La reggenza di Stilicone

La reggenza di Stilicone, contesto storico:

Alla morte dell’Imperatore Teodosio, avvenuta il 17 gennaio del 395 d.C., il peso di un Impero già in  difficoltà, andò in eredità ai giovani figli del reggente defunto. Ad Arcadio venne affidata la parte orientale dell’Impero, mentre al più giovane Onorio venne concessa la parte occidentale. Onorio, nello specifico, al pari del fratello Arcadio, fu ben lungi dall’essere un sovrano con le qualità del padre, anzi, alcune fonti lo dipingono come di un ragazzo di animo gentile ma totalmente incompetente nel governare.

La reggenza di Stilicone
La reggenza di Stilicone

La reggenza di Stilicone:

Avendo Onorio ereditato la parte occidentale dell’Impero a soli 11 anni, fu affidato alla reggenza del magister equitum Stilicone, prescelto per questo incarico dallo stesso Teodosio già due anni prima della sua scomparsa. Flavio Stilicone di origine vandala da parte di padre e di madre romana,  si trovò così a guidare un Impero sicuramente indebolito dalle lunghe lotte intestine e dalle tribù barbare di origine germanica che premevano sui suoi confini, ma in quel momento ancora piuttosto saldo e in posizione più sicura rispetto al più ricco ma anche al  più esposto Impero d’Oriente.

Uno dei motivi che incrinarono fin da subito i rapporti diplomatici fra le due parti dell’Impero fu il fatto che lo stesso Stilicone affermasse che Teodosio lo avesse promosso tutore non solo di Onorio ma anche di Arcadio. Per questo motivo i reggenti orientali temevano che il magister equitum  intendesse impadronirsi anche della parte Orientale; altro motivo di disputa con la corte di Costantinopoli era il fatto che Stilicone pretendesse che l’Impero d’Oriente restituisse all’Impero d’Occidente le province dell’Illirico orientale, trasferite all’Impero d’Oriente sotto la reggenza di Teodosio.

In mezzo a queste aspre discussioni i Visigoti approfittarono della situazione mettendo in atto una rivolta e mettendo a capo di questa Alarico, . Alcune fonti storiche ipotizzano che questi rivoltosi fossero gli stessi che sconfissero l’Imperatore Valente nella sanguinosa battaglia di Adrianopoli del 378 d.C., e insediati come “foederati” in quei territori nel 382 d.C. da Teodosio. I Visigoti, guidati da Alarico, invasero prima la Tracia e poi la Macedonia. Stilicone non perse tempo e appoggiato da contingenti armati dell’Impero d’oriente avanzò per affrontare i barbari. Saputo questo Arcadio, spinto dal timore che Stilicone marciasse su Costantinopoli dopo aver sconfitto i Visigoti, intimò al generale di far ritorno in occidente e alle truppe orientali di far ritorno ai propri quartier generali. Stilicone obbedì, ma i soldati, di ritorno a Costantinopoli assassinarono Flavio Rufino, prefetto del Pretorio di Arcadio, e acerrimo nemico dello stesso Stlicone che a conti fatti risultò essere il primo sospettato come mandante di quell’omicidio.

Nel 397 d.C. i Visigoti di Alarico invasero il Peloponneso e Stilicone prontamente intervenne  accerchiando in poco tempo il nemico, ma proprio quando sembrava poter cogliere una rapida vittoria, temporeggiò, cercando probabilmente un accordo con lo stesso Alarico per contrastare Costantinopoli. Dalla parte orientale questo intervento venne vista come una chiara intromissione da parte di Stilicone negli affari di Costantinopoli, ragion per cui venne dichiarato primo nemico dell’Impero Orientale. Nel frattempo Alarico, giunto ad un accordo con Arcadio, venne nominato da quest’ultimo magister militum per l’ Illyricum, e ciò gli permise di riequipaggiare il suo esercito con nuove armi. Nel 401 d.C. Alarico, forte di un esercito ben riarmato e insoddisfatto dal comportamento dei romani, mosse verso l’Italia, iniziavano così per l’occidente romano le invasioni barbariche.

 

La reggenza di Stilicone
La reggenza di Stilicone

La reggenza di Stilicone, le prime invasioni barbariche:

Le invasioni barbariche fino a quel momento avevano maggiormente interessato la parte orientale dell’Impero, ma dai primi anni del V secolo presero piede in particolar modo nel lato occidentale, questo perchè l’Impero d’oriente non solo disponeva di una maggiore ricchezza rispetto alla metà occidentale, ma ebbe soprattutto la forza di applicare una politica di epurazione  di tutti gli elementi germanici, che già arrivavano ai quadri più alti dell’esercito.

Le legioni occidentali erano costituite per la maggior parte da truppe barbare ed erano sotto il comando di un generale di alto profilo, Stilicone. Proprio Stilicone affrontò nuovamente Alarico, questa volta in Italia, sconfiggendolo prima a Pollenzo nel 402 d.C. e poi a Verona un anno più tardi, vista la situazione i Visigoti tornarono verso l’Illirico, tuttavia la dinamica di queste battaglie resta sconosciuta, e anche se schiaccianti, le vittorie romane non furono determinanti quasi volessero evitare la definitiva disfatta nemica. Più di una fonte ipotizza che in realtà Stilicone, a corto di soldati, cercasse un accordo e forse addirittura un’alleanza con il potente esercito visigoto affinché lo assistesse nel tentativo di sottrarre all’Impero d’Oriente l’Illirico orientale.  Nel frattempo Onorio, dopo lo spavento procurato da Alarico, decise nel 402 d.C. di spostare la capitale imperiale da Milano alla più sicura Ravenna.

Nel 405 d.C. Stilicone, sfruttando l’alleanza con Alarico, che nel frattempo era diventato un generale dell’esercito romano, tentò nuovamente di impadronirsi dell’Illirico ordinando al Re Goto di invadere l’Epiro che era sotto il controllo orientale, pregandolo poi di aspettare il suo arrivo alla testa di nuove truppe. Stilicone tuttavia non potè dare seguito ai suoi progetti a causa di nuove invasioni barbariche sulle strade aperte anni prima dallo stesso Alarico.

Questa volta furono gli Ostrogoti del Re Radagaiso a depredare le pianure del nord Italia, prima di essere fermati da Stilicone nei pressi di Fiesole. Dopo questa battaglia circa 12.000 uomini vennero integrati nei ranghi dell’esercito romano, mentre il resto degli uomini venne ridotto in schiavitù.

La reggenza di Stilicone, la fine:

La debolezza e l’incompetenza di Onorio causò la rivolta delle legioni britanniche che dopo varie acclamazioni elessero a proprio imperator, il generale Flavio Claudio Costantino, meglio conosciuto come Costantino III.  Questi alla testa del proprio esercito varcò la Manica, respingendo i barbari e riconquistando gran parte di quei territori caduti in mano nemica come la Gallia e la Spagna.  In questo frangente Stlicone non fu così pronto come nelle occasioni precedenti e la Gallia restò senza governò soggiogata dai barbari e dagli usurpatori. Solo nel 407 d.C. Stilicone inviò il generale goto Saro nel tentativo di porre fine all’usurpazione di Costantino III, ma la missione fallì miseramente e Saro fu costretto ad una ritirata precipitosa in Italia. A complicare le cose Alarico, stanco di aspettare le promesse di Stilicone si spostò nel Norico minacciando una nuova invasione dei suoi uomini se non fosse stata pagata una lauta somma in oro. Stilicone così, per evitare ulteriori grattacapi, convinse il Senato ad accettare le richieste di Alarico.

Nel 408 d.C. Stilicone e Onorio entrarono in disaccordo fra di loro, Arcadio che reggeva la parte orientale era appena scomparso e il fratello intendeva recarsi personalmente a Costantinopoli per assicurare la successione al trono del nipote Teodosio II. Stilicone viceversa lamentò il fatto che il figlio di Arcadio era ancora troppo in giovane età per governare, inoltre il momento delicato che stava attraversando l’occidente, richiedeva che  il proprio Imperatore rimanesse alla guida. Stilicone convinse Onorio a lasciargli queste incombenze. Per il generale romano era l’inizio della fine,  la sua origine non romana e il suo credo ariano gli procurarono odio tra i cortigiani imperiali, che complottarono contro di lui nel 408 d.C., spargendo diverse voci: che aveva pianificato l’assassinio di Rufino, che stava tramando con Alarico, che aveva permesso l’entrata in Gallia dei barbari nel 406 d.C.,  e che intendeva dirigersi a Costantinopoli con l’intenzione di mettere sul trono imperiale il figlio Eucherio. Il 13 agosto di quell’anno a Pavia l’esercito si ammutinò al generale, uccidendo almeno sette ufficiali anziani. Stilicone era ormai inviso anche allo stesso Onorio che di suo pugno scrisse una lettera al reparto militare di stanza a Ravenna, dove nel frattempo Stilicone si era ritirato,  che intimava la cattura del generale. Seppure Stlicone contasse ancora su un buon numero di sostenitori che gli avrebbero permesso facilmente di evitare l’arresto, invece che tentare di resistere, si arrese senza fare la minima resistenza al volere imperiale per non destabilizzare ulteriormente un già traballante impero d’Occidente. Stilicone venne giustiziato a Ravenna il 22 agosto del 408 d.C., suo figlio Eucherio seguì poco tempo dopo lo stesso destino. Per quanto riguarda Onorio, rimasto del tutto privo di una valida guardia armata fu costretto suo malgrado ad associare al trono l’usurpatore Costantino III, associandolo al consolato anche per l’anno seguente.

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