La Congiura di Pisone

La congiura di Pisone, prende il nome dal principale congiurato che ordì un complotto contro l’Imperatore Nerone nel 65 d.C., ovvero Gaio Calpurnio Pisone. La trama scoperta prima che gli eventi potessero verificarsi scatenò la terribile vendetta di Nerone, che con una lunga serie di processi politici eliminò uno ad uno tutti i suoi principali oppositori.

La Congiura di Pisone, busto di Nerone
La Congiura di Pisone, busto di Nerone

La Congiura di Pisone, Gaio Calpurnio Pisone:

Senatore romano, membro della “gens Calpurnia”, Gaio Calpurnio Pisone ereditò dal padre una fitta trama di rapporti con le famiglie più in vista di Roma, mentre dalla madre una grande quantità di denaro che condivise con diversi personaggi appartenenti alle classi sociali più disparate. Grande appassionato di poesia e di tragedie teatrali, Pisone possedeva una villa privata a Baia, nota località campana e meta molto in voga tra i romani dell’epoca. Alto e di bell’aspetto era anche un abile oratore, cosa che gli permise di sfruttare le sue doti per difendere nei vari processi tutti i suoi protetti, anche se questi erano palesemente nel torto. Nel 37 d.C. l’Imperatore Caligola lo accusò di adulterio e lo bandì dalla città, prendendo per se la moglie Livia Orestilla e sposandola nello stesso giorno. Pisone fece ritorno a Roma solo un anno dopo la morte dell’Imperatore. Nel 41 d.C., l’Imperatore Claudio lo nominò console e all’epoca di Nerone, Pisone era diventato un influente senatore di Roma. Già nel 62 d.C., Pisone, approfittando degli stretti rapporti con le personalità più influenti della città, iniziò a sondare il terreno sul grado di impopolarità di cui godeva Nerone, ma il grande incendio di Roma del 64 d.C. e le successive persecuzioni contro i cristiani convinsero molte persone ad unirsi a lui per tramare una congiura volta a spodestare l’Imperatore.

La Congiura di Pisone, obbiettivi e scoperta della congiura:

Le motivazioni che portarono alla congiura furono più che altro di carattere politico, in quanto alcuni, tra senatori e cavalieri miravano ad una restaurazione della Repubblica, o a livello di rancori personali, poichè in molti ormai non tolleravano più i numerosi eccessi di Nerone. i 41 congiurati tra cui senatori, cavalieri, militari e letterati dell’epoca si accordarono per eleggere Imperatore Pisone. Nel 65 d.C., i congiurati si riunirono nella villa di Pisone a Baia, stabilendo  che durante i giochi dedicati a Nerone al Circo Massimo, il console designato Plauzio Laterano si sarebbe dovuto gettare ai piedi dell’imperatore da supplice, accoltellandolo durante l’azione; gli altri complici sarebbero poi intervenuti in seguito, in modo che avvenisse un’esecuzione plateale, al pari dei grandi spettacoli popolari che lo stesso Nerone era uso organizzare.  Successivamente alla morte di Nerone, sempre secondo i piani, Gaio Calpurnio Pisone sarebbe stato proclamato Imperatore dalla Guardia Pretoriana, con l’appoggio del Prefetto del Pretorio Fenio Rufo, che molti ritengono il vero organizzatore della rivolta, dal tribuno Subrio Flavio e dal Centurione Sulpicio Afro.

Durante questi eventi, la liberta Epicari, per tentare di attirare alla causa l’ufficiale della marina Volusio Proculo, in quel tempo deluso dal non aver ricevuto da Nerone le gratificazioni che si aspettava, gli fece capire che si stava preparando un complotto contro l’imperatore. Volusio Proculo rimase tuttavia fedele all’Imperatore e denunciò la liberta Epicari, che subito venne arrestata.  La congiura, tuttavia,  non fu scoperta perché la liberta non aveva rivelato a nessuno i nomi dei congiurati e perché mancavano altri testimoni; Nerone, diffidente, decise comunque di tenere Epicari imprigionata. La congiura venne scoperta allorché uno schiavo al servizio del congiurato Flavio Scevino, di nome Milico, corse agli Orti Serviliani con l’intenzione di denunciare il proprio padrone che, avendogli ordinato di affilargli il pugnale e di preparargli bendaggi (per eventuali ferite ricevute nel corso dell’azione), lo aveva insospettito. Durante l’ultima riunione dei congiurati infatti, Flavio Scevino aveva preteso un ruolo di primo piano, chiedendo che fosse dato a lui l’onere e l’onore di pugnalare Nerone con il coltello che lui stesso aveva preso dal tempio della dea Salute. Sembra davvero uno scherzo della sorte che la congiura venne scoperta proprio per colpa di quel pugnale: tornato a casa e accortosi che la lama aveva bisogno di essere affilata, Scevino aveva chiesto al liberto Milico di portarla da un fabbro e di reperirgli bende per ferite. Milico, insospettito e spronato dalla moglie, corse a denunciare tutto direttamente al liberto dell’imperatore, Epafrodito. Scevino venne immediatamente convocato, ma dapprima riuscì a cavarsela, finché non venne ordinato l’interrogatorio congiunto a Natale, altro cospirante.

La Congiura di Pisone, morte di Seneca.
La Congiura di Pisone, morte di Seneca.

Durante l’interrogatorio fu subito intuito che vi era una complicità tra  Flavio Scevino e Natale, ed essendo entrambi amici di Pisone, i due vennero interrogati separatamente: Natale confessò subito, indicando tra i congiurati Gaio Calpurnio Pisone e il filosofo Seneca. Fu l’inizio della scoperta della congiura, che diede adito, per ordine di Nerone stesso, ad una lunga  serie di processi sommari, esecuzioni e suicidi imposti. Lo scrittore latino Tacito nei suoi  “Annales”, cita, oltre alla celebre morte di Seneca, anche quella di Petronio, Plauzio Laterano e Subrio Flavo. Un esempio di grande coraggio riferito dallo stesso Tacito, è la morte della liberta Epicari, suicida pur di non rivelare i nomi dei complici dopo essere stata più volte torturata, così scrive di lei lo storico romano: “Fulgido esempio di eroismo, dato da una donna, una liberta, che in un così grande pericolo volle proteggere degli estranei e quasi degli sconosciuti, mentre degli uomini nati liberi, dei cavalieri e dei senatori romani, senza essere sottoposti a tortura, tradivano ognuno le persone più care”.

Tra i congiurati, fra il 65 d.C. e il 66 d.C., furono uccisi o costretti al suicidio, oltre a Pisone e Lucio Anneo Seneca, anche se non ci sono prove del suo reale coinvolgimento, il poeta Marco Anneo Lucano, lo scrittore e politico Petronio Arbitro, Plauzio Laterano, Afranio Quiniano, Flavio Scevino, Claudio Senecione, Vulcaio Ararico, Giulio Augurino, Munazio Grato, Marco Festo, il prefetto del pretorio Fenio Rufo, il tribuno Subrio Flavo,  il centurione Sulpicio Aspro, Massimo Scauro, Veneto Paolo, la liberta Epicari, Antonia e Marco Vestino Attico. La congiura interessò anche ambienti militari: un esempio ne è la morte del più grande generale del tempo, Gneo Domizio Corbulone, che,  sospettato di essere un oppositore di Nerone, morì suicida nel 68 d.C.. Altri membri vennero infine esiliati o screditati, come Novio Prisco, Annio Pollione, Glizio Gallo, l’ex prefetto del pretorio Rufrio Crispino, Verginio Flavo, il filosofo Gaio Musonio Rufo, Cluvidieno Quieto, Giulio Agrippa, Blizio Catulino, Petronio Prico, Giulio Altino, Cesennio Massimo, Cedicia, Pompeio, Cornelio Mariale, Flavio Nepote e Stazio Domizio. Per ringraziare gli dèi di averlo messo al corrente in tempo per salvarsi dalla congiura, Nerone costruì un tempio in onore della dea Salute, proprio nel luogo in cui Scevino aveva preso il pugnale. L’imperatore consacrò quel pugnale e vi incise la scritta Iovi Vindici, a Giove Vindice.

2 Risposte a “La Congiura di Pisone”

  1. CORTESEMENTE CHIEDO UN CHIARIMENTO SUI PARTECIPANTI ALLA CONGIURA PISONE. IN PARTICOLARE SU GIULIO AUGURINO. PER QUESTO PERSONAGGIO ALCUNI LO PORTATO TRA GLI UCCISI O COSTRETTI AL SUICIDIO. MENTRE PER ALTRI, RISULTA TRA GLI ESILIATATI. VISTO CHE IN QUESTO ARTICOLO LO SI CONSIDERA NEL PRIMO GRUPPO, CHIEDO SE ESISTE UNA DOCUMENTAZIONE CHE ATTESTA QUESTO OPPURE è UNA SEMPLICE IPOTESI. GRAZIE
    RIPORTO LA MIA MAIL [email protected]

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