L’arte Flavia

Con “arte Flavia” si intendono le opere e le produzioni artistiche compiute durante la dinastia dei Flavi, e cioè dal 69 al 96 d.C., anni in cui regnarono prima Vespasiano e a seguire i suoi figli, Tito e Domiziano. In quell’epoca l’arte romana prese una svolta molto più tipicamente latina, lasciandosi così alle spalle le vecchie opere più tradizionali, ma che ricalcavano, per non dire che ricopiavano fedelmente, l’arte della Grecia antica. Questo si rivelò già a partire dal principato di Claudio quando, in particolar modo con la scultura, l’arte romana prese lentamente a distanziarsi da quella ateniese.
Non è stato ancora completamente chiarito se l’arte Flavia si mosse spinta da una nuova ispirazione a se stante, oppure se invece facesse semplicemente riferimento, alle esperienze di altre città ellenistiche, come ad esempio quelle dell’Asia Minore.

Arco di Tito
Arco di Tito

Il monumento per eccellenza che fa riferimento all’arte Flavia, è senza dubbio l’Arco di Tito, datato fra l’81 e il 90 d.C.. Dotato di una struttura più compatta e imponente rispetto agli archi di età precedente, in esso compare per la prima volta il capitello composito ionico e corinzio, tipico dell’arte romana. I numerosi rilievi all’interno del fornice sono molto significativi e mostrano due momenti del corteo trionfale svoltosi nel 71 d.C., dopo la presa di Gerusalemme da parte di Tito. In questi rilievi si trova completamente definito il rilievo storico romano in tutti i suoi aspetti: le figure addensate e, soprattutto, l’altezza del rilievo coerente alla collocazione delle figure nello spazio, vera e propria innovazione rispetto allo stile ellenico. In questo contesto infatti le singole figure è come se si muovessero in uno spazio libero e la diversa altezza dei rilievi, che va dalle teste dei cavalli, alle teste dei personaggi, e le lance sagomate che sono visibili sullo sfondo, crea l’illusione di uno spazio reale. Aggiungiamo anche che le figure non si muovono su una linea retta, ma su una linea curva convessa, e ciò è ben visibile nel rilievo della processione, dove a sinistra le figure sono viste di tre quarti e di faccia, e all’estrema destra di dorso mentre entrano sotto il fornice della Porta Triumphalis. Il visitatore ha così la sensazione di essere circondato e quasi sfiorato dal corteo, secondo una tendenza che verrà ulteriormente sviluppata in epoca antoniniana dal III secolo d.C. in poi.

Ritratto di epoca flavia
Ritratto di epoca flavia

Dopo il grande e disastroso incendio del 64 d.C., si rese necessaria a Roma, una ricostruzione della città mediante criteri totalmente innovativi per l’epoca. Vennero così aperte nuove piazze, le strade divennero sempre più ampie e fiancheggiate da portici e le abitazioni vennero ricostruite con un’altezza più limitata. Con l’individuazione di nuovi punti strategici nel secolo immediatamente precedente, come la zona dei Fori imperiali, o di Campo Marzio, durante l’epoca flavia, in particolare sotto Domiziano, si intraprese la monumentalizzazione anche del colle Palatino, già primo nucleo arcaico di Roma, e già area di residenze patrizie repubblicane e destinato, infine, a divenire la zona per le residenze degli imperatori.
Su questo colle avevano già avuto le loro abitazioni Augusto e la moglie Livia, la cui domus rinvenuta custodisce un tesoro di pregevolissime pitture, Tiberio Caligola e Nerone. Il palazzo più monumentale venne però fatto costruire da Domiziano, in particolare sotto l’impulso del proprio architetto Rabirus, egli edificò una costruzione ad almeno tre livelli della quale ci restano ancora oggi grandiose rovine. Un primo piano era edificato sul colle mentre gli altri due erano situati sulle sue pendici. La domus Flavia era così articolata in quattro parti, ovvero una zona di rappresentanza e per le funzioni ufficiali, la domus Augustana, residenza privata imperiale, lo stadio e le terme.
Lo sviluppo architettonico nell’età flavia ebbe un’importanza fondamentale per la messa in opera di tecniche nuove, capaci di portare a un ulteriore sviluppo. Già ai tempi di Nerone vennero sperimentate nuove soluzioni di ispirazione orientale, come ad esempio la celebre sala ottagonale della Domus Aurea, ma è soprattutto in questo periodo che si diffondono l’uso della cupola semisferica applicata nella Domus Aurea e nel ninfeo di Domiziano a Albano Laziale, e lo sviluppo delle volte a crociera applicate con grande successo per la costruzione del Colosseo.

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