La Conquista della Rezia

Avvenuta durante il principato di Augusto tra il 16 e il 7 a.C., la conquista della Rezia fu il preludio alla grande invasione romana a partire dal 12 a.C., con l’intento di portare ancora più a Nord i confini di un già vasto Impero.
A dispetto di un carattere, solo apparentemente, calmo e pacifico, Ottaviano Augusto fu il protagonista di un principato tutt’altro che tranquillo, almeno dal punto di vista militare infatti il primo Imperatore di Roma più volte si trovò a dover guerreggiare su più fronti, al pari di quanto fecero anni più tardi Traiano e Marco Aurelio.
Sotto Augusto praticamente tutte le frontiere furono coinvolte in eventi bellici, eventi che miravano comunque al completamento delle conquiste lungo l’intero bacino del Mediterraneo ed in Europa, con lo spostamento dei confini più a nord lungo il Danubio e più ad est lungo l’Elba. Le campagne di Augusto furono effettuate con lo scopo di consolidare le conquiste avvenute in età repubblicana, le quali rendevano indispensabili numerose annessioni di nuovi territori. Mentre l’Oriente poté rimanere più o meno come Antonio e Pompeo lo avevano lasciato, in Europa fra il Reno ed il Mar Nero fu necessaria una nuova riorganizzazione territoriale in modo da garantire una stabilità interna e, contemporaneamente, rendere le frontiere più difendibili.

Le conquiste del principato di Augusto, comprese quelle dell'area di Rezia e Vindelicia.
Le conquiste del principato di Augusto, comprese quelle dell’area di Rezia e Vindelicia.

In primo luogo Augusto con l’aiuto di Marco Vipsanio Agrippa, si prese cura di sottomettere tutte quelle aree non completamente assoggettate a partire dalla parte nord-ovest della penisola iberica, che ormai creava problemi da decenni. Queste terre furono conquistate da Roma dopo anni di sanguinose e durissime battaglie, passate alla storia come “guerre Cantabriche”, durate all’incirca dieci anni, dal 29 al 19 a.C.. Sulla difficoltà di queste campagne militari basti pensare che Augusto dovette recarsi personalmente in quei luoghi per dirigere personalmente le operazioni.
A questa conquista succedette quella dell’arco alpino, la cui utilità era strettamente collegata al fatto di dare maggior sicurezza interna ai valichi ed alle relazioni fra Gallia ed Italia. Tra il 26 e il 25 a.C., furono vinte le popolazioni a guardia del passo del Gran San Bernardo, grazie all’azione congiunta dei generali Aulo Terenzio Varrone Murena, che operò da sud contro il popolo dei Salassi e di Marco Vinicio, a nord, che sottomise le popolazioni della “Vallis Poenina” (odierno Vallese). Al termine di queste operazioni i 44.000 sopravvissuti tra il popolo dei Salassi furono tutti venduti come schiavi al mercato di Eporedia (Ivrea), mentre in luogo della fortezza militare fu fondata la colonia di Augusta Praetoria (odierna Aosta). La stessa Tridentium (odierna Trento) fu fortificata nel 23 a.C., fornendo così un importante baluardo militare per la futura avanzata del generale Druso nel 15 a.C..
Le campagne militari decisive per la conquista della Rezia avvennero fra il 16 ed il 14 a.C.:

Nel 16 a.C., il futuro imperatore Tiberio, appena nominato pretore, si recò con Augusto in Gallia, dove rimase fino al 13 a.C., per assisterlo nell’organizzazione e governo delle province galliche. Tiberio seguì l’Imperatore anche in una campagna punitiva oltre il Reno, contro le tribù dei Sigambri e dei loro alleati, Tencteri ed Usipeti, che nell’inverno del 17-16 a.C. avevano causato la sconfitta del proconsole Marco Lollio e la parziale distruzione della legio V Alaudae non che la perdita delle insegne legionarie. Nel frattempo il governatore dell’Illiria, Publio Sillio Nerva, completò l’annessione del fronte alpino orientale che andava dall’odierna Como al lago di Garda, oltre alla Val Venosta in Alto Adige. Approfittando dell’assenza del governatore dell’illirico,i Pannoni ed i Norici attaccarono l’Istria, ma La reazione del generale romano non si fece attendere, tanto che il Norico meridionale venne in poco tempo occupato.

Nel 15 a.C. Tiberio, insieme al fratello Druso, condusse una campagna contro le popolazioni dei Reti e dei Vindelici. Druso aveva già scacciato dal territorio italico i Reti, resisi colpevoli di numerose scorrerie, ma Augusto decise di inviare anche Tiberio affinché la situazione fosse definitivamente risolta. I due, nel tentativo di accerchiare il nemico attaccandolo su due fronti senza lasciargli vie di fuga, progettarono una grande “operazione a tenaglia” che misero in pratica anche grazie all’aiuto dei loro luogotenenti: Tiberio mosse così dall’Elvezia, mentre il fratello minore da Aquileia e raggiunta Tridentum (Trento), divise l’esercito in due colonne. Una prima colonna percorse la valle dell’Adige e dell’Isarco (alla cui confluenza costruì il Pons Drusi, presso l’attuale Bolzano), risalendo fino al fiume Inn; la seconda percorse quella che diventerà sotto l’imperatore Claudio la via Claudia Augusta, e che attraverso la val Venosta ed il passo di Resia, raggiungeva anch’essa il fiume Inn. Tiberio, che avanzava da ovest, sconfisse i Vindelici nei pressi di Basilea e del lago di Costanza; in quel luogo i due eserciti poterono riunirsi e prepararsi a invadere la Vindelicia. Druso nel frattempo aveva sconfitto e sottomesso i popoli dei Breuni e dei Genauni. L’azione congiunta permise ai due fratelli di avanzare fino alle sorgenti del Danubio, dove ottennero l’ultima e definitiva vittoria sui Vindelici. Questi successi permisero ad Augusto di sottomettere le popolazioni dell’arco alpino fino al Danubio, e gli valsero una nuova acclamazione imperatoria, mentre Druso, figliastro prediletto di Augusto, per questa ed altre vittorie, poté più tardi ottenere il trionfo.

Nel 14 a.C., anche i Liguri delle Alpi sudoccidentali furono in parte sottomessi, in parte aggiunti al vicino regno di Cozio, figlio di un principe locale, ma divenuto egli stesso prefetto, anche se solo formalmente. Il regno di Cozio trovò un accordo di alleanza con Roma. A Segusium (odierna Susa, in Piemonte), venne eretto un Arco di Augusto con il patto di alleanza ancora oggi scolpito nel fregio.
Al termine delle operazioni, sembra furono lasciate a protezione dei territori conquistati della Vindelicia due legioni: a Dangstetten e ad Augusta Vindelicorum. La provincia della Rezia verrà poi costituita formalmente sotto il principato di Claudio.

L'arco di Augusto a Susa, antica Segusium, capitale del Regno di Cozio.
L’arco di Augusto a Susa, antica Segusium, capitale del Regno di Cozio.

Questi successi militari furono commemorati con l’erezione del celebre trofeo delle Alpi di La Turbie, nei pressi dell’odierno principato di Monaco nella Francia mediterranea, per commemorare la pacificazione delle Alpi da un estremo all’altro e per ricordare i nomi di tutte le tribù sottomesse. Il monumento, eretto negli anni 7-6 a.C. in onore dell’imperatore Augusto, conteneva i nomi di ben 46 tribù alpine assoggettate tra l’Italia, la Gallia Narbonese e la Rezia, tra le quali ci limitiamo a ricordare i Salassi, i Vindelici, i Breuni e gli Isarci.
Per concludere la conquista di Rezia e Vindelicia fu fondamentale per il successivo consolidamento e potenziamento del sistema difensivo renano e danubiano. Le armate romane negli anni successivi poterono così portare a conclusione la sottomissione dei territori dell’Illirico e l’occupazione romana della Germania, anche se questi ultimi furono perduti nel 9 d.C., in seguito alla disastrosa battaglia di Teutoburgo. L’obbiettivo finale venne quindi raggiunto solo per pochi anni. La frontiera dell’impero romano era stata avanzata a nord e ad oriente, dal fiume Reno e la barriera della Alpi, ai fiumi Elba-Danubio, nella speranza di poter ridurre i confini imperiali dell’Europa continentale.

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