La Gens Fabia

Antica famiglia patrizia romana, citata da Tito Livio fra le cento gentes originarie, la gens Fabia pare avere origini autoctone in quanto non risulterebbe avere ascendenze sabine ne tanto meno albane. Secondo alcuni studiosi l’omonima Tribù Fabia, proveniva dai territori di Alba Fucens (nei pressi dell’odierna Avezzano) e Ascoli.
L’antichità della gens Fabia è dimostrata dal fatto che uno dei collegi sacerdotali più antichi e importanti, quello dei Luperci, anteriore al V secolo a.C. e dedicato al culto dei Lupercalia, era costituito esclusivamente da membri delle gentes Fabia e Quinctia. La gens Fabia deve il nome alla “faba”, cioè le fave, legumi la cui coltivazione era assai diffusa già dall’età regia. In tal senso, Plinio il vecchio ricorda che molte antiche famiglie romane derivarono il proprio nomen dai legumi che prediligevano, o alla cui coltivazione erano dediti maggiormente; per esempio i Lentuli derivavano il nomen,da lentes, “lenticchie”.

Denario di Quinto Fabio Labeo.
Denario di Quinto Fabio Labeo.

I Fabii sconfitti nella battaglia del fiume Cremera.
I Fabii sconfitti nella battaglia del fiume Cremera.

I membri di questa illustre famiglia ricoprirono durante il periodo repubblicano tutte le magistrature, e in particolare il consolato per ben 66 volte rappresentando in senato una forza assai conservatrice, tendente ad escludere i plebei dalle magistrature. Molto rilevante fu la loro forza ed influenza anche sul piano militare; ne è prova il fatto che i Fabii assunsero la difesa del territorio di Roma contro la minaccia etrusca di Veio, in quella circostanza subirono però una tremenda disfatta nella celeberrima battaglia del Cremera (477 a.C.) nella quale furono uccisi circa 300 esponenti, restando così quasi sterminati. In quell’occasione i Fabii furono sopraffatti e massacrati. Di tutta la gens Fabia rimase, a quanto viene riportato, un solo componente: Quinto, figlio di Marco. Tito Livio ci informa che era stato lasciato a Roma perché troppo giovane per combattere ma l’informazione sembra inesatta dato che solo dieci anni dopo Quinto Fabio Vibulano divenne console.
Durante l’età repubblicana comunque la gens Fabia rifiorì, dando origine a personaggi di primissimo piano nella storia di Roma, tra i quali vale la pena ricordare:
-Quinto Fabio Vibulano, uno dei pochissimi sopravvissuti della disfatta del Cremera, console nel 467 e nel 465 a.C., sconfisse gli Equi e riportò importanti vittorie militari contro altri nemici di Roma. Sarebbe stato nel 450 a.C. uno dei decemviri legibus scribundis, partecipando alla stesura del primo codice di leggi scritte di Roma, le Leggi delle XII tavole.
-Quinto Fabio Massimo Rulliano, console per ben cinque volte, sconfisse ripetutamente i Sanniti vincendo la decisiva battaglia di Sentino nel 295 a.C.
– Quinto Fabio Massimo, detto “Cunctator”, il temporeggiatore, console per ben cinque volte, censore, princeps del senato e dittatore nel 217 a.C. dopo la sconfitta romana della battaglia del Lago Trasimeno ad opera di Annibale. Proprio contro il generale cartaginese ideò una tattica di logoramento basata su scaramucce ed ostacoli agli approvvigionamenti, che finì per indebolire Annibale, dando tempo ai Romani di riorganizzare le proprie forze. Morì nel 203 a.C.
-Quinto Fabio Pittore, politico e storico, scrisse in greco una Storia di Roma facendone risalire le origini alla leggenda di Enea.

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