Sol Invictus


Il Sol Invictus o, per esteso, Deus Sol Invictus, era un appellativo religioso usato per diverse divinità nel tardo Impero romano: Helios, El-Gabal, Mitra che finirono per essere assimilate, nel periodo della dinastia dei Severi.
Questo culto ha origine in oriente. Ad esempio le celebrazioni del rito della nascita del Sole in Siria ed Egitto erano di grande solennità e prevedevano che i celebranti ritiratisi in appositi santuari ne uscissero a mezzanotte, annunciando che la Vergine aveva partorito il Sole, raffigurato come un infante.
Fu grazie all’eccentrico imperatore Eliogabalo che il culto acquisì importanza a Roma. Egli tentò prematuramente di imporre il culto di Elagabalus Sol Invictus, il Dio solare originario della sua città natia, Emesa, in Siria. Eliogabalo fece costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul colle Palatino. Con la morte violenta dell’imperatore nel 222 d.C., questo culto cessò di essere coltivato a Roma, anche se molti imperatori continuarono ad essere ritratti sulle monete con l’iconografia della corona radiata solare per quasi un secolo.

Ipotetica raffigurazione di Gesù nelle vesti del dio-sole Apollo-Helios/Sol Invictus alla guida del carro.
Ipotetica raffigurazione di Gesù nelle vesti del dio-sole Apollo-Helios/Sol Invictus alla guida del carro.

Nel 272 d.C., l’imperatore Aureliano sconfisse la principale nemica dell’impero, la Regina Zenobia del Regno di Palmira, grazie all’aiuto provvidenziale della città stato di Emesa. L’imperatore stesso dichiarò di aver avuto in sogno la visione del dio Sole di Emesa, che interveniva per rincuorare le truppe in difficoltà nel corso della battaglia decisiva. Due anni più tardi Aureliano trasferì a Roma i sacerdoti del dio Sol Invictus e ufficializzò il culto solare di Emesa, edificando un tempio sulle pendici del colle Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti chiamati, “pontifices solis invicti”. L’adozione del culto del Sol Invictus fu interpretata da Aureliano come un forte elemento di coesione per tutto l’impero, dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni, e ciò era ancor più motivato dal fatto che anche molte divinità greco-romane, come Giove e Apollo, erano identificate con il sole.
Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus in una data ignota verso la fine del 274 d.C., facendo del dio-Sole la principale divinità del suo regno ed indossando egli stesso una corona a raggi. E’ probabile che a lui risalga la festa solstiziale del Dies Natalis Solis Invicti, “Giorno di nascita del Sole Invitto”. La scelta di questa data poteva rendere ancora più importante la festa, in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali.
Anche l’imperatore Costantino sarebbe stato un cultore del Dio Sole, in qualità di Pontifex Maximus. Egli, infatti, raffigurò il Sol Invictus sulla sua monetazione ufficiale, con l’iscrizione “SOLI INVICTO COMITI”, “Al compagno Sole Invitto”, definendo quindi il dio come un compagno dell’imperatore.
Successivamente con un decreto del 7 marzo 321 d.C., Costantino stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, Dies Solis) doveva essere dedicato al riposo. Dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 d.C., Costantino, ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto imperiale fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita del Sol Invictus. Il “Natale Invitto” divenne quindi il “Natale” dei cristiani.
Verso la metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa cattolica, come tramandato da Giovanni Crisostomo nel 390: ” In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma.”.

Aureliano con la corona radiata, su una moneta di bronzo
Aureliano con la corona radiata, su una moneta di bronzo

Raffigurazione del Sol Invictus
Raffigurazione del Sol Invictus

Molto prima che Eliogabalo e i suoi successori diffondessero a Roma il culto del Sol invictus, molti romani ritenevano che i cristiani adorassero il sole: L’imperatore Adriano scriveva infatti che:
« Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo ».
Tertulliano invece scriveva che:
« …molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia ».
Questa confusione era senz’altro favorita dal fatto che Gesù era risorto nel primo giorno della settimana, ovvero quello dedicato al sole, e perciò i cristiani avevano l’abitudine di festeggiare proprio in quel giorno, giorno che oggi corrisponde alla domenica.
L’abitudine di chiamare tale giorno “giorno del Signore” (dies dominica, da cui, appunto il nome domenica) compare per la prima volta alla fine del primo secolo, prima cioè che il culto del Sol Invictus prendesse piede.
Anche la decisione di celebrare la nascita di Cristo in coincidenza col solstizio d’inverno ha dato origine a molte controversie, dato che le date di nascita di Gesù fornite dai Vangeli sono imprecise e di difficile interpretazione. Le prime notizie di feste cristiane per celebrare la nascita di Cristo risalgono circa all’anno 200 d.C.. Nel 204 d.C. circa, lo scrittore e teologo romano, Ippolito, propone come data il 25 dicembre. La decisione, tuttavia, di unificare la data delle celebrazioni proprio il 25 dicembre potrebbe essere stata decisa per motivi politici in modo da congiungersi e sovrapporsi alle feste pagane dei Saturnali e del Sol invictus.

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