Questo complesso schieramento, se ben applicato, offriva un grande vantaggio ai legionari romani, primo fra tutti, portarsi a contatto con le prime file nemiche al riparo da dardi e proiettili di vario tipo, in secondo luogo, nascondeva al nemico l’effettivo numero di soldati con cui avrebbero avuto a che fare di li a poco, generando un effetto sorpresa tutto favorevole alle armate romane.
La grande protezione che offriva questo tipo di schieramento consentiva alla Testuggine romana di essere usata efficacemente in tutti gli assedi messi in atto.
Un primo esempio di formazione “a testuggine” utilizzato dalla fanteria romana, viene menzionato da Tito Livio durante l’assedio di Veio e di quello di Roma degli inizi del IV secolo a.C.. In questa situazione i soldati romani serravano le file e si avvicinavano tra loro, quasi fossero delle tegole di un tetto che ripara dalla “pioggia di dardi e frecce”, sovrapponendo gli scudi, tenendoli di fronte a loro ed alzati sulle loro teste. La testuggine era una sorta di carro armato dell’antichità, che avanzava sotto i colpi degli arcieri nemici, limitando al minimo le perdite. Ovviamente questo tipo di formazione aveva anche i suoi punti deboli, primo fra tutti la lentezza e per questo era spesso utilizzata negli assedi, per avvicinarsi alle mura avversarie, oppure in battaglia in campo aperto, quando i legionari si trovavano circondati da ogni lato, come accadde nella campagna partica di Marco Antonio.
Perché fosse efficace la testuggine necessitava di grande affiatamento di reparto, coordinazione nei movimenti ed esercitazioni specifiche, vediamo ora come Cassio Dione la descrive:
« Descriverò ora la formazione a testuggine e come si forma. I bagagli, la fanteria leggera ed i cavalieri sono collocati al centro dello schieramento. Una parte della fanteria pesante, armata con gli scudi concavi semicircolari, si dispone a forma di quadrato (agmen quadratum) ai margini dello schieramento, con gli scudi rivolti verso l’esterno a protezione della massa. Gli altri che hanno gli scudi piatti, si raccolgono nel mezzo e stringendosi alzano gli scudi in aria a difesa di tutti. Per questo motivo, in tutto lo schieramento si vedono solo gli scudi e tutti sono al riparo dalle frecce nemiche, grazie alla compattezza della formazione. […] I Romani ricorrono a questa formazione in due casi: quando si avvicinano ad una fortezza per conquistarla […]; o quando, circondati da ogni parte da arcieri nemici, si mettono in ginocchio in contemporanea, compresi i cavalli che sono addestrati a mettersi sulle ginocchia o a sdraiarsi a terra. così fanno credere al nemico di essere sfiniti e quando i nemici si avvicinano, si alzano all’improvviso e li annientano. »