Gli storici dissidenti, Pollione e Trogo

Parallelamente alle storie di Tito Livio, volte ad esaltare il ruolo che Roma ricopriva all’interno del mondo conosciuto di allora, gli storici dissidenti, Pollione e Trogo, ne tramandano un’altra versione, forse volutamente fatta trapelare in tono minore, e purtroppo quasi interamente perduta, che lascia immaginare, dai pochi frammenti giunti fino ai giorni nostri, un tono molto più polemico e comunque non allineato al sistema. Parliamo dei due storici, Gaio Asinio Pollione e Pompeo Trogo.

Gli storici dissidenti, Pollione e Trogo
Gli storici dissidenti, Pollione e Trogo

GLI STORICI DISSIDENTI, POLLIONE E TROGO: GAIO ASINIO POLLIONE:

Gaio Asinio Pollione nacque a Teate, nei pressi dell’odierna Chieti, nel 76 a.C., di lui si sa che giunse a Roma ancora giovanissimo, venendo in contatto ben presto con molte personalità della cultura latina, come ad esempio, Catullo, Virgilio e Orazio, entrando poi in conflitto con il grande oratore Cicerone. Entrato in politica nel corso delle guerre civili, si schierò prima con Cesare, e poi con Marco Antonio, ricoprendo un ruolo diplomatico decisivo nella formazione del secondo triumvirato. Allo scoppio del conflitto fra Antonio e Ottaviano preferì rimanere neutrale, cosa che fece anche quando il secondo emerse dallo scontro come nuovo principe di Roma, ritirandosi dalla vita politica, morendo poi  nel 4 d.C.. Gaio Asinio Pollione fu autore di numerose tragedie, purtroppo andate perdute, e ricordate dagli stessi Orazio e Virgilio, non che di tre lettere scritte nel 43 a.C., e indirizzate post mortem, a Cicerone. Tuttavia l’ opera principale resta la sua “Historiae” di cui restano davvero pochi frammenti e che coprono un periodo molto recente per l’epoca, e cioè dalla formazione del primo triumvirato nel 60 a.C., fino alla battaglia di Filippi avvenuta nel 42 a.C.. I pochi passi dell’opera rimasti non ci permettono di valutarne la vera importanza, ma lasciano intravedere la volontà dello storico di riportare gli eventi nel modo più obiettivo possibile, cercando inoltre di capire le ragioni che li avevano determinati. Nel passo riportato qui sotto, Pollione scrive a Cicerone di quanto abbia sempre desiderato la pace e non la guerra civile che segnava la fine di ogni antico ideale, facendo inoltre un chiaro accenno della stima che lo legava a Giulio Cesare:

“La mia natura e i miei studi poi mi spingono a desiderare la pace e la libertà. Pertanto ho spesso pianto per l’inizio della guerra civile. …..Cesare, poichè mi conobbe in un momento di grande difficoltà, e mi considerò come uno dei suoi più antichi amici, amai con grandissimo rispetto e fedeltà. Perciò tieni presente che io aspiro soprattutto alla pace e desidero che tutti i cittadini siano salvi e sono pronto a battermi per la mia salvezza e quella della Repubblica”.

Dopo la carneficina di Modena che vide la sconfitta di Marco Antonio, culminata poi con la sua dichiarazione di “nemico pubblico”, a Roma imperversavano grandi festeggiamenti, e vennero inoltre stabiliti 50 giorni di ringraziamenti agli Dei. Di questo Pollione scrive:

“Coloro che al momento si rallegrano vedendo che sono morti comandanti e soldati del partito di Cesare, è necessario che si dolgano vedendo la devastazione dell’Italia”.

Nel 43 a.C., al tempo dell’assassinio di Cicerone, Asinio Pollione militava attivamente al fianco di Marco Antonio, e nonostante dopo la sua morte ne elogiasse la sua figura, allo stesso tempo ne criticava l’integrità morale e la debolezza di carattere, non riuscendo a commuoversi per la sua dipartita, considerandola addirittura non degna di compassione, da alcuni passi si  nota la grande asprezza che Pollione nutriva verso Cicerone:

“….fu già straordinariamente fortunato nell’ottenere il consolato, grande dono degli Dei, e nell’affrontarlo con abilità e energia, oh! se avesse saputo amministrare con più moderazione la fortuna e con più decisione la sfortuna….” oppure ancora: “…cercava infatti  le polemiche e poi non le affrontava con altrettanto coraggio”. 

 POMPEO TROGO:

Pompeo Trogo, originario della Gallia Narbonense, visse proprio negli stessi anni di Tito Livio, la sua opera più rilevante fu senza dubbio la “Historia Filippicae”, purtroppo andata perduta, e formata da ben 44 libri. Di tale opera rimane però un compendio datato al II secolo e redatto da un tale Marco Giustino. Questo compendio ci da un valido aiuto nel valutarne l’opera, il suo orientamento, la sua struttura e la distribuzione degli argomenti. A differenza degli storici dell’epoca, Tito Livio in primis,  Pompeo Trogo intendeva comporre un’opera universale, che partisse dalla storia di  Babilonia, fino ad arrivare alla sua epoca, abbandonando la centralità di Roma che caratterizzava la maggior parte delle opere degli storici latini di quegli anni. Pompeo pone una maggiore attenzione sui vari imperi che si succedettero prima di quello romano, focalizzando la sua attenzione su quello macedone di Filippo e di Alessandro Magno. Dei 44 libri originali, soltanto gli ultimi due si occupavano di Roma, ma anche della Spagna e della Gallia, mettendo in luce alcuni aspetti di popoli tradizionalmente trascurati. Un altro tratto distintivo che fa di Pompeo Trogo, uno storico dissidente, è la sua prospettiva anti-romana, parlando in chiave più che positiva di alcuni nemici storici di Roma, come Annibale e Mitridate, e dedicando molte attenzioni al regno partico, tradizionalmente ostile al popolo romano. A distanza di secoli si può pensare che lo storico romano avesse  volontariamente abbandonato la centralità di Roma nel raccontare gli eventi per relazionarsi con un pubblico che andava via via sempre più diversificandosi, per riportare alla luce accadimenti passati meno conosciuti. Soltanto alla fine della sua opera, Pompeo Trogo trova un momento dove sembra rinnegare, almeno in parte, il suo essere anti-romano, egli infatti sostiene che come cittadino romano non può esimersi dal narrare le origini della “Capitale del mondo” ma tuttavia considerandola una tra le tante storie dell’universo allora conosciuto.

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https://www.storiaromanaebizantina.it/la-storiografia-dissidente-anti-romana-asinio-pollione-e-pompeo-trogo/

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