I Comizi Centuriati

Senza dubbio la più importante dal punto di vista delle competenze riservatele, i comizi centuriati furono una delle assemblee popolari della Repubblica Romana. In essa si radunavano i cittadini di Roma, patrizi o plebei che fossero, senza distinzione di rango, per esercitare i loro diritti politici per determinare la vita dello stato. Nell’ambito delle assemblee in cui il popolo si radunava ( le altre erano i comitia curiata, i comitia tributa ed i concilia plebis), questa era l’unica basata su un criterio censitario , ovvero su di un sistema in cui i cittadini erano raccolti in gruppi sulla base del reddito.
Ai Comizi Centuriati furono demandati i maggiori compiti di governo, che consistevano principalmente nell’elezione delle magistrature maggiori come la censura, il consolato, e la pretura, nella legislazione e nelle dichiarazioni di guerre. I comizi centuriati avevano inoltre il ruolo di tribunale nel caso di condanna a pena capitale, nel giudizio del reato di alto tradimento e, almeno nel periodo repubblicano, fino alla fine del II secolo a.C., nel giudizio d’appello sui condannati a morte.

Come vuole la tradizione, i Comizi Centuriati sarebbero il risultato della riforma dell’esercito, operata dal sesto Re di Roma, Servio Tullio che in cuor suo, ispirandosi all’ideale greco del “cittadino soldato”, tentò di infondere i suoi cambiamenti in ambito militare, anche in ambito civile. In realtà però a Servio Tullio si deve la sola riforma dell’esercito, mentre lo stesso sistema di riunione del popolo avvenne soltanto dopo il passaggio dalla monarchia alla Repubblica. Tito Livio in particolare ci tramanda le informazioni principali sulla composizione dei Comizi Centuriati, spiegando le vicende della riforma di Servio Tullio. Nello specifico lo scrittore romano nota che l’armamento previsto per ogni classe era a carico del soldato stesso tranne i cavalli che venivano pagati dallo stato 10.000 assi per cavallo, e che a maggiore censo si accompagnavano, oltre a maggiori costi per le armi, anche un maggiore peso politico. Inoltre la suddivisione tra “seniores” e “iuvenes” indicava anche diversi compiti in stato di guerra: agli anziani era affidata la difesa dell’Urbe, ai giovani le guerre fuori Roma. Di seguito ecco la suddivisione dei cittadini in assemblea:

un elettore in piedi rivolto a sinistra, in occasione di un plebiscito, deposita la scheda del voto.
un elettore in piedi rivolto a sinistra, in occasione di un plebiscito, deposita la scheda del voto.

– 18 centurie di Equites (fanti a cavallo), aggregate alla prima classe; di queste 18, 12 erano di nuova formazione, mentre le altre 6 centurie erano già previste nell’ordinamento, 3 istituite inizialmente da Romolo (una centuria per tribù), altre 3 aggiunte da Tarquinio Prisco.
– I classe (cittadini con reddito superiore a 100.000 assi): 80 centurie (40 seniores + 40 iuvenes); portavano la panoplia greca al completo, comprendente elmo, clipeo (uno scudo tondo), gambali e corazza, tutto di bronzo; inoltre, asta e gladio; a questa classe erano aggregati gli equites e 2 centurie di fabri, ovvero gli addetti alle macchine da guerra, disarmati;
– II classe (cittadini con reddito compreso tra 100.000 e 75.000 assi): 20 centurie (10 “seniores” + 10 “iuvenes”); portavano lo stesso armamento della I classe, tranne la corazza ed il clipeo, sostituito da uno scudo quadrato;
– La terza classe (cittadini con reddito compreso tra 75.000 e 50.000 assi) 20 centurie (10 + 10); come la II classe, meno i gambali;
– La quarta classe (con reddito compreso tra 50.000 e 25.000 assi) 20 centurie (10 + 10); portavano solo asta e gladio, nulla per difendersi;
– La quinta classe (con reddito compreso tra 25.000 e 11.000 assi) 30 centurie (15 + 15); erano frombolieri; a questa classe erano aggregate 2 centurie di suonatori di tromba e corno e 1 di inservienti;
– Capite censi (ovvero “censiti per la testa”, erano i cittadini senza reddito) 1 centuria; costoro erano esentati dal servizio militare, fino alla riforma di Mario (che decretò la caduta dell’identità cittadino-soldato ed introdusse il mercenariato); presumibilmente non avevano diritto di voto.

Tabella delle Centurie.
Tabella delle Centurie.

Il nome “centuria” non implicava affatto che i membri di essa fossero cento. In particolare, le centurie della quinta classe erano le più numerose, mentre quelle della prima le meno numerose, tant’è che Cicerone affermava che una centuria delle classi inferiori conteneva quasi più cittadini dell’intera prima classe. Solo le centurie degli equites contavano realmente 100 individui.
Esclusi i “capite censi”, il totale tradizionale delle centurie era di 193.
Tito Livio a proposito scrive:
« Il servizio militare era a carico dei più ricchi, che però ottenevano anche i maggiori diritti politici; (…) il voto non fu più per testa, come era stato istituito da Romolo; anzi furono istituite delle differenziazioni in modo che a nessuno sembrasse di essere stato escluso dal voto, ma anche in modo che tutta l’autorità risiedesse nei cittadini più ricchi”.
Vediamo ora come si votava:
I cittadini esercitavano il proprio voto all’interno della propria centuria definendo l’ordinamento ideologico della stessa, e collettivamente durante le votazioni del comizio. Ogni centuria esprimeva un solo voto, seguendo un certo ordine; in questo modo, la maggioranza assoluta, necessaria per prendere una decisione, era fissata a 97 voti su 193. Le operazioni di voto seguivano l’ordine delle classi; prima, però, veniva estratta a sorte dalla prima classe una centuria, detta centuria “praerogativa” cioè che “decide prima”, la quale esprimeva pubblicamente il suo voto davanti alle altre, influenzando non poco le votazioni successive. Di seguito le centurie votavano in ordine, dalla prima alla quinta classe, fino a quando non fosse stato raggiunto il quorum di 97; non appena fosse stato raggiunto il quorum, le votazioni venivano interrotte e la decisione presa. Storicamente però i casi in cui le centurie della terza e delle successive classi espressero il proprio voto furono minime; spesso le decisioni venivano prese ancor prima che votasse la seconda classe, dal momento che le centurie della prima classe (80 di fanti + 2 di genieri + 18 di cavalieri) avevano la possibilità di raggiungere agevolmente il quorum senza l’ausilio di nessun altro. Così si realizzava il dominio dei più ricchi, all’interno di un organismo di facciata in cui tutti avevano il medesimo diritto di voto.
Il ruolo chiave del comizio centuriato, come quello delle altre assemblee, che ressero Roma insieme al senato in età repubblicana, venne meno con lo scoppio delle guerre civili e con le riforme di Mario e Silla. Il ruolo del comizio tornò fortemente in auge con Augusto, il quale, per dare una veste di legittimità alle riforme da lui portate avanti, fece larghissimo uso della legge comiziale. Dopo Augusto il comizio declinò definitivamente, mantenendo formalmente le sue competenze ed attribuzioni, ma con l’affacciarsi della potestà imperiale anche quest’organo, come poi il senato, perse molta importanza, sostituito di fatto dal dominio giuridico e giudiziario della figura dell’imperatore e dei suoi funzionari.

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