i Sette Re di Roma

Romolo
Dopo la leggendaria fondazione della città, Romolo ne divenne il suo primo Re. Uno dei suoi primi atti fu quello di stringere un patto di alleanza con i popoli sabini guidati dal Re Tito Tazio. Anche questa alleanza venne trasformata in un episodio leggendario, il famoso “ratto delle sabine”, ma al di là della leggenda è probabile che l’alleanza tra i due popoli, in funzione anti-etrusca, venne proprio sancita con un matrimonio, celebrato sulla via Sacra.
Roma quindi per i suoi primi anni di vita si trovava a tutti gli effetti governata da due Re. Per evitare problemi di integrazione tra le diverse etnie, essi diedero alla città un nuovo ordinamento, dividendo la popolazione in tre “tribù” che rispecchiavano l’origine multi etnica della città: queste tribù erano i Ramnes, formata dai latini, i Tities, formata dai sabini, e i Luceres, formata dagli etruschi.
Tito Tazio morì prematuramente, e lasciò Romolo unico monarca della nuova città che adesso aveva anche un luogo per far riunire le assemblee: il Foro, una pianura alla base del Campidoglio che era stata prosciugata dalla acque malsane. Romolo fu soprattutto un capo politico e religioso, ma si dimostrò anche dotato di abilità e di coraggio, in particolare sul piano militare annettendo a Roma nuovi territori, conquistati all’etrusca Veio e alla latina Fidene.
Romolo scomparve nel nulla durante un eclissi di sole accompagnata da un temporale. Questo episodio venne interpretato come un segno divino e confermava la presunta discendenza del Re dal Dio Marte. Questa interpretazione venne confermata anche dal patrizio Giulio Proculo, amico fedele di Romolo. Più verosimilmente il primo Re di Roma fu vittima di un attentato da parte di alcuni senatori che avrebbero ucciso Romolo facendone sparire il cadavere.
Era l’anno 716 a.C., e Romolo al momento della scomparsa, aveva 55 anni ed aveva governato per 37 anni.

Numa Pompilio
Numa Pompilio

NUMA POMPILIO:
Dopo la scomparsa di Romolo, Roma visse un periodo di “Interrex” ovvero un periodo di governo senza monarca a guida del Senato. Così nel 715 a.C., per acclamazione popolare venne scelto un Re sabino: Numa Pompilio. Particolarmente noto ed apprezzato per la sua fede e le sue pratiche religiose, Numa Pompilio rappresentava l’unica via di uscita alle lunghe e sanguinose lotte interne tra le famiglie romane.
La leggenda ci racconta che il candidato Re (Numa Pompilio) si presenta sul Campidoglio nella cima del Capitolium nel luogo sacro dell’Auguraculum dove un sacerdote Augure lo prepara al volere degli Déi. La cerimonia di iniziazione è detta “Inauguratio” cui segue la presa degli “Auspici”. Dalla vetta del Capitolium il sacerdote scruta il cielo nella direzione del Monte Albano (antico centro di culto dei popoli Latini) in attesa che gli Déi diano il verdetto.
Gli auspici si presentano sotto forma di uccelli e Numa Pompilio è nominato re di Roma. Il verdetto divino è poi comunicato al popolo romano riunito in attesa nel sottostante luogo del Comizio (l’antico centro politico e di riunione della città). Le nuove leggi di Numa Pompilio non sono attribuite alla sua mano bensì a quella divina della ninfa Egeria. I leggendari incontri tra il Re e la ninfa avvengono nel bosco delle Camene, situato nelle prossimità del Celio. I romani accettavano di buon grado il volere divino ed il Re si avviava a riformare la società e la religione romana. In particolare Numa Pompilio sviluppò il senso della comunità riducendo il potere delle famiglie patrizie, organizzò la movimentata vita dei romani sotto l’impero di una comune legge per tutti, avviò la raccolta di fondi pubblici mediante donazioni religiose effettuate dai romani ai templi pubblici.
Il famoso tempio di Giano le cui porte sono chiuse in tempo di pace è costruito durante il regno di Numa Pompilio lungo la via Sacra. La guerra e la religione sono da sempre unite ed ai sacerdoti dell’ordine dei Salii spetta il compito di aprire e chiudere il periodo della guerra (marzo-ottobre). Al nuovo ordine sacerdotale dei Flamini è affidato il culto di Giove, Marte e Quirino mentre al nuovo ordine delle Vestali è assegnato il compito di vegliare il fuoco sacro di Vesta. I nuovi ordini ed i rispettivi riti sacri sono definiti nel minimo dettaglio dalle leggi di Numa Pompilio. Nel 673 a.C. muore Numa Pompilio.

Tullo Ostilio
Tullo Ostilio

TULLO OSTILIO:
Nel 672 a.C. Tullo Ostilio viene eletto nuovo re di Roma. La sua indole guerriera lo rende un sovrano completamente diverso dal suo religioso predecessore Numa Pompilio. La guerra dichiarata ad Alba Longa è un chiaro esempio degli obiettivi espansionistici che si prefiggeva. La guerra volge a favore di Roma e la stessa città di Alba Longa è completamente distrutta dai romani. Le popolazioni dell’antico monte Albano sono deportate sul colle del Celio a Roma ed il loro Re, Mezio Fufezio, giustiziato in modo atroce, legato mani e piedi a due carri. Tullo Ostilio comprende che Roma necessita di accentrare la crescita demografica per poter espandersi ulteriormente, prova ne è il fatto che nessun colono romano andrà a rimpiazzare i cittadini di Alba Longa deportati a Roma.
Sotto il regno di Tullio Ostilio ha luogo la costruzione della prima sede del Senato, la Curia Ostilia. Precedentemente le riunioni avvenivano nell’area del Comizio tra Palatino e Campidoglio. Irriguardoso alle pratiche religiose Tullo Ostilio muore nel 641 a.C., la leggenda ci dice che Giove, offeso dal comportamento del Re, lo freddò con una saetta. Il popolo di Roma si trovò così a dover eleggere un nuovo sovrano che avrebbe dovuto riabbracciare l’ossequio alla religione, per placare l’ira degli Dei.

Il Re Anco Marzio
Il Re Anco Marzio

ANCO MARZIO:
Nipote di Numa Pompilio, Anco Marzio viene eletto Re nell’anno 639 a.C., e nonostante la sua indole mite ed il rispetto del culto, affronta la guerra agli stessi Latini riprendendo la politica espansionistica verso sud iniziata dal suo predecessore. Durante il suo regno sono realizzate numerose opere architettoniche, come ad esempio la prima colonia romana ad Ostia e la relativa via Ostiense, la costruzione del Ponte Sublicio in legno, e il primo scalo portuale sul Tevere. Con lo scalo tiberino e il ponte Sublicio, Roma si trasforma in una grande zona commerciale che rende necessaria la fortificazione del colle Gianicolo a difesa dell’area. Alla morte di Anco Marzio nel 616 a.C. gli succede al trono il primo re etrusco di Roma, Tarquinio Prisco.

Tarquinio Prisco
Tarquinio Prisco

TARQUINIO PRISCO:
Nel 616 a.C. sale al trono di Roma il primo re etrusco, Tarquinio Prisco. Il re Tarquinio Prisco nasce a Tarquinia da un ricco mercante esule dalla Grecia e da una nobildonna etrusca. Il suo nome etrusco è Lucumone. La ricchezza di famiglia però non gli consente di avviarsi alla vita politica di Tarquinia a causa delle origini non etrusche del padre. Dopo aver sposato Tanaquil, nobildonna etrusca dotata di una grande ambizione di potere, Tarquinio decide di abbandonare la città etrusca alla ricerca di altre mete in cui poter ascendere al potere. Roma rappresentava la città adatta per le loro ambizioni, una città non etrusca aperta agli stranieri. L’emigrazione a Roma (o la sua conquista, cosa che ancora divide molti studiosi) è seguita da una grande corte di amici. consente alla coppia etrusca di ambire alle più alte cariche politiche della città. Lo stesso Lucumone cambia il suo nome nel “romano” Lucio Tarquinio. Grazie alla sua abilità politica e di grande oratore, Tarquinio viene acclamato Re. Il dominio etrusco trasforma Roma in una vera potenza del centro Italia. Le vittorie militari su alcune città della Lega Latina impongono la cultura etrusco-romana su un vasto territorio nella valle del Tevere. La stessa Roma comincia a cambiare volto. La grande presenza etrusca in questo periodo è provata anche dal quartiere “etrusco” nella zona del Velabro, ai margini del foro boario e olitorio. Alcune strade mantengono ancora oggi un appellativo di origine etrusco “Vicus” al posto della latina “Viae”, ne sono esempio il “Vicus Tuscus” ed il Vicus Iugarius. Tarquinio Prisco contribuisce alla rinascita architettonica di Roma realizzando grandiose opere quali, il Tempio di Vesta e la casa delle Vestali, una nuova cinta muraria della città, realizza poi un grande canale di scolo degli acquitrini che diverrà per millenni la principale rete fognaria di Roma, la “Cloaca Maxima”.
Alcuni aspetti della cultura etrusca diverranno veri e propri simboli della romanità nei secoli successivi, come ad esempio il fascio e le asce che rappresentavano il simbolo del potere del Re di punire e giustiziare, lo stesso “trionfo” che accompagnava i vincitori per le vie della città era di origine etrusca. La “conquista” etrusca di Roma divenne quindi fondamentale per lo slancio culturale e commerciale della città.

Servio Tullio
Servio Tullio

SERVIO TULLIO:
Alla morte di Tarquinio Prisco, la sua stessa moglie Tanaquil temendo il conseguente disordine sociale organizza una successione “di fatto” nei confronti del genero Servio Tullio. Tanaquil evita di dichiarare al popolo la morte del Re e in attesa della sua “guarigione” ogni potere è “temporaneamente” affidato al genero Servio Tullio. Dopo qualche giorno alla notizia diffusa dalla stessa Tanaquil della morte di Tarquinio, il potere nelle mani di Servio era già consolidato e accettato da tutti.
La leggenda narra un avvenimento che fa presagire nel ragazzo un glorioso futuro. Una scintilla del fuoco incendia i capelli di Servio Tullio ma il bambino continua incurante nel suo sonno. La moglie del re, Tanaquil, già nota per la sua attitudine nel presagire il futuro, vede nel bambino il successore al trono designato dagli dei. Da quel momento Servio Tullio è allevato come un vero principe ereditario e, per rafforzare il diritto di successione, prende come sua sposa una delle figlie del re Tarquinio Prisco. Il suo status di “re non eletto” tuttavia alimenta il malcontento delle “gentes” e delle classi aristocratiche pretendenti al trono. Per risanare il suo rapporto con il popolo Servio Tullio ricerca il consenso emanando riforme sociali “democratiche” a favore della plebe, abolisce la schiavitù a causa dei debiti, distribuì ai ceti poveri le terre conquistate in guerra facendo così nascere la figura del contadino-soldato che tanta fortuna regalò alla Roma repubblicana, organizzò il censimento per rendere proporzionali le tasse alla ricchezza.
Tra le riforme sociali spicca la riorganizzazione dell’esercito. Prima di Servio Tullio, l’esercito era organizzato sulla base del censo poiché gli stessi soldati dovevano pagare l’acquisto delle proprie armi. L’esercito quindi apre le porte alla plebe, consentendo anche ai nulla tenenti di battersi per ottenere in cambio una parte delle terre conquistate.
Servio Tullio è ricordato per il suo rapporto alterno con la fortuna, benevola nel condurlo in alto fino al massimo potere reale di Roma ed avversa nel gettarlo violentemente giù dal trono. Per l’intera durata del suo regno Servio Tullio dovrà scontrarsi col malcontento dei “Tarquini”, figli e nipoti di Tarquinio Prisco esclusi dalla successione al trono.
Servio Tullio fu ucciso da Lucio Tarquinio (chiamato in seguito dal popolo Tarquinio il Superbo una volta al trono), che ebbe come complice la seconda moglie Tullia Minore, figlia minore di Servio. Si tramanda infatti che Tarquinio, dopo aver provocato il Re, gettasse questo giù dalle scale della Curia; il sovrano, ferito ma non ancora morto, fu quindi finito dalla figlia che gli passò sopra con un carro trainato da cavalli, mentre cercava di scappare dal foro.

Tarquinio il Superbo in un dipinto di AlmaTadema.
Tarquinio il Superbo in un dipinto di AlmaTadema.

TARQUINIO IL SUPERBO:
Figlio di Tarquinio Prisco, e fratello di Arunte Tarquinio, sposò prima Tullia Maggiore, la figlia maggiore di Servio Tullio, poi sposò la sorella di questa, Tullia Minore, da cui ebbe i tre figli Tito, Arrunte e Sesto, e con il cui aiuto organizzò la congiura per uccidere il suocero ed ascendere sul trono di Roma. A Tarquinio fu attribuito il soprannome di Superbo dopo che negò la sepoltura di Servio Tullio. Tarquinio assunse il comando con la forza, senza che la sua elezione fosse approvata dal Popolo e dal Senato romano, e sempre con la forza (si parla anche di una guardia armata personale) mantenne il controllo della città durante il suo regno. In breve tempo annientò la struttura fortemente democratica della società romana realizzata dal suo predecessore e creò un regime autoritario e violento a tal punto da unire per la prima volta, nell’odio verso la sua figura, patrizi e plebei.
Se le fonti antiche lo criticano aspramente per come conquistò e mantenne il potere in città in modo tirannico, le stesse gli riconoscono però grandi capacità militari: sotto il suo regno furono conquistate, infatti, importanti città del Latium vetus, quali Suessa Pometia, Ardea, Ocricoli e Gabii, quest’ultima conquistata per mezzo di un tranello ordito con il figlio Sesto.
Sotto il suo regno dopo la campagna vittoriosa contro i Volsci, con il bottino delle città conquistate fu portata a termine la costruzione della Cloaca Massima e del Tempio di Giove Ottimo Massimo.
Tarquinio morì nel 495 a.C., mentre si trovava in esilio a Cuma in Campania. La notizia della morte dell’ultimo Re di Roma fu accolta con manifestazioni di entusiasmo che coinvolsero tutta la città. Tito Livio a proposito racconta che:
« …Fu un anno memorabile per l’annuncio della morte di Tarquinio. Questi si spense a Cuma, alla corte del tiranno Aristodemo che lo aveva accolto dopo la disfatta delle forze latine. La notizia entusiasmò tanto il senato quanto la plebe. »

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