Germanico

Nato a Roma nel 15 a.C. e morto ad Antiochia nel 19 d.C., all’età di soli 34 anni, Germanico fu un grandissimo generale dell’Impero Romano. Figlio di Druso Maggiore e di Antonia Minore, nipote di Ottaviano Augusto, cambiò il probabile nome originario di Claudio Nerone Germanico in quello di Caio Giulio Cesare Germanico, a seguito della sua adozione nella gens lulia da parte di Tiberio nel 4 d.C..
Germanico sposò a diciannove anni Vipsania Agrippina, che gli fu moglie fedele e intrepida in tutto il corso della sua breve vita, e a ventun anni incominciò la sua prestigiosa carriera militare e politica.
Nel 7 d.C. venne eletto Questore e nell’occasione coadiuvò l’Imperatore Tiberio nel reprimere le rivolte dei Pannoni e dei Dalmati. Eletto pretore nel 10 d.C., ottenne il consolato due anni dopo. Nel 13 d.C. ebbe da Augusto, che lo stimava molto, l’importante e gravoso incarico, prima tenuto da Tiberio, di sorvegliare la frontiera del Reno. In quei luoghi, alla morte di Augusto, sedò con energia, ma con giustizia, una sollevazione delle legioni del Reno che, tra l’altro, lo volevano eleggere imperatore. Attraversò quindi più volte il Reno e, sconfitto Armimo nella battaglia di Idistaviso nel 16 d.C., recuperò le aquile delle legioni massacrate nel famoso agguato nella selva di Teutoburgo nel 9 d.C., e rese gli onori funebri ai resti delle vittime della strage.

Moneta raffigurante Germanico
Dopo questi avvenimenti la popolarità di Germanico era elevatissima, così come non era meno elevato l’amore che il popolo nutriva verso di lui. Questa cosa naturalmente non passò inosservata agli occhi dell’Imperatore Tiberio, che geloso della sua fama, iniziò a temerlo seriamente. Germanico venne quindi richiamato a Roma e gli fu concesso il meritato trionfo nel 17 d.C.. Tiberio sapeva bene quanto contassero politicamente ed economicamente i successi di Germanico sul Reno, ragion per cui decise di allontanare l’uomo che avrebbe potuto facilmente insidiarlo al principato. Germanico venne inviato così in oriente con l’incarico di una missione diplomatica in cui avrebbe dovuto risolvere un dissidio dinastico in Armenia e regolare i rapporti con i Parti.
In Siria Germanico si trovò di fronte a questioni più tese del previsto, questioni ancor più aggravate dalle contese ambiziose delle rispettive mogli con il governatore di quella regione Calpurnio Pisone, inviato in quella provincia da Tiberio soprattutto con il compito di sorvegliare le mosse del giovane principe.

Statua di Germanico rinvenuta e conservata ad Amelia, in provincia di Terni
Statua di Germanico rinvenuta e conservata ad Amelia, in provincia di Terni

Nella primavera del 19 d.C., Germanico, senza chiedere il permesso a Tiberio, compì un viaggio di studio e di piacere in Egitto; ritornato in Siria al principio dell’autunno, si ritrovò in un’atmosfera di accentuata tensione con Pisone che nel periodo di assenza aveva annullato tutti i provvedimenti presi dal generale romano. Calpurnio Pisone in aperta contestazione a Germanico decise di lasciare il suo incarico per fare ritorno a Roma. Poco tempo dopo Germanico si ammalò di un morbo sconosciuto e morì con il forte sospetto di essere stato avvelenato.
La morte di Germanico destò grande tristezza e fece molto scalpore a Roma, e i detrattori di Tiberio non persero occasione per incolpare Pisone ( e di riflesso l’Imperatore stesso) della morte del giovane generale.
Per il timore dell’opinione pubblica, Tiberio acconsentì affinchè si istituisse davanti al Senato il processo che accusava Pisone di veneficio. Le accuse risultarono infondate ma Pisone, sentendosi abbandonato, decise di togliersi la vita.
La popolarità di Tiberio, dunque, uscì danneggiata dall’episodio, proprio perché Germanico era molto amato. I due, infatti, avevano modi di fare particolarmente contrastanti: Tiberio si distingueva per la freddezza, la riservatezza e pragmatismo, Germanico per la sua popolarità, la semplicità ed il fascino che esercitava sulla popolazione.

Oltre alle indubbie doti di grande militare, Germanico era anche un apprezzato scrittore, di lui ci restano 725 esametri di una libera versione in latino del I libro del poema greco sull’astronomia, Phainomena (I fenomeni), e cinque frammenti di una versione del poema Diosemeia (I segni del tempo), entrambi di Arato.
I fenomeni sono dedicati a Tiberio, chiamato imperatore e genitor, padre adottivo, e pertanto dovrebbero essere stati composti tra il 14, anno della morte di Augusto, e il 19. Di modesta fattura, la versione interessa per una certa emozione che Germanico vi mostra per i fenomeni celesti e, insieme, per un suo non celato scetticismo nei confronti dei culti religiosi che a quei fenomeni si accompagnavano.

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