Gli spettacoli di Roma antica

Gli spettacoli di Roma antica erano davvero numerosi, aperti a tutti i cittadini, e nella maggior parte dei casi pure gratuiti, essi si distinguevano per i maestosi allestimenti e spesso per la grande crudeltà. Gli antichi romani preferivano di gran lunga gli spettacoli che vedevano protagoniste le lotte fra gladiatori, ma potevano scegliere anche i combattimenti con le belve feroci, dette venationes, le corse dei carri, le gare di atletica, o gli spettacoli teatrali dei mimi. oppure ancora le imponenti naumachie, molto rare però per i costi elevati che servivano per organizzarle. In epoca imperiale, Giovenale già rimpiangeva la sobrietà e il rigore repubblicano e alcuni decenni più tardi, anche lo scrittore Frontone ribadiva di come le uniche preoccupazioni del popolo fossero legate esclusivamente alle vettovaglie e agli spettacoli, la stessa classe dirigente infatti era molto più interessata a distrarre la popolazione con periodiche donazioni di grano e offrire giochi e spettacoli gratuiti ad ogni festività o ricorrenza.

Gli spettacoli di Roma antica
Gli spettacoli di Roma antica

GLI SPETTACOLI DI ROMA ANTICA, LE FESTIVITA’:

Per la fortuna degli antichi romani le occasioni di assistere a giochi e spettacoli erano davvero numerose, basti pensare che da un calcolo sommario i giorni di festa obbligatori, occupavano più della metà dell’anno. Inoltre va tenuto conto che oltre agli spettacoli offerti dagli imperatori in città, vi erano ricorrenze che si svolgevano nei quartieri più piccoli oppure nei borghi rurali,  altre che si svolgevano in ambito militare, e altre ancora offerte a sorpresa dalla benevolenza dell’imperatore, è quindi facile intuire che i giochi fossero quasi quotidiani, si può quindi affermare che non esisteva anno romano che non avesse almeno due giorni di festa a fronte di uno lavorativo.  Svetonio ci racconta di come Ottaviano Augusto intervenne per disciplinare la grande confusione che si sviluppava in città durante le festività:

 “Durante quei giorni pose a guardia della città  dei sorveglianti, perché non fosse esposta al pericolo dei briganti, considerato l’esiguo numero di coloro che vi erano rimasti.»

Ancora Ottaviano Augusto fece in modo che durante gli spettacoli, in qualunque luogo venissero offerti, le prime file di posti a sedere fossero ad uso esclusivo dei senatori, impedendo che i vari ambasciatori provenienti da altri paesi potessero trovare posto nell’orchestra, visto che in passato si era saputo con grande imbarazzo che alcuni di essi erano schiavi affrancati. Separò coloro che facevano parte dell’esercito dal popolo, assegnando gradinate particolari ai plebei sposati, impedendo a coloro che venivano reputati mal vestiti, di trovare posto nelle gradinate intermedie. Non permise inoltre che le donne potessero assistere ai combattimenti fra gladiatori, al contrario degli anni precedenti, controllando con grande rigore che durante le gare di atletica esse potessero entrare, se non dopo la quinta ora dall’inizio delle gare.

GLI SPETTACOLI DI ROMA ANTICA, IL SIGNIFICATO RELIGIOSO:

Originariamente ad ogni festività era accomunato un culto religioso, ad esempio la gara di pesca che si svolgeva l’8 di giugno alla presenza del pretore, costituiva un sacrificio di sostituzione dedicato al dio Vulcano che accettava l’offerta di pesci in cambio dei sacrifici umani che venivano compiuti in epoche più remote. I riti sacrificali che i romani non avevano comunque dimenticato, si manifestavano ancora durante la corsa dei cavalli che si svolgeva nel Fòro il 13 di ottobre, l’animale vincente veniva infatti immolato e il suo sangue usato per l’antico rito di purificazione della “Lustratio”, mentre la testa, una volta recisa, veniva  duramente contesa fra gli abitanti della via Sacra e quelli della Suburra, entrambi ansiosi di mostrare ai loro quartieri l’ambito cimelio. Gli stessi combattimenti fra gladiatori nacquero in origine come spettacoli privati dinnanzi alla tomba dei defunti per placare le divinità. Tutto questo in epoca imperiale venne praticamente del tutto dimenticato, certo l’atteggiamento del cittadino medio, rimaneva rispettoso verso alcune pratiche, che però nel corso degli anni divennero una pura formalità del tutto prive dell’antico significato, e completamente slegate da una vecchia religione che a quell’epoca era già stata sostituita da una simbologia astrologica, ben raffigurata nelle arene e nei circhi. L’arena dove si combatteva e dove  spesso si perdeva la vita, veniva considerata la terra, mentre il fossato che la circondava, il mare, nei circhi invece, l’obelisco presente lungo la spina centrale, rappresentava il sole al punto massimo della sua sommità, i sette giri di pista che dovevano affrontare le bighe dovevano ricordare l’orbita dei sette pianeti del nostro sistema solare, non che il susseguirsi dei sette giorni della settimana, mentre i dodici cancelli dai quali uscivano i carri, figuravano i dodici segni dello zodiaco.

Gli spettacoli di Roma antica
Gli spettacoli di Roma antica

IL RAPPORTO FRA LA FOLLA E L’IMPERATORE:

Quando l’imperatore faceva la sua comparsa nell’anfiteatro, o nel circo che fosse, tutto il pubblico si alzava in piedi, agitando dei fazzoletti bianchi, per manifestare la propria vicinanza e approvazione, per l’onore di condividere insieme gli stessi spettacoli. Viceversa anche il sovrano si serviva del favore della folla come strumento politico, forgiando il suo rapporto con essa e formando quell’opinione pubblica che era venuta via via a mancare a causa della graduale perdita di autonomia del senato e dallo scomparire degli antichi comizi. Gli spettacoli quindi servivano a rafforzare il potere dell’imperatore, ma anche a sfogare gli istinti più bassi, le passioni e le violenze di una popolazione formata anche da ben 150.000 cittadini che, a vario titolo,  vivevano a spese dello stato, ma soprattutto a distrarre per qualche ora i pensieri dai tanti problemi quotidiani. Sempre Svetonio, ci riferisce che Ottaviano Augusto era solito assistere agli spettacoli, seduto in una sala da pranzo appositamente preparata per lui, altre volte prendeva posto nella sua tribuna insieme alla moglie Livia, altre volte invece si assentava per qualche ora, o per qualche giorno dai giochi, scusandosi con il popolo e raccomandando ad esso i magistrati che avrebbero dovuto sostituirlo. Augusto amava molto i giochi nell’arena e non ne fece mai mistero, cosa che lo fece apprezzare ancora di più da tutti i romani, al contrario di Giulio Cesare che invece non amava assistervi, e quando lo faceva preferiva dedicarsi alla lettura o ad altri passatempi. Per il grande amore che aveva verso i giochi, Augusto ne offrì molti, tanti pagati di tasca sua, dispensando poi ricchi premi per la vittoria, amava particolarmente il pugilato, sia quello praticato dagli atleti, che quello organizzato agli angoli delle strade dai singoli cittadini, a cui si appassionava molto nonostante la scarsissima tecnica e il mediocre spettacolo offerto. Per questi motivi, agli atleti vennero aumentati i privilegi di cui godevano, assicurandosi poi che ogni gladiatore combattesse con un’adeguata ricompensa, pretendendo in cambio una disciplina ferrea e un chiaro rispetto delle regole, durante i combattimenti o le gare di atletica o pugliato che fossero.

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