Marco Atilio Regolo

Politico e militare di Roma, Marco Atilio Regolo nacque nei pressi dell’odierna Sora, presumibilmente attorno al 299 a.C., e deve la sua fama per aver guidato l’esercito romano durante la prima guerra punica.

Marco Atilio Regolo, le prime notizie:

I primi cenni su Marco Atilio Regolo lo vedono eletto console nel 267 a.C. insieme al suo collega Lucio Giulio Libone, con il quale, dopo la sconfitta di Pirro a Benevento nel 275 a.C., con la conseguente caduta di Taranto tre anni più tardi,  comandò le legioni romane contro le città greche della Puglia e della Lucania. Conquistando gran parte delle città più importanti di quelle regioni, i due consoli portarono sotto l’influenza romana la città di Brindisi, porto strategico sul Mar Jonio, a poche ore di navigazione dalla Grecia, luogo dove la Repubblica romana aveva già intenzione di espandersi.

La seconda elezione a console per Marco Atilio Regolo avvenne nel 256 a.C., nel pieno della prima guerra contro Cartagine. In quel frangente Roma, che nel frattempo aveva già portato sotto il proprio controllo tutta l’Italia peninsulare, si stava per ritagliare un ruolo guida in tutto il Mediterraneo, non solo per merito delle proprie forze terrestri, ma anche per le nuovissime flotte marittime messe in campo durante la prima guerra punica.

Marco Atilio Regolo, la guerra contro Cartagine:

Quando Marco Atilio Regolo venne eletto console per la seconda volta, la guerra contro Cartagine imperversava da ormai otto lunghi anni,  in Sicilia, Roma, con Valerio Messalla aveva conquistato l’importante centro di Messana (Messina),vincendo e portando dalla sua parte Gerone II, tiranno di Siracusa, e assediando inoltre Agrigento dove a stento si era salvata la guarnigione cartaginese. Per sancire la propria superiorità, Roma aveva creato alcuni avamposti persino sulle coste della Sardegna e della Corsica, fino a quel momento sotto lo stretto controllo punico. La situazione sembrava così favorevole che il Senato, cercando di sfruttare quegli eventi positivi, decise portare la guerra in terra d’Africa.

Venne così costruita una grandissima flotta, le fonti ci narrano di ben 230 navi e di quasi 100.000 marinai, sia per il trasporto delle truppe e dei rifornimenti sia per la protezione dei convogli. Cartagine per fronteggiare la minaccia mise in campo anch’essa una grande forza navale, composta da circa 250 navi e da 150.000 marinai, le due potenze si scontrarono a Capo Ecnomo in quella che molti ritengono sia stata la più grande battaglia navale dell’antichità. La vittoria dei romani fu eclatante.

Questa incredibile vittoria diede la possibilità alle legioni condotte da Marco Atilio Regolo di sbarcare sul suolo africano nei pressi dell’odierna Kelibia in Tunisia, dando subito inizio alle razzie dei territori circostanti per costringere allo scoperto la fanteria cartaginese, cosa che puntualmente avvenne…..

La battaglia si svolse nei pressi di Adys e la vittoria romana fu ancora una volta netta. A questo punto da Roma, valutando male la situazione pensando che il più fosse fatto, giunsero ordini che impartivano ai due consoli di far rientrare in Italia parte dell’esercito e parti delle navi, di questo si occupò il collega di Marco Atilio Regolo, il console Lucio Manlio Vulsone Longo. Nel frattempo Cartagine mentre intavolava trattative di pace per guadagnare tempo, affidava a Santippo, uno stratego spartano di provata abilità, la riorganizzazione dell’esercito.

Marco Atilio Regolo era ansioso di concludere la guerra in tempi brevi, in primo luogo per l’elevato costo di quella guerra che aveva già fatto nascere in Senato i primi malumori, e in secondo luogo per anticipare il ritorno in Africa del suo collega console, cercando così di prendersi l’intero merito dell’eventuale vittoria finale. Quest’ansia però lo portò a commettere errori decisivi. Per prima cosa cercò di imporre ai cartaginesi condizioni di tregua pesantissime e chiaramente inaccettabili, dopo di che con un esercito a ranghi ridotti sottovalutò il riorganizzato esercito punico, questa volta guidato da Santippo, un vero grande generale. La sconfitta romana fu pesantissima, Marco Atilio Regolo venne catturato e fatto prigioniero,  circa 2.000 legionari si salvarono ripiegando su Kelibia dove ad attenderli trovarono una grossa flotta mandata da Roma per terminare ogni ostilità., ma vista la piega che aveva preso la situazione quella grande flotta non potè fare altro che raccogliere i superstiti e ritornare in Italia, dove per altro non arrivò mai in quanto una furiosa tempesta la distrusse quasi completamente.

Marco Atilio Regolo
Marco Atilio Regolo

Marco Atilio Regolo, la leggenda:

A questo punto si inserisce  la tradizione e nasce la leggenda di Marco Attilio Regolo. Narra la tradizione che Cartagine abbia inviato l’illustre prigioniero a Roma perché convincesse i romani a chiedere la pace. L’intesa era che, se questi non avessero accettato, egli sarebbe ritornato a Cartagine e sarebbe stato giustiziato. Marco Atilio Regolo, in quegli anni di prigionia, aveva potuto agevolmente rendersi conto delle terribili condizioni economiche in cui versava la città nemica e probabilmente delle trame politiche che sempre hanno contrassegnato Cartagine e ne hanno infine decretato la sorte. Anziché appoggiare la causa della pace, Regolo, rivelò ai concittadini la condizione economico-politica dei nemici, esortando Roma a procedere con un ultimo sforzo, in quanto Cartagine non poteva reggere alla pressione bellica e sarebbe stata sconfitta. Al termine del discorso, onorando la parola data, fece ritorno a Cartagine, dove fu giustiziato.

Non viene menzionato in alcuna fonte l’anno in cui questa missione venne effettuata, ragion per cui si dubita sulla reale veridicità, molto probabilmente la tradizione romana aveva bisogno di una figura eroica che facesse da traino e da ispirazione per un ultimo sforzo bellico che portasse alla vittoria. Dallo slancio che prese nuovamente la guerra nel 246 a.C., è possibile ipotizzare eventualmente che i fatti si siano svolti attorno a quella data.

Pare che l’episodio delle torture subite da Regolo, il taglio delle palpebre  e l’ancor più famoso rotolamento da una collina dentro la botte di chiodi siano, appunto, frutto della propaganda bellica romana; Seneca infatti   parla di crocifissione. Sta di fatto che, con questa fama, Marco Attilio Regolo, da figura storica tutto sommato poco importante, passa alla fulgida e forse immeritata leggenda di eroe salvatore della patria, esempio di  fermezza morale e virtù civiche.

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