La guerra civile romana (193-197 d.C.)

La guerra civile che coinvolse l’Impero Romano dal 193 d.C., al 197 d.C., fu la naturale conseguenza degli omicidi dell’Imperatore Commodo nel 192 d.C., e del suo successore Pertinace, avvenuto pochi mesi dopo che quest’ultimo aveva ottenuto l’appoggio del Senato. Lo scontro che ne derivò vide quattro pretendenti al trono imperiale, dai quali emerse definitivamente il fondatore della dinastia dei Severi: Settimio Severo.
Con la morte di Commodo il trono di Roma venne affidato ad uno dei migliori generali su cui le legioni potessero contare, Pertinace. Egli fu nel passato uno dei personaggi più vicini all’Imperatore Marco Aurelio nelle lunghe e impegnative campagne militari lungo i confini settentrionali, non che devotissimo al Senato, al punto che quando venne nominato Imperatore, il suo primo pensiero fu quello di girare immediatamente il titolo nelle mani di Acilio Glabrione, uno dei più nobili e stimati senatori di quel tempo. Convinto a mantenere il principato, si sforzò di riformare le distribuzioni di terre ed alimenti, incontrando però l’opposizione delle guardie pretoriane, scontente dei programmi del nuovo Imperatore, da cui si aspettavano ricche elargizioni che probabilmente non sarebbero mai arrivate.
Una seconda congiura, ordita proprio dai pretoriani, porto all’assassinio di Pertinace, e la crisi che ne seguì fu determinata, come nel passato, dalle legioni posizionate nei vari fronti strategici. I primi reparti ad insorgere furono quelli schierati nell’Illirico, alla loro testa c’era il futuro Imperatore Settimio Severo, poi furono le legioni siriane a proclamare come loro Imperatore, il governatore di quella regione, Pescennio Nigro, e per ultimo, ad ostilità già iniziate, le legioni della Britannia sostennero il governatore Clodio Albino.

Aureo di Pescennio Nigro.
Aureo di Pescennio Nigro.

Nell’anno del 193 d.C., un quarto pretendente al trono salì alla ribalta, i pretoriani infatti, guidati da Quinto Emilio Leto, dopo aver ucciso Pertinace, indissero un’asta per aggiudicare il trono di Roma a chi pagava di più. Fu Didio Giuliano, un facoltoso senatore, a stanziare la cifra più sostanziosa, cosa che gli permise di divenire il nuovo Imperatore romano. A questo punto si scatenò una vera e propria corsa verso Roma da parte dei tre governatori, impegnati a riportare, a modo loro la perduta stabilità. Clodio, dalla Britannia, indispettito dalle condotte dei pretoriani, schierò in armi cinque legioni, che prontamente ne sconfissero altre due, leali a Didio Giuliano. Dalla Siria Pescennio Nigro, schierò sette legioni che in poco tempo assediarono e conquistarono Bisanzio, preparandosi ad entrare in Tracia, la loro mossa fu però anticipata dalle nove legioni su cui poteva contare Settimio Severo, che subito invasero l’Italia cogliendo del tutto impreparato l’Imperatore Didio Giuliano. Quest’ultimo, del tutto confuso e indeciso sul da farsi, cercò subito di portare dalla propria parte Clodio Albino, nominandolo “Cesare”, ma mentre faceva ciò le truppe di Severo avevano già conquistato l’importante città di Aquileia e molti altri insediamenti minori, costringendo i soldati fedeli a Giuliano ad una resa così precipitosa tanto che questi primi periodi di guerra civile furono praticamente incruenti. Resosi conto della totale incapacità di Didio Giuliano, il Senato assoldò un sicario per ucciderlo, e questo avvenne dopo circa due mesi di regno. Settimio Severo, venuto a conoscenza di quanto succedeva a Roma, si fece proclamare Imperatore dalle proprie legioni, confermò il titolo di “Cesare” a Clodio Albino, e si preparava alla guerra contro Pescennio Nigro.

Didio Giuliano.
Didio Giuliano.

Nel 194 d.C., Settimio Severo, pianificò brillantemente la campagna contro le truppe siriane stanziate sul Bosforo. Il primo scontro tra gli uomini di Severo e di Pescennio Nigro si svolse a Cizico. Nel mentre, i generali fedeli a Severo agivano su più fronti, mentre Candido si scontrava con Pescennio Nigro anche a Nicea, gli uomini al comando di Leto, completavano l’annessione della Bitinia e del Ponto. Nigro, sconfitto, fu costretto a fare ritorno in Siria, ma anche in quei luoghi gli uomini di Severo non gli diedero tregua, e sul fiume Isso, l’ormai ridotto esercito di Nigro si scontrò con gli uomini fedeli a Severo, comandati dal generale Anullino. Lo scontro tra le due fanterie fu favorevole a Nigro, ma la cavalleria lanciata all’attacco da Anullino, non solo sgominò lo schieramento nemico, ma lo accerchiò completamente, causando la morte di Pescennio Nigro.

Nel 195 d.C., Settimio Severo fu impegnato ancora nelle regioni orientali dove sconfisse i Parti, che in precedenza avevano spalleggiato Pescennio Nigro, ma Clodio Albino ,che almeno inizialmente sembrava vedere con favore la figura di Settimio Severo, e che fino a quel momento non causava motivo di preoccupazione, iniziò a mutare atteggiamento, cosa che causò un grave inasprimento dei rapporti fra lui e Settimio Severo, una nuova guerra si preparava…..

Nel 196 d.C., Settimio Severo preparò materialmente la guerra contro Clodio Albino radunando quattro legioni siriane e tre asiatiche, e marciò verso l’Occidente per sconfiggere il nemico. Nel frattempo Clodio Albino si rese conto che rimanere in Britannia sarebbe stato un suicidio, si precipitò quindi con il suo esercito in Gallia, conquistando la città di Arles per poi marciare verso Lugdunum (odierna Lione). Settimio Severo sopraggiungeva in quei luoghi con dodici legioni al seguito, mentre Clodio poteva contare su cinque legioni galliche, due di reclute, tre britanniche e due spagnole. Nelle prime battaglie che coinvolsero i due generali perse la vita il prezioso luogotenente di Severo, Anullino, che due anni prima aveva annientato gli uomini di Nigro in Siria.

Busto di Clodio Albino.
Busto di Clodio Albino.

Nel 197 d.C., nei pressi di Lione si svolse la battaglia decisiva nella quale ben 150.000 armati romani si scontrarono.
Severo si posizionò con la cavalleria ausiliaria e i pretoriani al lato destro, mentre sull’ala sinistra posizionò Candido e al centro i figli Caracalla e Geta. La riserva, costituita dalla cavalleria africana di Leto, sarebbe dovuta intervenire al momento stabilito. Albino, dal canto suo, schierò invece le legioni britanniche all’ala destra mentre alla sinistra si posizionò con la cavalleria germanica e le truppe scelte, al suo stesso comando. Al centro stavano le legioni delle reclute e le spagnole. La battaglia cominciò con l’attacco dell’ala sinistra di Candido, al quale partecipò lo stesso Severo, che condusse le legioni contro le legioni britanniche. La battaglia fu durissima, e i britanni vennero respinti. Severo corse poi all’ala destra, ma Albino, per fermare la cavalleria aveva scavato delle buche dove cavalli e cavalieri caddero. Inoltre gli arcieri con i loro tiri sfaldarono le truppe pretoriane, e lo stesso Severo cadde, ma subito si riprese e guidò la resistenza alla carica della cavalleria ausiliaria germanica, che, disimpiegata dal lancio di giavellotti, si disperse poco dopo. Leto, però non intervenne, e per il primo giorno, Severo fu costretto a ritirarsi per le perdite. Durante il secondo giorno di guerra, Severo attaccò Albino all’ala sinistra e stavolta riuscì a respingerlo dopo un combattimento durato tre ore. I figli di Severo, Caracalla e Geta riuscirono invece ad avanzare, e in quel momento Leto intervenne con la cavalleria, rompendo definitivamente le linee nemiche. Alla fine della giornata, Albino resosi conto della sconfitta si suicidò, e la guerra finì con la vittoria di Severo.

La fine della guerra civile portò alla creazione di una nuova dinastia, quella dei Severi, in cui il carattere militare dell’imperatore ne uscì grandemente rafforzato. Questa nuova dinastia regnò sull’Impero romano tra la fine del II e i primi decenni del III secolo d.C., e precisamente dal 193 al 235 d.C., con una breve interruzione durante il regno di Macrino tra il 217 e il 218 d.C..

Busto di Settimio Severo.
Busto di Settimio Severo.

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