Muzio Scevola


Muzio Scevola
Muzio Scevola
Gaio Muzio Scevola, il cui vero nome era Muzio Cordo, visse approssimativamente tra il 524 a.C. ed il 480 a.C., egli è il protagonista di un evento leggendario dal quale trae origine il moderno modo di dire “mettere la mano sul fuoco” riguardo ad un qualcosa di cui si è estremamente sicuri.

La nostra storia si sviluppa nell’anno 508 a.C., quando durante l’assedio da parte degli etruschi, guidati dal Lucumone Lars Porsenna, un giovane aristocratico della città, di nome Muzio Cordo, propose al Senato di elaborare un piano per assassinare il Re etrusco, di modo che l’assedio avesse a terminare, anche perchè questo stava creando numerosi disagi alla città, primo fra tutti la mancanza di cibo. Favorito dal fatto di conoscere bene la lingua nemica in quanto di origini etrusche, Muzio Cordo ottenne presto l’autorizzazione dal Senato ad agire, e senza perdere tempo si insinuò facilmente nel campo nemico, favorito appunto dalle sue origini, e armato di un pugnale raggiunse in breve tempo l’accampamento del Lucumone Porsenna, che in quel momento era intento alla consegna della paga ai propri soldati. Senza lasciar trasparire alcun che, rimase pazientemente in attesa del suo turno, e quando fu a tu per tu con il Lucumone nemico, sferrò il colpo mortale. Sfortunatamente per il romano il colpo raggiunse il sottoposto di Porsenna, era lui che stava consegnando la paga ai soldati ed era lui che Muzio Cordo scambiò per il Re nemico.

Muzio Scevola sacrifica la sua mano destra al cospetto di Porsenna
Muzio Scevola sacrifica la sua mano destra al cospetto di Porsenna

Naturalmente Muzio venne immediatamente circondato e catturato dalle guardie che lo portarono innanzi a Porsenna, quello vero questa volta! Il romano subito confessò che il suo intento era di ucciderlo, e per punirsi del proprio errore non esitò a mettere la sua mano destra all’interno di un braciere ardente che si trovava accanto a lui e che sarebbe servito per i sacrifici. Muzio Cordo tolse la mano dal fuoco solo dopo che questa fu del tutto consumata, prendendo da quel giorno il soprannome di Muzio Scevola, ovvero Muzio il mancino.
Impressionato da un così coraggioso gesto, Porsenna decise di liberare Muzio, che nell’occasione, oltre che del coraggio, fece sfoggio anche di grande astuzia, egli infatti disse: “Per ringraziarti della tua clemenza, voglio rivelarti che trecento giovani nobili romani hanno solennemente giurato di ucciderti. Il fato ha stabilito che io fossi il primo e ora sono qui davanti a te perché ho fallito. Ma prima o poi qualcuno degli altri duecentonovantanove riuscirà nell’intento». Quella falsa rivelazione mise in agitazione non solo il Lucumone in persona, ma anche tutta l’aristocrazia etrusca, che colpita dal coraggio romano, decise che era più importante salvaguardare la vita del proprio Re, piuttosto che interessarsi del destino dei Tarquini. Porsenna decise così di intavolare trattative di pace con Roma.

Una curiosità per finire: in via Sallustiana a Roma, sul muro dell’ex palazzo dell’I.N.A. ora ceduto all’ambasciata americana, a sinistra del cancello principale, su una porta di ferro, esiste una targa che rappresenta una mano nel fuoco. Secondo la tradizione romana, quello è il punto preciso dove era accampato Porsenna, appena fuori le mura dei Re, di cui si possono vedere i resti tra via Sallustiana e via Carducci.

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