La guerra contro Giugurta

La guerra contro Giugurta venne combattuta tra il 112 a.C. e il 105 a.C. dai romani e dai numidi, capeggiati appunto dal loro Re, Giugurta.
il “Bellum Iugurthinum” scritto dallo storico Sallustio. è la fonte principale che ci racconta in modo dettagliato l’accaduto.
Tutto ebbe inizio dopo che i romani ebbero sconfitto Cartagine, quando il regno di Numidia, allora capeggiato dal fedele alleato Massinissa, iniziò a consolidarsi in modo assai importante. Alla morte del Re il regno passò nelle mani del figlio Micipsa, che perseguì la politica del padre come alleato di Roma, ma i primi problemi sorsero quando alla morte di Micipsa, la Numidia venne spartita tra i due figli Iempsale e Aderbale e il nipote Giugurta, valente soldato alle dipendenze dell’alleato romano nel famoso e vittorioso assedio di Numanzia, in Spagna.

Moneta raffigurante Giugurta
Moneta raffigurante Giugurta

L’antefatto:
Giugurta, nipote illegittimo di Massinissa, fu adottato dal Re suo zio e venne inviato in Spagna dove combatté insieme ai Romani agli ordini di Publio Cornelio Scipione Emiliano, nella campagna che si concluse con la distruzione di Numanzia, capitale iberica. Nel 119 a.C. alla morte di Micipsa, iniziarono le dispute tra i due fratelli e il nipote. Iempsale considerava Giugurta un intruso che non aveva, a suo dire, diritto alcuno sul regno. Nelle sue intenzioni il regno di Numidia sarebbe dovuto essere diviso in due parti, ciascuna delle quali governata, l’una da Iempsale e l’altra dal fratello Aderbale. Giugurta inizialmente finse di accettare la proposta ma poi tendendo un tranello a Iempsale, lo fece assassinare, muovendo poi subito guerra contro l’altro fratello che venne presto sconfitto e costretto alla fuga. Aderbale si diresse a Roma per chiedere aiuti agli alleati, ma venne per sua sfortuna anticipato da una missiva di Giugurta carica di doni per guadagnare alla sua causa gli uomini più influenti di Roma. Il Senato per questo motivo accolse freddamente il giovane figlio di Micipsa, limitandosi a creare una commissione con a capo Lucio Opimio col compito di dividere la Numidia fra Aderbale e Giugurta. Quest’ultimo corrompendo il romano, ebbe in dote la parte più ricca del regno. Ma questo ancora non bastò a Giugurta che nel 113 a.C. invase la parte governata da Aderbale.

Lo scontro con Roma:
Aderbale si rifugiò a Cirta, ricca città della Numidia, già molto frequentata da numerosi commercianti italici, Giugurta l’assediò, e sul punto di entrare, promise ad Aderbale di salvare la vita alla popolazione, ma, una volta entrato in città, fece uccidere ogni abitante armato e fece crocifiggere Aderbale. Massacrò inoltre anche i commercianti italici e romani. Roma dopo l’accaduto dichiarò guerra a Giugurta, inviando in Africa un esercito comandato dal console Lucio Calpurnio Bestia. Il console ottenne subito diverse vittorie, nelle quali conquistò alcune piazzeforti nemiche, ma inspiegabilmente nel 111 a.C. le operazioni militari cessarono, romani e numidi vennero a patti stipulando un trattato in cui Giugurta non veniva minimamente punito per i suoi affronti, molto probabilmente il Re numida era riuscito a corrompere il generale romano.
A questo punto a Roma il tribuno Caio Memmio riuscì a ottenere l’apertura di un’inchiesta sulla strage di Cirta e fu così inviato in Africa il pretore Lucio Cassio Longino con lo scopo di condurre a Roma Giugurta affinché rispondesse di tutte le accuse che gli erano mosse. Rassicurato da Longino che non gli sarebbe stato fatto alcun male, Giugurta si presentò a Roma, e una volta arrivato, corruppe l’altro tribuno, Caio Bebio, che pose il veto sull’interrogatorio. Il processo fu così interrotto fra l’indignazione e le proteste popolari. A Roma, Giugurta organizzò addirittura l’uccisione di Massiva, un altro nipote di Massinissa pretendente al trono che viveva nell’Urbe. Giugurta fu però scoperto e costretto a fuggire.

Cavalleria numidica e cavalleria romana a confronto
Cavalleria numidica e cavalleria romana a confronto

Le operazioni militari in Africa ripresero in modo del tutto infruttuoso, anzi, i legionari impegnati vennero in più riprese sorpresi e sconfitti dal nemico, fino a quando venne inviato nel continente il console Quinto Cecilio Metello, il quale sconfisse ripetutamente Giugurta, costringendo il Re numida a riparare nel territorio dei Getuli, dove ottenne l’appoggio del suocero Bocco, Re di Mauritania. La guerra si protrasse per tutto il 108 a.C., così, in via del tutto straordinaria, venne prorogato anche il mandato di Quinto Cecilio Metello. L’anno successivo venne eletto come secondo console, Caio Mario che aveva già combattuto in Africa, egli riuscì a ottenere un mandato speciale per proseguire la guerra al posto di Metello. Mario riuscì a riprendere le città e i paesi in mano agli insorti. Quando riconquistò anche Cirta, Bocco decise di abbandonare il genero, consegnandolo al questore di Mario, Lucio Cornelio Silla. Questo episodio segnò la fine della guerra giugurtina, era l’anno 105 a.C..

 L'omaggio di Bocco, Re di Mauritania, al questore Lucio Cornelio Silla
L’omaggio di Bocco, Re di Mauritania, al questore Lucio Cornelio Silla

Giugurta, sconfitto, fu portato a Roma per accompagnare il trionfo di Mario e quindi gettato nel Carcere Mamertino, dove venne strangolato o fatto morire di inedia, a seconda delle versioni giunte fino a noi. La Numidia orientale venne data a Gauda, altro discendente di Massinissa, poco pericoloso e piuttosto incapace; la metà occidentale, invece, venne consegnata a Bocco come premio per il suo aiuto.

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