I Romani alle Termopili

Esattamente come gli Spartani alcuni secoli prima, anche i Romani alle Termopili ebbero modo di mettere in mostra le loro doti di guerrieri. Le strette gole delle Termopili hanno da sempre rappresentato un luogo chiave per tutti gli scontri militari che si sono verificati in quella zona nel corso di tutta la storia antica, ma anche moderna, quando durante la seconda guerra mondiale le truppe greco-britanniche si fronteggiarono con quelle tedesche. I conflitti più rilevanti che si verificarono in questo luogo nel corso di tutta la storia sono almeno cinque, ma noi oggi parleremo della battaglia che vide opporsi i Romani alle truppe di Antioco III, il  sovrano Seleucide che regnava sulla Mesopotamia, Siria, Asia Minore e parte della Persia.

i Romani alle Termopili
i Romani alle Termopili

I ROMANI ALLE TERMOPILI, CONTESTO STORICO:

Al termine della seconda guerra macedonica, i rapporti fra Roma e gli alleati Etoli iniziarono ad incrinarsi. L’Etolia era una regione montuosa situata sulla costa nord della Grecia, e più precisamente all’altezza del Golfo di Corinto, nel III sec. a.C., le varie città stato di questa regione si federarono dando  vita alla Lega Etolica che costituirà il “casus belli” per quanto riguarda il conflitto che andremo a trattare. Nel 191 a.C., furono infatti proprio gli Etoli ad invitare un titubante Antioco III ad attraversare il Bosforo per tentare di liberarli dall’influenza romana che li stringeva sempre più grazie ai rapporti diplomatici che Roma curava, sia con la lega Achea, che con Filippo di Macedonia, già sconfitto in battaglia alcuni anni prima. Stupisce ancora di più il fatto che furono proprio gli stessi Etoli ad iniziare il conflitto, per forzare la mano, visto che il Re dei Seleucidi appariva quanto mai dubbioso. Messo con le spalle al muro, Antioco III, vinse la sua riluttanza ed entrò in guerra contro i romani. Tuttavia però, una volta venuto a conoscenza che i romani avevano già attraversato il mare Adriatico, e che Filippo di Macedonia, accompagnato dal pretore Marco Bebio, si stava dirigendo verso la Tessaglia, decise di ripiegare a Calcide, dove per diverse settimane alternò trattattive dipolmatiche a piccoli scontri armati con le truppe del console Acilio Glabrione, formate da due legioni pari a circa 20.000 uomini e da almeno sei elefanti da guerra. Alla fine di aprile del 191 a.C., Antioco ruppe ogni indugio e decise di sfidare le armate romane alle Termopili.

Il passo delle Termopili oggi
Il passo delle Termopili oggi
I ROMANI ALLE TERMOPILI, LA BATTAGLIA:

Contrariamente a quanto fatto dal Re spartano Leonida, Antioco posizionò i suoi reparti in posizione più arretrata rispetto alla strettoia che costituiva il passo delle Termopili, in una lingua di terra larga non più di 50 metri e molto frastagliata, allo scopo di limitare la capacità di manovra delle legioni romane, che oltretutto erano anche numericamente superiori. La celebre battaglia che vide protagonisti gli spartani guidati da Re Leonida e i persiani di Serse almeno tre secoli prima, era molto conosciuta da tutti gli attori sul campo, ragion per cui, Antioco si preoccupò di far presidiare ogni sentiero di montagna al fine di evitare l’aggiramento da parte romana. Per questo compito venne chiesto l’aiuto degli Etoli in numero di circa 4.000 uomini, ma le divisioni all’interno dei Greci, fecero si che solo la metà degli uomini richiesti obbedì all’ordine del sovrano selucide, gli altri infatti preferirono attendere lo svolgimento della battaglia.

Nel frattempo il console romano, Acilio Glabrione, vedeva davanti a se una grossa possibilità di asssestare un colpo decisivo ad Antioco III, e terminare il conflitto, così dopo aver tenuto un brillante discorso alle sue truppe, spedì due contingenti armati composti da circa 2.000 uomini ciascuno e guidati rispettivamente da Marco Porcio Catone e da Lucio Licinio Flacco, nel tentativo di sgominare i presidi etoli a guardia delle varie vie d’accesso al passo. All’alba del giorno successivo partì l’attacco romano, e come previsto, nelle prime fasi del conflitto, i legionari si trovarono in grosse difficoltà, un po per l’impossibiltà di manovrare, un po perchè continuamente bersagliati dagli arcieri e dai frombolieri seleucidi che scagliavano i loro proiettili da un’altura che sovrastava il campo di battaglia. Purtroppo le poche fonti a disposizione non ci dicono molto di più sugli sviluppi successivi, solo da Tito Livio apprendiamo che l’equilibrio che si era venuto a creare fra i legionari e la falange seleucide, per qualche motivo venne meno e i seleucidi subirono un decisivo sbandamento, probabilmente per aver appreso che il contingente romano di Catone aveva forzato un blocco degli Etoli e si preparava ad assaltarli alle spalle. La fuga scomposta che ne seguì fu letale per gli uomini di Antioco, che nella grande confusione non riuscirono neppure a ripiegare all’interno del loro accampamento, che al contrario venne saccheggiato dai romani, proprio durante la rotta del proprio esercito si racconta che lo stesso Antioco sia stato colpito alla bocca da una pietra che gli procurò la perdita di diversi denti. Proprio l’eccessivo tempo nel depredare il campo avversario impedì probabilmente ai romani di ottenere una vittoria veramente decisiva, anche se va detto che l’esercito seleucide si disgregò completamente e molti vennero ridotti in schiavitù, mentre  Antioco III riuscì a ritirarsi ad Efeso con appena 500 uomini, mentre i romani ne avevano perso solo 200.

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