I Medici nell’esercito romano

E’ molto interessante rilevare che un ruolo così decisivo, come quello che ricoprivano i medici nell’esercito romano, sia stato istituzionalizzato solo in epoca augustea, lasciando quindi supporre che durante tutta l’epoca repubblicana, ogni soldato fosse autonomo in battaglia, e quindi sommariamente in grado di prendere da se i primi provvedimenti sanitari.

I Medici nell'esercito romano
I Medici nell’esercito romano

I MEDICI NELL’ESERCITO ROMANO, LE ORIGINI:

Fin dai tempi delle civiltà più antiche, ogni popolazione particolarmente dedita alla guerra, aveva soldati in grado di curarsi autonomamente le ferite, acquisendo così per sommi capi, le nozioni base della chirurgia. Anche per i romani le cose non andarono molto diversamente, magari con le varianti del caso, nell’arco di tutto il periodo repubblicano. E’ infatti accertato che i legionari, tra le altre cose, fossero ben provvisti di bende e di primitivi lacci emostatici per rallentare le emoraggie, corredi che in qualche occasione vennero anche utilizzati dagli stessi militari su arti sani per simulare ferite, allo scopo di ritirarsi anzitempo dalla battaglia. Non sappiamo quindi se in quel periodo ci fosse all’interno dell’esercito romano un corpo di soldati addetti alla cura dei feriti, sappiamo che chi veniva ferito e quindi non più in grado di combattere veniva accompagnato nelle retrovie per ricevere le prime cure del caso, come ci racconta anche Giulio Cesare nel “De Bello Gallico”, quando durante un momento particolarmente critico di una battaglia, fu consentito ai feriti di ripiegare per poter ricevere i primi soccorsi. Nei primi anni della storia di Roma ci si affidava molto spesso alle abitazioni dei civili per il ricovero dei feriti, soprattutto quando si combatteva a pochi chilometri della città, come ad esempio nel 437 a.C., quando il console Marco Fabio, affrontando gli Etruschi, fece ricoverare i soldati feriti all’interno delle abitazioni patrizie, e proprio i Fabii ne ospitarono la maggior parte, un’abitudine che comunque continuò anche in epoche successive, specialmente in epoca imperiale sotto il regno di Alessandro Severo. Non è dato sapere in che epoca le numerose famiglie patrizie, dovendo ospitare molto spesso i feriti di guerra, si siano dotate di schiavi esperti in medicina, si sa solo che questi ultimi erano molto diffusi nel III secolo a.C.. Sicuramente i soldati che avevano la fortuna di essere ricoverati in queste abitazioni erano certi di ricevere le migliori cure possibili. La mancanza di un corpo ufficiale all’interno dell’esercito che si occupasse dei feriti sul campo di battaglia, fece sentire i suoi tragici effetti nel 309 a.C., durante la battaglia di Sutri contro gli Etruschi, quando i romani subirono le maggiori perdite proprio nei giorni seguenti lo scontro a causa dei tanti soldati gravemente feriti, e questo rappresentò una prima svolta. Da quel momento in poi, nel corso della storia si troveranno sempre più tracce di uomini sul campo di battaglia, con il compito di una sistematica cura dei feriti, fino ad arrivare al periodo cesariano, quando durante la conquista della Gallia, il grande condottiero romano, in più di un’occasione rimandò le marce giornaliere per poter curare i feriti. Quando i militari erano invece talmente malconci da non poter seguire l’esercito, Giulio Cesare fece costruire dei forti per ospitarli e curarli al meglio.

In Tusculanae disputationes, II, 16, Cicerone si meraviglia dinnanzi agli incredibili lamenti delle reclute appena ferite, mentre invece i veterani cercano con calma un medico per bendare le ferite.

I MEDICI NELL’ESERCITO ROMANO, I PRIMI UFFICIALI:

La strada era quindi spianata e i primi personaggi sul campo di battaglia, con l’esclusivo compito della cura dei soldati, furono gli attendenti dei comandanti, precisando che le loro attenzioni non erano riservate ai soli ufficiali, ma indistintamente a tutte le truppe sul campo. Per quanto fosse un servizio ancora del tutto insufficiente alle grandi esigenze di un intero esercito, questo rappresentò un vero primo passo verso la creazione di medici, esclusivamente dedicati ai bisogni delle truppe. Con la riforma dell’esercito creata da Augusto, i medici, venivano ufficialmente inquadrati all’interno di ogni divisione dell’esercito, nascevano così il “medicus ordinarius”, il “medicus legionis”, e il “medicus cohortis”. Secondo le classiche distinzioni il “medicus cohortis” era subordinato al “medicus legionis”, mentre il “medicus ordinarius” rappresentava una sorta di pronto intervento sul campo, essendo esso stesso un centurione, secondo alcune fonti. Altre ipotesi considerano invece il termine “ordinarius” per differenziare i medici militari da quelli civili prestati all’esercito, che una volta terminata la guerra sarebbero tornati a praticare la loro attività.

Nei pressi di Vindonissa, odierna Winschau, in Svizzera, è stata rinvenuta questa iscrizione:

Medicine in the Roman Army

A Tiberius Claudius Hymnus / medico della 21° Legione / e a Claudia Quieta (moglie) / Attico, il suo Patrono.

L’organizzazione militare messa in campo da Augusto si rivelò veramente efficiente, e certamente lo era anche la preparazione dei nuovi medici inquadrati nell’esercito. Il numero di medici assegnato per ogni legione non ci è noto, ma è lecito supporre che ad ognuno di essi toccasse un certo numero di soldati. La colonna Traiana, in alcuni fregi ci mostra bene come lavoravano questi medici sul campo di battaglia, mostrando come le loro vesti e i loro accessori differivano in minima parte da quelli dei militari impegnati nel combattimento. Lo stesso sistema organizzativo andò a comprendere anche le flotte imperiali, in particolare quelle più importanti di Ravenna e  Miseno, imbarcando quindi un medico su ciascuna trireme, ma è possibile che su vascelli più grandi i medici fossero anche di più. A Capo Miseno per esempio conosciamo il nome di uno di questi medici: Marco Satrio Longino, imbarcato sulla trireme “Cupid”, ed era un “medicus duplicarius”, ad indicare che per le sue responsabilità percepiva una paga doppia, lasciando quindi supporre che fosse una prassi comune per chiunque esercitasse l’attività medica sulle navi da guerra.

I Medici nell'esercito romano
I Medici nell’esercito romano

I MEDICI NELL’ESERCITO ROMANO, IL VALETUDINARIUM:

Già presenti in epoca tardo repubblicana, alcune tende adibite al ricovero dei feriti, formavano ciò che decenni più tardi divenne il Valetudinarium, ovvero un ospedale da campo a tutti gli effetti. Negli accampamenti temporanei il valetudinarium era formato da un complesso di tende, divise fra loro a seconda della gravità delle ferite dei soldati in esse ospitati. Nelle numerose descrizioni dei tanti accampamenti romani, non si trovano menzioni di valetudinaria, almeno fino all’epoca traianea, ed è proprio relativa a quest’epoca una prima descrizione a cura dello scrittore e agrimensore romano, Igino Gromatico. E’ proprio lui che per primo ci parla di questi ospedali da campo, tramandandoci che venivano innalzati in posizione defilata rispetto all’accampamento,  per consentire ai feriti di poter recuperare tranquillamente, distanti dai fastidiosi rumori del campo, e che solitamente era in grado di ospitare fino a 200 militari. Il valetudinarium era diretto dal “medicus castrensis” che si differenziava dagli altri sopra citati, che invece svolgevano la loro attività direttamente sul campo di battaglia, mentre la supervisione generale rimaneva in mano al prefetto. Se i primi valetudinaria erano formati da un gruppo di tende, equipaggiate in modo semplice e minimale, con l’evolversi del tempo e della macchina militare romana, nel II secolo d.C., questi ospedali da campo divennero strutture imponenti e molto ben equipaggiate, come in effetti ci testimoniano i ritrovamenti archeologici, riportati alla luce a Baden, in Svizzera. Nel 1893 gli scavi  svelarono i resti di una grande facciata, portici e colonnati, e i muri perimetrali di almeno 14 stanze. Vennero inoltre ritrovati una gran quantità di strumenti chirurgici, e diversi bauli contenenti alcuni medicinali, così ben conservati da poter essere facilmente identificati. L’esistenza stessa di un edificio così efficiente ed equipaggiato ci lascia solo immaginare a che livello fosse arrivato il servizio medico militare all’interno dell’esercito romano, a quei tempi per lo stato sarebbe stato davvero impossibile fare di più per i propri militari sofferenti.

CONSIDERAZIONI FINALI:

Il rapido sviluppo dell’attività medica sul campo di battaglia e la creazione di questi grandi ospedali da campo fu senza dubbio una questione di opportunità economica, ma in gran parte anche dovuta alla vicinanza dei grandi generali ai loro uomini. Tiberio e Germanico erano soliti visitare ed incoraggiare i loro feriti, Traiano, celebre per la sua compassione,  addirittura arrivò a stracciare le sue vesti affinchè fossero usate come bende in mancanza d’altro. Anche Adriano faceva spesso visita ai suoi soldati, mentre Aureliano, in modo da assicurare a tutti le medesime cure, vietò ai soldati di pagare i medici.

Delle effettive capacità di questi medici sappiamo ben poco, tuttavia la gran quantità di strumenti chirurgici ritrovati, lasciano supporre una buona conoscenza della pratica, anche se nel complesso possiamo affermare che le nozioni fossero a dir poco rudimentali. Le tecniche chirurgiche erano invece più avanzate, date soprattutto dal fatto che all’interno dell’esercito l’applicazione pratica consentiva un più facile progresso.

Credits to:

http://zweilawyer.com/2016/09/07/medici-dellesercito-romano/

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