I celebri Aurighi di Roma

In epoca antica gli aurighi erano coloro che guidavano i carri da guerra, ma più in particolare, in epoca romana erano coloro che conducevano le bighe durante le corse nei circhi.

I celebri Aurighi romani
I celebri Aurighi romani
I CELEBRI AURIGHI DI ROMA

I celebri aurighi di Roma si differenziavano dai greci, loro predecessori, perchè indossavano un casco e altre protezioni di vario tipo durante le gare, non solo, i romani erano soliti legarsi le redini attorno al corpo, a differenza dei greci che usavano solo le mani per governare i cavalli. Questo creava necessariamente un grosso problema per gli aurighi romani, in quanto non potevano lasciare le redini nel caso si verificasse un incidente, così molto spesso finivano per essere trascinati dai cavalli lungo tutto il percorso finchè non sopraggiungeva la morte. Per avere qualche possibilità in più di sopravvivenza ogni auriga portava con se un piccolo coltello che consentiva loro di recidere le redini in caso di necessità, anche se va detto che l’operazione non era comunque semplice. L’usanza romana di legare attorno alla vita le redini si rese indispensabile dal momento che le corse erano lunghe almeno sette giri di pista, per una media totale di circa cinque chilometri di percorso, ed era perciò impensabile, anche per un atleta ben preparato, reggere i cavalli con la sola forza delle braccia per tutto il tempo necessario, non solo, questa tecnica  garantiva anche un maggior controllo del carro e una migliore stabilità. Un particolare importante è che al termine della gara erano gli aurighi stessi ad essere considerati vincitori, pur essendo generalmente schiavi coloro che si cimentavano nelle gare, e non i cavalli, in controtendenza con la condizione di schiavo nell’antica Roma. Il primo classificato di ogni corsa riceveva in dono una corona d’alloro e molto spesso anche del denaro, se un auriga infatti, fosse riuscito a sopravvivere e a vincere molte gare,  poteva riuscire ad ottenere grandi somme di denaro che gli potevano consentire di comprare la libertà. Gli aurighi, al pari dei grandi sportivi dei giorni nostri, potevano gareggiare nei circhi di tutto l’impero, raggiungendo una grande fama e notorietà, non che incredibili somme di denaro che oggi giorno farebbero impallidire anche il calciatore più pagato al mondo. L’aspettativa di vita di un auriga naturalmente, considerata la grande pericolosità delle corse, non era molto elevata, esempio ne è la storia del più grande auriga romano di tutti i tempi, Flavio Scorpo, morto a soli 27 anni, ma con all’attivo già più di 2.000 vittorie!

I CELEBRI AURIGHI DI ROMA, FLAVIO SCORPO:

Flavio Scorpo, morto a Roma nel 95 d.C., sotto il regno di Domiziano, fu un auriga fra i più ricchi e famosi di tutta l’antichità. Scorpo gareggiò al Circo Massimo di Roma per conto della fazione dei verdi, accumulando ben 2.048 vittorie e guadagnando somme di denaro stratosferiche che gli consentirono di comprarsi la sua libertà divenendo un “libertus”. Lo stesso poeta latino Marziale, nelle sue composizioni si lamentava spesso che a stento riusciva a guadagnare 100 monete di piombo, quando invece Scorpo guadagnava 15 sacchi di oro per ogni vittoria. Per avere un’idea delle somme vinte da  Flavio Scorpo basti pensare che a confronto i guadagni dei più forti calciatori di oggi come ad esempio Messi e Cristiano Ronaldo uniti, non si avvicinerebbero neppure lontanamente alla cifra accumulata dal celebre auriga romano, naturalmente con le proporzioni del caso. Flavio Scorpo, probabilmente di origine iberica, ottenne moltissime volte la corona di alloro, simbolo di continua vittoria, e come se non bastasse al termine di ogni vittoria, molti spettatori gli lanciavano del denaro per premiarlo a seconda delle loro possibiltà. La causa della morte non è certa, ma sembra probabile che il celebre auriga romano abbia perso la vita a causa di un incidente in corsa (che i romani chiamavano naufragia, a causa dei pezzi di legno che il carro danneggiato lasciava lungo il percorso, assimilandoli ai legni di una nave andata distrutta), nei pressi della mèta, ovvero i pilastri di forma cilindrica che indicavano i vertici della spina centrale e attorno ai quali ogni carro stringeva nel tentativo di prendere una migliore traiettoria per il rettilineo successivo.

Il poeta latino Marziale fa riferimento a Scorpo due volte nel libro X dei suoi epigrammi, composti tra il 95 e il 98 d.C.:

“Oh! Triste disgrazia! Che tu, Scorpo, dovessi essere tagliato fuori dal fiore della tua giovinezza, e essere chiamato così prematuramente per imbrigliare gli oscuri destrieri di Plutone. La corsa delle bighe fu sempre accorciata dalla tua guida veloce; ma O perché la tua corsa ha dovuto correre così in fretta?

e poi ancora:

“O Roma, io sono Scorpo, la gloria del tuo circo rumoroso, l’oggetto del tuo applauso, il tuo favorito di breve durata. L’invidiosa Lachesi (nella mitologia greca, una delle tre Parche in grado di decidere il destino di uomini e Dei), quando mi interruppe nel mio ventisettesimo anno, mi giudicò vecchio, a giudicare dal numero delle mie vittorie.”

Una piccola curiosità vuole che proprio la storia di Flavio Scorpo abbia ispirato il romanzo dal quale fu poi tratto nel 1959 il celebre film “Ben Hur”, con Charlton Heston.

I celebri Aurighi romani
I celebri Aurighi romani
I CELEBRI AURIGHI DI ROMA, GAIO APPULEIO DIOCLE:

Gaio Appuleio Diocle, meglio conosciuto solo come Diocle, nacque in Lusitania, nell’odierno Portogallo attorno al 104 d.C., da una famiglia benestante. Si pensa che ad appena 18 anni Diocle iniziò la sua carriera da auriga nel circo spagnolo di Llerda (oggi Lleida in Catalogna), cogliendo proprio in quel luogo le sue prime vittorie. Questi primi successi aiutarono il giovane Diocle ad acquisire una certa fama,  che lo spinse  poi a recarsi a Roma per tentare di ottenere il prestigio necessario per gareggiare nell’Olimpo dei circhi dell’Impero, ovvero il Circo Massimo. Le sue doti gli permisero di essere presto consociuto come il “Lamecus”, nome derivante da Lamecum, sua città natale. Diocle si rese celebre per la sua abilità nelle gare con bighe trainate da quattro cavalli, e per le sue vittorie, molte ottenute in rimonta e spesso decise proprio negli ultimi metri, ma anche per aver posseduto un rarissimo “ducenarius”, un cavallo capace di aver vinto già 200 gare. Delle oltre 4.000 gare disputate con bighe trainate da 4 destrieri, Diocle riuscì a vincerne ben 1.462, ottenendo piazzamenti importanti (quasi tutti secondi posti) in altre 1.438 corse. Il “campione degli aurighi” come era soprannominato, era una vera stella del Circo Massimo per la grande spettacolarità con la quale otteneva i suoi successi, le sue vittorie in rimonta, in molti casi partendo volontariamente per ultimo, erano ormai un suo tratto distintivo che il popolo adorava, e ogni sua corsa era senza dubbio l’evento principale della giornata. A dispetto della grande pericolosità delle corse, Diocle ebbe una lunghissima carriera, si stima attorno ai 24 anni, cosa che gli permise di gareggiare per i colori di ben tre fazioni su quattro totali, (ogni auriga indossava un equipaggiamento del colore della fazione di appartenenza così da poter essere ben distinto dagli spalti). Si pensa che Diocle iniziò a correre all’età di 18 anni per la fazione dei bianchi, per poi passare a quella dei verdi sei anni più tardi,  per circa 3 anni, dopo di che passò alla fazione dei rossi per la quale gareggiò per ben 15 anni, fino all’età del ritiro avvenuta a 42 anni di età. E’ accertato che le vittorie di Diocle siano ammontate a 35.863.120 sesterzi romani, corrispondenti a circa 2.600 kg di oro e stimato in un valore attuale di oltre 15 miliardi di dollari, probabilmente l’atleta più pagato di tutti i tempi.

I CELEBRI AURIGHI ROMANI, FUSCUS:

Da un’epigrafe marmorea rinvenuta a Roma lungo la via Salaria, possiamo ricostruire le imprese di un altro celebre auriga della Roma imperiale, il suo nome è Fuscus. Fuscus gareggiava negli anni di regno dell’Imperatore Tiberio e gareggiava per la fazione dei verdi, sotto la quale colse 53 vittorie, raggiunte non solo al Circo Massimo ma anche in altri circhi dell’Impero. Sull’epitaffio troviamo non solo l’elenco dei successi di Fuscus, ma anche una curiosità che avvenne durante una delle sue gare, si racconta infatti che Fuscus in quell’occasione venne richiamato per ben due volte, probabilmente per falsa partenza, riuscendo però ugualmente a vincere la competizione. Sempre dall’epigrafe sappiamo che l’auriga Fuscus morì a soli 24 anni a causa di un incidente in gara, avvenuto sotto il consolato di Servilio Noniano e Cestio Gallo, nel 35 d.C., e l’iscrizione fu posta da un certo Machao, definito “conservus”, cioè compagno di servitù, il che lascia supporre che con molta probabilità anche lo stesso Fuscus fosse uno schiavo, come la maggior parte degli aurighi dell’epoca, non solo il nome stesso “Fuscus” (scuro), lascia supporre  che fosse un aggettivo riguardante il suo colore della pelle, lasciando supporre una sua origine nord africana, luogo da cui provenivano anche un gran numero di cavalli che prendevano parte alle corse. Iscrizioni riguardanti le vittorie dell’auriga Fuscus sono state rinvenute anche nel circo dell’antica  Bovillae, dove vinse i Ludi Augustali, indetti da Tiberio per celebrare la memoria dell’Imperatore Augusto, e anche a Tarragona in Spagna.

I celebri Aurighi romani
I celebri Aurighi romani

Credits to:

http://www.honosetvirtus.roma.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=23%3Afuscus-un-auriga-dell-antica-roma&Itemid=591

 

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