Adrianopoli il 9 agosto 378 d.C.,

La battaglia di Adrianopoli il 9 agosto del 378 d.C., si inserisce in un contesto storico del tutto particolare, in quanto l’Impero romano, già in crisi economica e politica rimaneva comunque il punto di riferimento di tutta l’area mediterranea.

Adrianopoli, il 9 agosto 378 d.C.
Adrianopoli, il 9 agosto 378 d.C.
ADRIANOPOLI IL 9 AGOSTO 378 D.C., CONTESTO STORICO:

Nonostante l’Impero romano uscisse vessato dalle numerose lotte intestine e dalle sanguinose guerre civili, rimaneva pur sempre una  super potenza in grado di generare timore e rispetto a tutto quel mondo che gravitava attorno al Mar Mediterraneo. I motivi che portarono al declino l’Impero romano sono molteplici, ma uno dei luoghi comuni maggiormente diffusi è quello rappresentato dalla decadenza e dalla incapacità delle sue armate a causa dell’indisciplina dei barbari che già da tempo ingrossavano le fila dell’esercito. Erano si lontani i tempi di Giulio Cesare o Traiano, durante i quali i soldati romani si distinguevano per la ferrea disciplina e per la loro solidità, ma sbaglia chi pensa che l’esercito barbarizzato del IV secolo fosse più debole e incapace di vincere le battaglie. L’esercito romano non si era indebolito, era solo cambiato, già Costantino, ma anche i suoi predecessori attuarono delle significative riforme che finirono per dividere l’esercito in “Limitanei”, soldati a guardia delle frontiere, e “Comitatensi”,  veterani e cuore delle forze armate romane, e più pronto a rispondere alle esigenze di quei tempi. Veniva perciò dato meno spazio alle legioni di fanteria pesante per immettere più truppe a cavallo, e fra questi vanno certamente citati i cavalieri catafratti,  che potevano meglio fronteggiare le temibili tribù delle steppe.

Se dal punto di vista politico ed economico, l’Impero annaspava, lo stesso non si può dire sul piano militare, e la grande vittoria ottenuta solo pochi anni prima (357), ad Argentoratum (Strasburgo), ai danni dei temutissimi e numerosissimi Alamanni, per opera dell’Imperatore Giuliano al comando di soli 13.000 uomini, lo dimostra in pieno. Fatto sta che nel 376 d.C., l’Impero, già diviso in due parti, veniva governato dall’Imperatore Graziano, ad occidente e da Valente nella parte orientale. La fine ufficiale dell’Impero di occidente si ebbe un secolo più tardi, ma si può ben affermare che tutto iniziò ad oriente in questo periodo, per opera dei Goti, che i romani già conoscevano benissimo per averli affrontati e battuti in più di un’occasione. Il popolo dei Goti che abitavano le pianure dell’Ucraina meridionale era insidiato dalle scorribande delle tribù euroasiatiche provenienti dalle steppe della Russia e della Mongolia, primi fra tutti i temibili Unni. Gli Unni seminarono il terrore e annientarono i Goti, e coloro i quali non vennero uccisi vennero, o integrati negli eserciti nemici, oppure si diedero alla fuga, causando forti pressioni sui confini romani. I Goti chiesero perciò il permesso alle autorità romane di poter varcare il confine imperiale per cercare la salvezza, e se in un primo momento la risposta fu negativa, in seguito, l’Imperatore Valente che aveva necessità di nuovi coloni, soldati e contadini, soprattutto a basso costo, acconsentì alle richieste dei barbari, a patto che questi varcassero i confini senza armi e avessero giurato fedeltà a lui come loro Imperatore.  I profughi accettarono le condizioni a loro imposte e vennero così presi in consegna dai romani, ma qui proprio il malgoverno e la corruzione che già da anni flagellavano l’Impero, presero il sopravvento, e così i prefetti che avevano il compito di occuparsi delle vettovaglie, iniziarono a rivendere sui mercati tutto ciò che potevano lasciando ai Goti solo cibo scadente, se non addirittura completamente deteriorato, non solo, a molti venne concesso il permesso di varcare il confine in armi in cambio di molto oro o di prestazioni sessuali con le loro figlie o le loro mogli. La situazione precipitò in breve tempo causando la ribellione dei profughi.

ADRIANOPOLI IL 9 AGOSTO 378 D.C., PREPARAZIONE E BATTAGLIA:

Feriti così nel loro orgoglio, i Goti non si fecero più scrupoli, le campagne di Mesia e Tracia vennero devastate, ogni cittadino romano venne trucidato o ridotto in schiavitù, ogni villaggio venne dato alle fiamme. L’esercito barbarico pur mancando di macchine d’assedio che gli impedivano di conquistare città, respingeva regolarmente ogni armata che l’Imperatore Valente arruolava nel tentativo di fermarne l’impeto, in più, la grande massa di profughi Goti era ora guidata dal nobile Visigoto, Fritigerno che si rivelò un comandante di tutto rispetto. Fu così che vista l’incapacità degli eserciti di porre fine alla rivolta, che l’Imperatore d’oriente, Valente, decise di scendere in campo in prima persona, arruolando un forte esercito composto in maggior parte dai reparti di “Comitatensi”, soldati veterani addestratissimi e temprati da anni di guerre. Radunata la forte armata a Costantinopoli, Valente si mosse per fronteggiare i Goti di  Fritigerno, alla ricerca di una battaglia che potesse infine risolvere una volta per tutte la questione. Nel frattempo anche l’Imperatore occidentale, Graziano, nipote di Valente, si mosse con i rinforzi che aveva messo a disposizione, ma il sovrano orientale che non intendeva dividere la gloria della vittoria, di cui era certissimo, con nessun’altro, marciò più velocemente e senza perdere altro tempo assaltò il campo nemico. Come da tradizione il campo dei Goti era formato dalla moltitudine dei loro carri disposti in cerchio, a formare una sorta di muro su ruote profondissimo e praticamente impenetrabile, d’altro canto i romani d’oriente potevano contare su circa 25-30.000 uomini straordinariamente addestrati e pronti alla guerra.

Adrianopoli, il 9 agosto 378 d.C.
Adrianopoli, il 9 agosto 378 d.C.
ADRIANOPOLI IL 9 AGOSTO 378 D.C., LA BATTAGLIA:

Il 9 agosto del 378 d.C., si rivelò essere una tipica giornata estiva, estremamente afosa, e proprio in questo contesto, l’Imperatore Valente decise di schierare i suoi soldati per la battaglia con la classica formazione che vedeva i reparti di fanteria pesante al centro e con la cavalleria leggera e pesante poste sui lati. Nello stesso tempo anche i barbari, che potevano contare su circa 40.000 armati, uscirono dalla loro cerchia di carri per disporsi allo scontro, e ben presto, con grande sorpresa da parte romana, nessuno aveva visto schierarsi i reparti di cavalleria, il loro vero punto di forza. La giornata trascorse nell’inattività poichè nè Fritigerno, nè Valente vollero fare la prima mossa, ma fu proprio un reparto di cavalleria pesante romana a rompere lo schieramento, venendo a contatto con i barbari, e lo scontro si infiammò. I Goti caricarono la cavalleria romana mettendola in difficoltà, e proprio in quel momento, dalle colline circostanti, l’intera cavalleria barbarica si palesò, gettandosi nella mischia in brevissimo tempo. lo scontro che ne scaturì fu violentissimo, la cavalleria romana, in chiara inferiorità vacillò ben presto, ripiegando verso il centro, dove però la fortissima fanteria tenne saldamente il posto, limitando i danni. Sempre più fiduciosi, i Goti presero ad assaltare anche la fanteria romana nel tentativo di fiaccarne la resistenza, nel mentre, alcuni reparti di cavalieri imperiali riuscirono a farsi strada combattendo fino a ridosso del campo nemico, accorgendosi però solo in un secondo tempo di trovarsi completamente isolati, così privati di ogni protezione vennero annientati e messi in fuga, con la nuova aggravante che ora l’intera fanteria era priva di protezione e abbandonata ad assorbire le ripetute cariche nemiche.

La fanteria romana che stava così combattendo con grande successo si ritrovò completamente circondata, di fronte la linea formata dalla fanteria barbarica, che cedeva si terreno, ma non mollava la presa, mentre tutto intorno, orde di cavalieri Goti e Alani scoccavano una miriade di frecce, uccidendo moltissimi soldati, mentre le cariche di altri reparti di cavalleria fecero il resto, aprendo delle profonde spaccature nello schieramento romano, fu un’autentica carneficina. Ammiano Marcellino ci racconta che:  i fanti rimasti allo scoperto si strinsero in gruppi così stipati gli uni sugli altri, che a stento potevano sguainare la spada o muovere le braccia. E a causa della polvere che s’era levata, non si vedeva più il cielo, rimbombante di orribili grida”. 

I soldati romani superstiti resistettero quanto loro era possibile, continuando nonostante tutto a combattere e ad infliggere perdite al nemico, ma il destino era ormai segnato, e la pioggia di dardi che continuava a cadere su di loro, non solo annientò quel che rimaneva di loro, ma uccise persino l’Imperatore d’oriente, Valente. Proprio sulla morte di Valente, nel corso della storia, due versioni dei fatti vengono riportate, nella prima, l’Imperatore muore sul campo insieme ai suoi soldati, nella seconda invece si narra che, vista la sconfitta ormai imminente, Valente sia fuggito con pochi fedeli, inseguito dai cavalieri nemici, trovando poi riparo all’interno di un mulino. Qui i nemici che lo braccavano, ignorando la caratura della loro preda, senza curarsene troppo incendiarono la struttura causando in questo modo la morte dell’Imperatore.

ADRIANOPOLI IL 9 AGOSTO 378 D.C., CONSEGUENZE:

L’eco della sconfitta subita dai romani fu enorme, non era certo la prima volta che un esercito romano perdeva una battaglia contro le tribù barbariche, ma certamente era la prima volta che un’orda di barbari vagava a piede libero all’interno dei confini imperiali e per giunta dopo aver ucciso l’Imperatore in persona. In piena fiducia i Goti presero ad assediare la città di Adrianopoli, ma senza successo, dopo di che si diressero verso Costantinopoli, ma le difese della città si rivelarono un ostacolo insormontabile per la loro scarsa conoscenza in materia di assedi. Quello che comunemente è indicato come l’inizio del declino dell’Impero romano, rappresentò viceversa un punto di partenza per la parte orientale, e per la città di Costantinopoli, i reggenti che seguirono seppero infatti fare tesoro degli errori commessi, e superata la crisi del IV e del V secolo d.C., favoriti anche dalla topografia dell’Impero d’oriente separato dallo stretto dei Dardanelli, resistettero per altri mille anni, fino a quando nel 1453 d.C., non seppero far fronte alle inarrestabili truppe ottomane.

credits to:

https://oltrelalinea.news/2017/11/09/la-battaglia-di-adrianopoli-quando-i-barbari-piegarono-limpero-romano/

 

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