Battaglia di Farsalo

La battaglia di Farsalo si svolse il 9 agosto del 48 a.C. e  rappresentò lo scontro decisivo tra l’esercito di Giulio Cesare, rappresentante della fazione dei “Populares” e di Pompeo Magno, a capo dei cosiddetti “Optimates”. La battaglia di Farsalo si risolse con la netta vittoria di Giulio Cesare e segnò l’inizio della totale supremazia di quest’ultimo che combattè come legittimo rappresentante delle istituzioni repubblicane.

Battaglia di Farsalo
Battaglia di Farsalo

Battaglia di Farsalo, contesto storico e preludio alla battaglia:

Dopo aver portato a termine la conquista della Gallia, Giulio Cesare vide accrescere notevolmente i suoi nemici e detrattori, in più dopo la morte di Crasso del 53 a.C., a Carre, il primo triumvirato fu di fatto annullato, e Pompeo, alla guida del Senato, cercò in ogni modo di costringere Cesare a rinuciare ai suoi poteri proconsolari. Naturalmente Cesare rimase sulle proprie posizioni e per tutta risposta, nella notte tra il 10 e l’11 di gennaio del 49 a.C., varcò in armi il Rubicone, il confine stabilito oltre il quale nessun generale poteva oltrepassare con le armi. L’atto ostile del generale delle Gallie rappresentò per il Senato una vera e propria dichiarazione di guerra.

Ben presto Giulio Cesare riuscì a portare dalla sua parte una grossa fetta dell’Italia centro-settentrionale, mentre Pompeo preferì lasciare Roma per organizzare le sue forze presso Brindisi. Il proconsole delle Gallie tentò di raggiungere Pompeo in Puglia, ma quest’ultimo, sottraendosi ancora allo scontro, imbarcò i suoi uomini e giunse sulle coste dell’Epiro. Qui, Cesare, piuttosto che continuare a dare la caccia a Pompeo, preferì rivolgere la propria attenzione verso la Spagna, regione di cui Pompeo era proconsole, in soli due mesi le legioni cesariane ebbero la meglio su quelle pompeiane stanziate in quella provincia. Solo una volta pacificato l’Occidente, Cesare si dedicò all’inseguimento di Pompeo al di la del Mare Adriatico. Pompeo Magno nel frattempo si era stabilito in una posizione molto vantaggiosa, presso Dyrrachium (odierna Durazzo), dove si era preoccupato di riorganizzare al meglio il proprio esercito, ma il 5 gennaio del 48 a.C., Giulio Cesare, una volta rientrato dalla Spagna, si imbarcò a Brindisi alla volta dell’Epiro, dove riuscì a sbarcare dopo aver aggirato la flotta del nemico. Qui Cesare prese atto della miglior posizione di cui godeva l’esercito avversario, ma soprattutto si rese conto che Pompeo aveva a disposizione molti più uomini, si accampò quindi presso il fiume Apso in attesa di rinforzi. Una volta unite le forze a quelle del suo legato Marco Antonio, Cesare conquistò alcune città costiere per poi dirigersi verso Dyrrachium, nel tentativo di accerchiare le forze nemiche. Dopo alcuni scontri Pompeo riuscì a far valere la sua superiorità numerica sfondando le linee cesariane. La tattica di Giulio Cesare cambiò, il condottiero romano infatti intuì che il solo modo di prevalere sulle legioni pompeiane era quello di provocarle ad una battaglia campale, nella quale i suoi veterani, seppur in inferiorità numerica ma molto più temprati dalle guerre, avrebbero potuto avere la meglio. Dal canto suo, Pompeo, imbaldanzito dal primo successo ottenuto dai suoi, vide che il morale delle truppe era altissimo, ragion per cui, pensava che in un’eventuale battaglia in campo aperto, la vittoria gli avrebbe ancora una volta arriso.

Battaglia di Farsalo, busto di Pompeo Magno
Battaglia di Farsalo, busto di Pompeo Magno

Cesare si addentrò quindi in Tessaglia, dove trovò l’appoggio di quasi tutti i centri abitati, ad eccezione di Larissa, dove il pompeiano Quinto Cecilio Metello Pio era giunto alla guida delle legioni orientali. In Tessaglia, Cesare riorganizzò e preparò il suo esercito ad ogni evenienza, accettando sia lo scontro con Pompeo, sia di inseguirlo nel caso avesse deciso di far ritorno in Italia, ma anche di scontrarsi con le legioni di Metello. Pompeo, conscio del fatto che Metello avrebbe potuto costituire un rinforzo decisivo, decise di marciare contro le legioni di Cesare. Una volta congiunte le forze con quelle di Quinto Cecilio Metello, Pompeo e i suoi generali pensarono di avere la vittoria in pugno considerato il numero soverchiante di legionari a loro disposizione,e pensarono più a come dividersi cariche e bottino, piuttosto che organizzare un vero piano di battaglia.

Battaglia di Farsalo, forze in campo:

Le forze che Giulio Cesare aveva in dotazione erano composte da circa 22.000 uomini, per lo più composte dalle legioni che avevano combattuto in Gallia, temprate da anni di battaglie e legatissime al proprio generale, per il quale avrebbero combattuto fino alla morte anche nelle condizioni più avverse, queste legioni vantavano una disciplina inflessibile e una esperienza impareggiabile in battaglia. Altri 12.000 uomini vennero inviati in Macedonia e in Grecia per assicurare i rifornimenti alle truppe, a conti fatti le truppe di Cesare si schierarono così sul campo: la Legio X all’ala destra sotto la guida di Publio Cornelio Silla, l’ottava e la nona legione all’ala sinistra sotto la guida di Marco Antonio, mentre al centro erano schierate le restanti cinque legioni sotto il comando di Gneo Domizio Calvino. Cesare poi disponeva di poche altre coorti che preferì mantenere a guardia delle salmerie.

Le forze a disposizione di Pompeo, per stessa ammissione dello stesso Cesare, erano almeno il doppio, circa 45.000 legionari e almeno 7.000 cavalieri, e si schierarono così a battaglia: all’ala sinistra, alla guida dello stesso Pompeo, le due legioni che per decreto senatoriale Cesare dovette cedere a Pompeo, in vista delle campagne di Partia, vale a dire la prima e la terza,  oltre alla cavalleria, agli arcieri e i frombolieri, al centro vennero posizionate le legioni provenienti dalla Siria, alla guida di Quinto Cecilio Metello Pio, mentre all’ala destra, sotto il comando Lucio Afranio, venne schierata la legione della Cilicia, più il supporto di alcune coorti provenienti dalla Spagna.

Battaglia di Farsalo, busto di Giulio Cesare
Battaglia di Farsalo, busto di Giulio Cesare

Battaglia di Farsalo, lo scontro:

In battaglia Cesare, oltre ad avere truppe meglio preparate, ebbe un altro piccolo vantaggio, che alla luce dell’esito della battaglia, non fu di poco conto, a capo della cavalleria pompeiana vi era Tito Labieno, suo luogotenente durante la conquista delle Gallie, prima di passare con il nemico. Giulio Cesare conosceva perfettamente il modo con cui Tito Labieno conduceva le azioni della cavalleria, ragion per cui già sapeva che per prima cosa avrebbe caricato il lato più debole del suo esercito per poi tentare di accerchiare lo schieramento fino ad annientarlo. Cesare quindi adottò le contromisure necessarie: per prima cosa separò dal lato destro dello schieramento le sei coorti di soldati più esperti posizionandoli come riserva, questa mossa oltre che concedere a Cesare una unità pronta ad accorrere in ogni momento laddove fosse necessario, permetteva di fingere un finto lato debole dove Labieno avrebbe certamente concentrato la prima carica. Tutto si svolse esattamente come Giulio Cesare aveva preventivato, Pompeo schierò le sue armate in formazione allargata per tentare di impressionare il nemico, e non appena iniziò lo scontro Tito Labieno lanciò la carica proprio sul lato destro dello schieramento cesariano. Durante lo scontro delle fanterie, non appena Labieno venne a contatto con il lato destro dello schieramento di Cesare, venne prontamente circondato dalle coorti di riserva separate precedentemente dal generale romano, a Labieno non rimase altro che ritirarsi, nel dettaglio Cesare racconta che i suoi soldati lanciavano i loro giavellotti ad altezza viso, cosa non in uso all’epoca, perchè i giovani e meno avvezzi alla guerra, cavalieri pompeiani avevano il terrore di restare orrendamente sfigurati, anche questo contribuì a fiaccare la resistenza della cavalleria di Labieno. Fu a questo punto che Marco Antonio, vista sventata la minaccia sul lato più sguarnito, fece avanzare le sue legioni, mentre al contrario, le legioni di Pompeo, vista sconfitta la cavalleria su cui facevano conto per ottenere la vittoria, iniziarono ad indietreggiare demoralizzate. Con la perdita di due fronti su tre, Pompeo considerò persa la battaglia e si ritirò con tutto il suo stato maggiore, cosa che  permise di salvare la vita a lui a tutti i suoi ufficiali (tranne Lucio Domizio Enobarbo), ma allo stesso tempo perse quelle di almeno 15.000 uomini, mentre i caduti tra le fila di Cesare furono appena 200.

Battaglia di Farsalo,  svolgimento
Battaglia di Farsalo, svolgimento

Battaglia di Farsalo, conseguenze:

Pompeo Magno dopo la sconfitta iniziò una lunga fuga che lo portò sulle coste d’Egitto dove però trovo la morte, assassinato per ordine dei consiglieri del giovane Re, Tolomeo, la leggenda vuole che Cesare, una volta giunto in Egitto, pianse alla vista della testa mozzata del suo nemico. Cesare fece quindi giustiziare Potino, il primo consigliere di Tolomeo, favorendo allo stesso tempo l’ascesa della regina Cleopatra, di cui poi divenne amante. In seguito il giovane Re Tolomeo morì affogando nel Nilo, proprio durante uno scontro con i sostenitori di Cleopatra.

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