Battaglia di Aquae Sextiae

La battaglia di Aquae Sextiae, (odierna Ax-en-Provence, nel sud della Francia), fu combattuta e vinta dai romani nel 102 a.C., contro le tribù dei Teutoni e degli Ambroni. I legionari guidati da Gaio Mario, il generale e politico  che grazie alla sua riforma, rinnovò le formazioni degli eserciti repubblicani, ebbero la meglio grazie alle loro migliorate tattiche sul campo, e alle superiori qualità strategiche del comandante romano.

Battaglia di Aquae Sextiae
Battaglia di Aquae Sextiae

BATTAGLIA DI AQUAE SEXTIAE, ANTEFATTI:

Attorno al 120 a.C., diverse tribù germaniche e del nord Europa iniziarono una migrazione di massa, alla ricerca di territori più favorevoli al sostentamento di una comunità che era diventata nel tempo sempre più ampia e numerosa. Dai loro territori dello Jutland, affacciati sul Mar Baltico, le tribù dei Cimbri e dei Teutoni, iniziarono un cammino che le portarono prima a tentare di insediarsi nella regione della Boemia, e poi in un secondo momento, nei territori dell’odierna Serbia, nei dintorni della moderna città di Belgrado. Battuti e spinti via dalle popolazioni locali, le tribù germaniche si spostarono più a nord, arrivando in Carinzia, una regione che all’epoca era già sotto la protezione di Roma. Nel 113 a.C., per difendere i territori alleati, da Roma partì il console Gneo Papirio Carbone, che nonostante i propositi non bellicosi dei Teutoni, e che anzi offrirono di ritirarsi in altri luoghi, decise comunque di affrontarli in battaglia a Noreia, nei pressi di Klagenfurt, rimediando però una sonora sconfitta. I romani vennero battuti, ma i germani non furono comunque in grado di sfruttare la vittoria, in quanto la battaglia costò anche a loro un gran numero di vittime. Una eventuale invasione della pianura padana era comunque stata evitata e i germani, attraversando il Danubio si stanziarono per qualche tempo in Baviera, in attesa poi di trasferirisi in una zona più tranquilla. La regione individuata dai Teutoni fu la Gallia, ignorando completamente che anche li se la sarebbero dovuta vedere con i romani.

Nel 109 a.C., gli eserciti consolari inviati da Roma per difendere i territori della Gallia Narbonense, furono ancora una volta annientati dai germani all’altezza del Rodano, e nel 107 a.C., nei pressi di Burdigala (Bordeaux). Due anni più tardi gli eserciti dei consoli Servilio Cepione e Gneo Manlio Massimo, si fecero nuovamente incontro ai barbari, ma a causa dei dissidi fra i due, anzichè unire le forze, i due comandanti preferirono affrontare il nemico separatemente, cosa che avvenne il 6 di ottobre del 105 a.C., presso Arausio (odierna Orange), andando incontro ad un’altra netta sconfitta. Nonostante questa nuova grande vittoria, i germani non ne approfittarono nuovamente, preferendo uno spostamento in terra spagnola, dalla quale però vennero quasi subito ricacciati indietro dalle popolazioni celtibere. A questo punto Cimbri e Teutoni decisero per l’invasione del nord Italia, pensando di dividere le proprie forze in tre parti allo scopo di penetrare nella penisola da tre direttrici differenti, un errore che a conti fatti si rivelerà per loro fatale. Fu così che i Teutoni presero la via delle Alpi Marittime, lungo la strada già percorsa da Annibale poco più di un secolo prima, i Cimbri decisero invece di attraversare il confine più a nord, all’altezza del passo del Brennero, mentre la tribù dei Tigurini preferì fare un giro più largo e recarsi in Pannonia, dalla quale poi avrebbe tentato l’invasione dalle Alpi Giulie. Nel 102 a.C., i Teutoni si apprestarono a varcare le Alpi con circa 100.000 unità, comprese di donne e bambini al seguito, a loro si fece incontro il console Gaio Mario, da poco reduce dalla vittoria in terra africana contro Giugurta, contando su circa 32.000 legionari.

BATTAGLIA DI AQUAE SEXTIAE, SVOLGIMENTO:

Per prima cosa, Mario stabilì il proprio accampamento fra il fiume Rodano e l’Isere, esattamente al crocevia delle strade che portavano ai passi del piccolo San Bernardo e del Monginevro, dopo di che diede ordine ai suoi soldati di non cedere in alcun modo alle provocazioni dei barbari, che nel frattempo si erano avvicinati al campo, mettendo in mostra non solo la loro superiorità numerica, ma anche di stazza e di prestanza fisica. Visto che i romani non cadevano nei loro tranelli, il Re dei Teutoni, Teutobod, dopo aver razziato tutto il possibile e dopo aver constatato la mancanza di mezzi per assediare il campo romano, decise di passare oltre e puntare dritto verso l’Italia. Alcune fonti ci raccontano che i romani osservarono il passaggio dei barbari accanto al loro campo per circa sei gironi. Fatto sta che quella era proprio la mossa che Mario aveva previsto, così il console romano levò il campo in breve tempo e grazie alla conoscenza di alcune strade sconosciute ai germani, riuscì a tagliare la strada alle avanguardie barbariche, formate dalla tribù degli Ambroni, accampandosi poi nei pressi di Aquae Sextiae (odierna Ax-en Provence). Proprio qui durante la costruzione del campo, gli addetti al trasporto dell’acqua, che attingevano dalle vicine fonti, entrarono in contatto con i barbari, incaricati del medesimo ruolo, e ne nacque un primo aspro scontro che vide protagonisti gli alleati Liguri. Mentre i germani erano infatti impegnati a guadare un fiume per far ritorno tra le loro fila, i Liguri caricarono con impeto, lasciando in vita solo quei pochi  che non avevano rotto le schiere. Presi dalla fiducia, i romani si spinsero fino al campo degli Ambroni, dove però incontrarono la forte resistenza  di coloro che erano sopravvissuti al primo attacco, ma anche delle donne che coraggiosamente lottavano accanto ai loro mariti. Questo primo scontro si risolse in un nulla di fatto, e terminò solo quando i romani decisero di ripiegare verso il loro accampamento.

Battaglia di Aquae Sextiae, la località di Pourrieres, dove si volse la battaglia
Battaglia di Aquae Sextiae, la località di Pourrieres, dove si svolse la battaglia

L’ARRIVO DEI TEUTONI E SCONTRO FINALE:

Terminato il primo scontro, il console Mario, a causa dell’ora ormai tarda, si accorse dell’impossibilità di completare adeguatamente il campo, temendo per questo improvvisi attacchi notturni, che tuttavia non avvennero neppure per i giorni seguenti, in quanto gli Ambroni, a causa delle gravi perdite subite, preferirono aspettare l’arrivo dei più numerosi Teutoni. Il tempo, involontariamente concesso dai germani, consentì a Mario di consolidare l’accampamento e inoltre di spedire uno squadrone di cavalleria composto da 3.000 soldati sulle colline che fiancheggiavano la pianura sulla quale sostavano i nemici, allo scopo di utilizzarli come “effetto sorpresa”, nella battaglia che avrebbe avuto luogo da li a poco. Il giorno seguente Mario schierò le sue legioni pronte per la battaglia, facendole precedere dalla cavalleria, a quella vista i germani attaccarono immediatamente cercando di impedire che la fanteria potesse regolarmente schierarsi sulla pianura del fondo valle. Così facendo però, i germani furono costretti a lanciare il loro attacco in salita, mentre i romani ebbero il considerevole vantaggio di impattare il nemico in discesa e quindi con maggior forza, e fu proprio a quel punto che Mario ordinò ai legionari di scagliare i giavellotti contro i germani disuniti dalla loro disordinata rincorsa, provocando subito gravissime perdite. Con l’aggiunta del terreno favorevole i romani fecero indietreggiare i nemici fino alla pianura e proprio a quel punto, Mario fece entrare in scena il contingente di 3.000 uomini, nascosto fra le colline e fino a quel momento spettatore. Lo squadrone guidato da Claudio Marcello caricò con grande violenza le retroguardie barbariche, provocando grande panico fra i nemici e causandone il rapido  sfaldamento, trasformando la battaglia in un’autentica caccia all’uomo che si protrasse fino a notte inoltrata.

Al termine della battaglia i romani giunsero al campo nemico, dove nel frattempo si erano rifugiate tutte le donne e i bambini. Queste pregarono i romani di avere salva la vita e di essere quanto meno vendute come schiave, ma al rifiuto di questi ultimi, prese dallo sconforto, uccisero prima tutti i loro figli dando poi vita ad un suicidio di massa che non risparmiò nessuno. Dopo questi avvenimenti, il campo dei Teutoni venne  saccheggiato e Mario divise il bottino fra i suoi soldati, mentre quanto fu ritenuto non idoneo al suo trionfo venne ammassato e dato alle fiamme.

CONSEGUENZE:

Le fonti storiche ci raccontano che un numero pari a 100.000 barbari venne sterminato, praticamente l’intero popolo dei Teutoni, dopo la battaglia il campo era talmente ricoperto di cadaveri che il luogo venne in seguito ribattezzato “Campi Putridi”, un nome confermato nell’attuale toponimo dell’attuale località che sorge in quella pianura: “Pourrieres”. Negli anni seguenti il luogo divenne celebre per la sua fertilità, e pare che i contadini della zona reggessero i loro vigneti e ne definirono i confini, grazie alle ossa ritrovate in gran quantità. I prigionieri furono fra le 80 e le 90.000 unità, fra i quali risultava anche il Re Teutobod, che durante la battaglia era riuscito a fuggire presso i Galli Sequani, che però lo catturarono e lo consegnarono ai romani, e in seguito esibito da Gaio Mario durante il trionfo per le vie della Capitale. Altri prigionieri furono mostrati l’anno successivo ai Cimbri, come monito, prima della decisiva battaglia dei Campi Raudi, che segnò la definitiva riscossa romana nei confronti delle temibili tribù germaniche.

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