetur:
In battaglia l’audacia stessa è un baluardo (Sallustio, Bellum Catilinae 58,).

Studia adolescentiam alunt, senectutem oblectant:
Gli studi alimentano la giovinezza e rallegrano la vecchiaia (Cicerone, Pro Archia, VII, 16).

Tu quoque Brute fili mi!:
Anche tu Bruto figlio
Doloroso rimprovero di Cesare, colpito dal pugnale del figlio adottivo Bruto, che si era unito ai congiurati assassini.

Ubi allium ibi Roma:
Dove c’è odore d’aglio c’è Roma (Terenzio Varrone, Satire Menippee, Framm. LIV, 201,1).
Sembra che i Romani fossero dei formidabili consumatori di aglio senza distinzione di sesso e di censo.

Ut sementem feceris ita metes:
Mieterai a seconda di ciò che avrai seminato (Cicerone De oratore 2 LXV 261).

Vae victis!:
Guai ai vinti. (Tito Livio, Storie, V, 48).
Sono le storiche parole di Brenno ai Romani quando in seguito alle loro proteste per le bilance false adoperate per pesar l’oro del riscatto, gettò su un piatto delle medesime la sua pesante spada.

Vale:
Ciao, stammi bene.
Era per i romani una forma di saluto.

Vare, legiones redde!:
O Varo, restituiscimi le legioni.(Svetonio, Augusto, XXIII).
È la celebre esclamazione di Augusto dopo la sconfitta e morte di Publio Quintilio Varo e l’annientamento delle sue tre legioni, assalite da Arminio nella foresta di Teutoburgo.

Veni, vidi, vici:
Venni, vidi e vinsi. (Plutarco, Detti di Cesare).
Sono le storiche parole di Giulio Cesare, con le quali annunciava al Senato la sua vittoria su Farnace, re del Ponto.

Veritas filia temporis:
La verità è figlia del tempo (Aulo Gellio Noctes Atticae Liber XII – 11,7)

Vulpem pilum mutare, non mores:
La volpe cambia il pelo, non le abitudini (Svetonio Divus Vespasianus XVI,8).

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