Il Legionario Romano

Legionari in marcia
Legionari in marcia
I Romani dovettero affrontare svariate popolazioni che adottavano metodi di combattimento differenti tra loro; questo influì sia sull’organizzazione e sulla struttura della legione, sia sul tipo di armamento utilizzato. Il legionario romano è sempre stato fonte di ispirazione e modello dal punto di vista militare per le proprie capacità, la propria esperienza ed efficienza. La prima organizzazione militare venne stabilità sotto il regno del Re Servio Tullio, prima di allora il soldato romano vestiva armamenti tradizionali e molto colorati per distinguere la propria tribù di appartenenza. Nel 570 a.C., l’esercito venne riformato adottando l’armamento e la tattica “a falange” degli opliti greci.
L’arruolamento dei soldati veniva stabilito in caso di guerra tra le varie tribù presenti a Roma. Il console stabiliva la data dell’inizio della leva; di solito i contingenti delle varie tribù si radunavano nel Campo Marzio. I motivi per astenersi dalla chiamata alle armi dovevano essere esaminati e, nel caso in cui non fossero stati validi, si veniva dichiarati desertor (disertore) e si poteva essere puniti severamente. A volte, come ci riporta Tito Livio, i tempi dell’arruolamento non permettevano l’esame delle esenzioni dal servizio, il quale veniva rimandato a guerra conclusa. Il comando (imperium) era tenuto dal console, che era coadiuvato per le funzioni amministrative dai tribuni. I centurioni erano scelti dai soldati. In questo primo periodo i soldati adottavano in tutto e per tutto l’armamento degli opliti greci formato da una corazza formata da più strati di lino chiamata “lynothrax”, schinieri di bronzo per riparare le gambe, lo scudo rotondo anch’esso in bronzo chiamato “hoplon”, una lancia da urto della lunghezza di un paio di metri, e vari tipi di elmi di tipo attico.

Legionario romano del I sec. a.C.
Legionario romano del I sec. a.C.

Ben presto però lo schieramento oplitico a falange mostrò le sue lacune, questo schieramento infatti era in grado di ottenere ottimi risultati solo se utilizzato in luoghi pianeggianti e privi di ostacoli naturali, e con il passare del tempo la grande varietà di territori in cui i romani si trovarono a combattere, fecero si di rivedere il modo di fare guerra, infatti intorno al 350 a.C. si costituì la legione manipolare, a causa delle battaglie combattute nel Sannio, regione montuosa e non adatta a schieramenti rigidi come quello oplitico. Questa nuova formazione si rivelò molto più funzionale ed efficace, in sostanza lo schieramento della legione era costituito su varie file di manipoli, ognuna composta da velites, hastati, principes e triarii. Ogni soldato doveva procurarsi il proprio armamento, quindi i soldati più giovani e più poveri avevano un armamento più leggero.
La nascita della legione manipolare portò il bisogno di un costante allenamento. L’utilizzo della spada al posto del giavellotto e la nuova formazione, non più basata sulla forza d’urto di un gruppo compatto di uomini, resero necessarie frequenti esercitazioni. Le tecniche di addestramento consistevano in finti combattimenti con il rudis (spada di legno) e con i praepilati (giavellotti senza punta), corsa con le armi, revisione e riparazione dell’armamento, trasporto di pesi. Vediamo ora alcune caratteristiche sull’armamento delle legioni di questo periodo storico:

Rappresentazione di un Velites in azione
Rappresentazione di un Velites in azione
– I Velites erano soldati di fanteria leggera poco armati e aprivano il combattimento lanciando i loro giavellotti. I velites avevano almeno due giavellotti lunghi in tutto circa 112 cm e spessi 1,85 cm, la punta in metallo contava circa 22 cm della lunghezza totale e, immediatamente dietro alla zona d’impatto, vi era uno strato più morbido di ferro, in modo che una volta colpito il bersaglio si deformasse rendendosi inutile per i nemici. Questi soldati portavano uno scudo piccolo (circa 1 metro di diametro) e rotondo chiamato parma, non indossavano un’armatura ma solo un semplice elmo, a volte coperto da una pelle di animale. Questo tipo di soldati venivano collocati davanti allo schieramento e avevano il compito di sfoltire i ranghi avversari lanciando i loro giavellotti per poi ritirarsi velocemente dietro le loro linee.
-Gli Hastati erano soldati di fanteria pesante armati di gladio, hasta (giavellotto pesante), e come protezione portavano un lungo scudo ovale oltre una placca di metallo rettangolare legata con lacci di cuoio al torace. L’elmo era spesso ornato di piume e aveva delle cerniere per collegare le paragnatidi (parti dell’elmo che coprono le guance) alla parte superiore dell’elmo.
-I Principes erano fanti pesanti più esperti degli Hastati, nonostante fossero ugualmente organizzati e armati, occupavano la seconda linea della legione repubblicana. I Principes però, a differenza degli Hastati, indossavano una cotta di maglia, chiamata “lorica hamata”, che li rendeva meglio protetti, soprattutto dai colpi di taglio.
-I Triarii erano i soldati più esperti dell’intera legione repubblicana, pesantemente armati, avevano in dotazione una lunga lancia da urto, e si mantenevano dietro alla seconda linea di Principes, intervenendo solo quando la battaglia si faceva più difficile.

Legionari in formazione di combattimento
Legionari in formazione di combattimento

Per contrastare nuovi tipi di nemici come gli Iberi e i popoli germanici vennero apportate importanti modifiche alla struttura della legione. Caio Mario nel 107 a.C., attuò una riforma che portò alla nascita delle “coorti”, e all’abolizione della cavalleria legionaria. Ogni coorte era composta da tre manipoli, a loro volta composti da due centurie. Questa nuova unità forniva una maggior compattezza ma, allo stesso tempo, una grande agilità. I velites scomparvero totalmente, il resto dei legionari adottarono lo stesso tipo di armamento e assunsero tutti lo stesso ruolo abbandonando l’antica distinzione in hastati, principes, triarii. La necessità di tenere attive svariate legioni e di sostituirne le perdite con reclute che si integrassero in poco tempo, portò all’intensificarsi dell’addestramento quotidiano, che si fece sempre più pressante. Avendo la carriera militare assunto il ruolo di una vera e propria professione, i legionari dovettero presto imparare attraverso specifici addestramenti, spesso curati dagli stessi generali, la coesione e il lavoro di gruppo, nonché la prontezza e l’agilità nel combattimento. La maggior parte dei proventi del legionario era costituita dai bottini di guerra e dalle elargizioni straordinarie dei generali. La ricchezza del bottino variava a seconda del luogo conquistato; erano considerati parte di questo anche gli schiavi, che venivano poi venduti dai legionari. Dopo 20 anni di servizio circa veniva concesso un premio per il congedo onorevole (honesta missio) che poteva consistere in un terreno o una somma di denaro. Beneficiavano di questi premi anche i legionari congedati anzitempo per ferite o malattie o i congedati per volere del comandante. Sul campo di battaglia la formazione era costituita da 10 coorti disposte in due file. Le 8 coorti sulla sinistra erano disposte a scacchiera, mentre le 2 rimanenti sulla destra erano allineate; quella davanti era la 1^ coorte, ed era costituita da un numero doppio di legionari. Innanzi allo schiermento vi erano gli arcieri che come gli antichi velites, avevano il compito di scompaginare le prime linee nemiche, mentre ai lati stava la cavalleria che aveva l’importante compito di accerchiare e inseguire il nemico sul finire dello scontro.

Legionari imperiali alla carica
Legionari imperiali alla carica

Con l’inizio dell’impero l’armamento del legionario romano cambia radicalmente. Questo soldato indossava sopra la tunica una pesante lorica segmentata, due nuovi tipi di elmi chiamati gallico imperiale e italico imperiale, un pilum e uno scudo rettangolare con i disegni e il nome della propria legione. Al cinturone (balteus) erano appesi il gladio, a destra (questa posizione permetteva al soldato di estrarla senza disturbare il braccio con cui teneva lo scudo), il pugio (un piccolo pugnale) a sinistra e il cingulum. Quest’ultimo consisteva in quattro o cinque pendagli di cuoio che durante il combattimento producevano un suono metallico con lo scopo di atterrire il nemico. Per evitare le abrasioni al collo prodotte dalla corazza, il legionario indossava un’imbottitura sulle spalle chiamata subarmalis e un fazzoletto al collo. Come sempre a seconda dei nemici che la legione doveva affrontare i fabbri apportavano modifiche e accorgimenti sull’armamento.

L’organizzazione militare delle legioni romane rimase tale fino a quando non salì sul trono di Roma l’Imperatore Costantino, le esigenze d’altronde erano notevolmente mutate, di conseguenza oltre alle unità schierate ai confini chiamati limitanei, venne creato un esercito mobile, chiamato comitatus, che dipendeva direttamente dall’imperatore. La vastità dell’Impero costrinse Costantino a dover creare altri eserciti mobili, dislocati in varie regioni. Tra i legionari romani continuò ad essere diffuse la lorica hamata, e potevano essere armati con spade di varia lunghezza; con vari tipi di armi da lancio: uno spiculum, equivalente al vecchio pilum, un vericulum, che probabilmente era un tipo di giavellotto più leggero, e, a partire dal IV secolo, un particolare tipo di dardo chiamato plumbata, che doveva essere lanciato a mano; infine con una lancia da urto che assunse sempre più importanza, tanto da diventare un’arma importantissima nell’equipaggiamento della fanteria pesante. Nei combattimenti corpo a corpo poteva essere più pratico utilizzare una spada di tipo più corto, chiamata semispatha. Lo scudo, di circa un metro di diametro, era prevalentemente di forma ovale, con decorazioni che indicavano l’unità di appartenenza del soldato, a protezione della mano vi era un umbone che poteva essere semisferico oppure conico.
Nei prossimi articoli andremo ad analizzare più nello specifico le armi e i vari tipi di elmi e di armature.

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