Guerre Cantabriche

Condotte da Ottaviano Augusto e dal fidato amico Agrippa, le guerre cantabriche videro impegnate le armate di Roma per almeno un decennio, dal 29 a.C. al 19 a.C.. Queste campagne militari miravano alla sottomissione delle bellicose tribù cantabriche e asturiane per completare la conquista della penisola iberica.

Guerre Cantabriche, contesto storico:

Le guerre cantabriche, come detto, furono intraprese per sottomettere quella particolare zona geografica della penisola iberica, non ancora soggetta all’influenza romana per via delle bellicose tribù che la abitavano, e allo stesso momento per bloccarne le continue incursioni nella ricca meseta centrale. Altro fattore determinante che spinse Ottaviano alla conquista di quei territori fu l’abbondanza che fornivano le ricchissime miniere di oro e ferro presenti in quella zona. La conquista della Spagna iniziata sul finire del III secolo a.C., non era mai stata portata completamente a termine.

Ottaviano Augusto in queste operazioni militari coinvolse almeno 8 legioni e un vastissimo numero di truppe ausiliarie, e la difficoltà che i romani incontrarono è testimoniata dal fatto che lo stesso imperatore prese parte in prima persona alla campagna militare negli anni 25 e 26 a.C..  Alle operazioni belliche prese parte persino la flotta romana, partita dalla vicina Aquitania, che si rivelò decisiva nella risoluzione del conflitto, bloccando i principali porti della Cantabria, e permettendo un intero accerchiamento. Si calcola quindi che gli armati romani impegnati non fossero al di sotto delle 80.000 unità. In modo non consueto al proprio costume, i romani non ebbero alcuna pietà del nemico, ogni uomo in grado di sostenere un’arma venne sistematicamente eliminato senza possibilità di fare alcun prigioniero, anche se secondo alcune tradizioni erano proprio le tribù di quei luoghi che sceglievano di darsi la morte piuttosto che cadere in schiavitù.

Guerre Cantabriche
Guerre Cantabriche

Guerre Cantabriche, i Cantabri e gli Asturi:

Consci della propria inferiorità in campo aperto , i cantabri e gli asturi prediligevano la tattica della guerriglia, evitando accuratamente di essere coinvolti in battaglie campali, essi erano davvero temibili con i loro attacchi a sorpresa, favoriti dalla conformazione naturale di quei territori impervi e montuosi e sfruttavano la loro grande conoscenza della regione. I loro attacchi fulminei colpirono a più riprese le colonne romane in marcia, provocando consistenti danni morali e materiali alle truppe colpite.

I Cantabri e gli Asturi erano armati alla leggera con  lance o giavellotti, piccoli scudi di legno, daghe, asce, e con la tipica arma iberica: la cosiddetta “Falcata”, un tipo di spada a lama ricurva. A dispetto di quanto è stato supposto da alcuni storici, non vi sono prove che fossero esperti nell’uso dell’arco o della fionda, ma erano certamente abilissimi cavalieri, ce lo testimonia lo storico Arriano che ci tramanda di quanto fosse temibile la loro tattica  del “cerchio cantabrico”. Le unità che eseguono il cerchio cantabrico procedono in circolo tutte nella stessa direzione, lanciando sul nemico una pioggia di giavellotti dalle conseguenze terribili , oppure “l’impeto cantabrico” un massiccio attacco frontale che veniva sferrato contro le linee nemiche nel tentativo di sfondarne lo schieramento.

Guerre Cantabriche, operazioni militari:

Nei primi due anni del conflitto il proconsole Tito Statilio Tauro combattè contro le tribù dei Vaccei, dei Cantabri e degli Asturi, permettendo la conquista della regione della Navarra, il che rese più sicuro il transito delle legioni che scendevano dai Pirenei. Al termine del primo anno vennero creati gli insediamenti di Osca e Calahorra, le legioni impegnate almeno inizialmente erano tre. Nell’anno successivo gli scontri si protrassero sotto il comando del nuovo governatore Calvisio Sabino prima, e dell’ex console Sesto Appuleio poi, fino a quando la Spagna venne divisa in Ulteriore e in Betica, la Betica passò sotto il diretto controllo del Senato, mentre nelle zone in conflitto le legioni furono portate a quattro.

Nel 26 a.C., Ottaviano Augusto iniziava il suo consolato nella città di Tarragona da dove pianificava nei minimi particolari l’invasione della Cantabria. Nei suoi progetti Augusto prevedeva l’uso simultaneo delle legioni stanziate a Tarragona e di quelle in marcia dalla Lusitania, attaccando il nemico con tre colonne di armati provenienti da direzioni diverse. Il quartier generale venne situato a Segisama (odierna Burgos). Augusto alla guida della prima e della seconda legione vinse i cantabri presso Bergida, obbligandoli a ritirarsi su di un alto monte situato nelle vicinanze chiamato Vindio, cosa che permise l’apertura della strada che giungeva all’importante centro di Iuliobriga e fino alla costa nei pressi di Santander. Nel frattempo le altre due legioni, la V Alaudae e la X Gemina giungevano da nord, ricongiungendosi al proprio imperatore, con il quale sconfissero nuovamente i cantabri presso il monte Vindio, accerchiandoli e decimandoli.

Nell’anno successivo Augusto in preda alla malattia fece ritorno a Tarragona delegando le operazioni ai propri luogotenenti, Gaio Antistio Vetere e Tito Publio Carisio.

Carisio si occupò degli Asturi, che traditi dai vicini Brigecini, vennero sorpresi durante i loro spostamenti dai loro quartieri invernali, costringendoli a rifugiarsi nell’insediamento di Lancia (odierna Mansilla de las Mulas), dove vennero immediatamente assediati e sconfitti. Nello stesso tempo il collega Antistio Vetere marciava   verso ovest, superando León e Astorga, e attraverso le Montañas de León si spingeva fino al bacino del Vierzo ed al corso superiore del fiume Sil.  Come si svolsero gli eventi successivi ce lo descrive Floro nelle sue Epitome di storia romana:

” Infine vi fu l’assedio del monte Medullio. I Romani dopo aver circondato il luogo con un fossato lungo 15 miglia, attaccarono contemporaneamente da ogni parte, ma i barbari che si erano accorti che era giunta la loro fine, si uccisero a gara con il fuoco, con il ferro delle armi, banchettando con il veleno…”. 

In seguito a tali avvenimenti Augusto ricevette un nuovo trionfo, mentre sembra che il suo luogotenente Publio Carisio fondò l’importante centro di Augusta Emerita (odierna Merida).

Guerre Cantabriche, conclusioni:

Molto probabilmente fu solo nel 20 o nel 19 a.C., che le operazioni militari si conclusero con l’arrivo in Spagna del braccio destro di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa.  Egli infatti sconfisse ancora una volta i Cantabri nei pressi di Iuliobriga, costringendo le tribù montane a scendere a valle abbandonando le loro roccaforti, nuovi centri urbani presero vita. Al termine di queste operazioni e della definitiva pacificazione, nel 16 a.C. il presidio armato permanente in Spagna fu ridotto a quattro legioni, posizionate tutte nella zona nord ed ovest della penisola iberica. Le altre quattro legioni partirono per essere ricollocate in Gallia, per partecipare alle campagne nel Norico in Germania ed in Illirico. Nonostante i massacri, la resistenza iberica fu tale che Roma dovette mantenere nella regione la X Gemina e la IV Macedonica per oltre 7 decenni.

Dopo l’intera sottomissione della penisola iberica Roma poteva ora volgere lo sguardo ad est, in particolare verso il fiume Danubio  per tentare la creazione della nuova provincia di Germania.

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