Il Distruttore di Cartagine

Publio Cornelio Scipione Emiliano, viene ricordato principalmente per essere il distruttore di Cartagine, ovvero colui che comandò la terza guerra punica, e si occupò personalmente di radere al suolo la città che per secoli fu la principale antagonista di Roma. Famoso per le sue grandi qualità  di comando, il distruttore di Cartagine, si distinse anche per avere una particolare dote per la scrittura e per la filosofia. Politicamente fu senza dubbio fuori dalle righe, ostacolando con ogni mezzo le proproste di riforma di Tiberio Gracco, la sua morte resta ancora oggi avvolta dal mistero.

Il Distruttore di Cartagine
Il Distruttore di Cartagine

il distruttore di cartagine, giovinezza:

Figlio di Lucio Emilio Paolo, trionfatore della terza guerra macedonica, e di Papiria, Scipione Emiliano, ancora in giovane età, venne adottato dal cugino, in modo da diventare un diretto discendente del ben più famoso Africano, vincitore di Annibale a Zama nel 202 a.C.. Di lui, ci scrive Plutarco, il quale ci riferisce di come il padre lo portasse con se , al seguito dell’esercito, in quanto aveva già notato la buona propensione del figlio nell’apprendere velocemente l’arte militare. Lo scrittore ci racconta anche un episodio accaduto subito dopo la battaglia di Pidna, Lucio Emilio Paolo, non riuscendo più a rintracciare il figlio, al termine dello scontro, cadde in una profonda depressione per il timore di averlo perduto, ma organizzata una vasta ricerca, venne infine ritrovato per la gioia di tutti quanti.

il distruttore di cartagine, la guerra di numanzia:

Una seconda e importante esperienza sui campi di battaglia avvenne per Scipione Emiliano, durante le guerre numatine (151-150 a.C.), quando il Senato rifiutò la richiesta del console Claudio Marcello, di stringere la pace con i guerrieri Celtiberi, decidendo di inviare l’altro console, Lucio Licinio Lucullo per terminare la guerra con la definitiva sconfitta del nemico. Tuttavia reclutare nuovi soldati per i romani si rivelò piuttosoto complicato, infatti, le grosse perdite inferte dai Celtiberi, e il protrarsi della guerra, furono un grande deterrente in questo senso, a Scipione Emiliano però questo non interessava, anzi, dalle fonti sembra che fu proprio lui stesso a chiedere di partire  volontario per la Spagna, come tribuno militare o come legato. Il suo coraggio nell’affrontare la situazione gli procurò una notevole fama, e come ci tramanda Polibio, molti giovani, ispirati dalla sua volontà, ne seguirono l’esempio e si arruolarono nell’esercito. Sull’andamento della guerra, che si risolse in maniera favorevole ai romani, si sa  che Scipione fu il protagonista di atti di grande valore, ottenendo una corona muraria, un’onoreficenza militare, che toccava al primo che fosse riuscito a scalare le mura di una città nemica. Non solo, le fonti ci tramandano anche di un duello avuto e vinto con un Re Celtibero, riuscendo quindi a conquistare la tanto ambita Spolia Opima, uno dei trofei più prestigiosi che un comandante potesse ottenere sul campo di battaglia.

il distruttore di cartagine, la terza guerra punica:

Dopo i suoi innumerevoli successi e il valore dimostrato sul campo, Scipione Emiliano stava rapidamente scalando i gradini della carriera militare, essendo ormai ritenuto da tutti un generale di primissimo livello, e fu proprio nel corso della terza guerra punica (149-146 a.C.) che si sviluppò la parte principale della sua storia. Dopo la grande vittoria di Zama, e la sconfitta di Annibale, la minaccia punica era ormai un ricordo lontano, tuttavia il risentimento romano, persisteva, e la paura che troppi anni passati in silenzio potessero aver ridato fiato a potenziali minacce, e ad un riavvio della guerra, era una possibilità tutt’altro che remota. D’altra parte è passata alla storia la famosa frase detta in Senato da Catone il vecchio, proprio in quel periodo, gettando platealmente a terra un cesto di fichi freschi provenienti proprio dalla città punica, a soli 4 giorni di navigazione da Roma: “Ceterum censeo, Cathaginem esse delendam!” ovvero: “Per altro penso, che Cartagine debba essere distrutta!”. Nel 150 a.C., proprio Cartagine sollecitò un intervento romano per fermare il Re di Numidia, Massinissa, con lo scopo di porre fine alle sue scorribande sui propri territori, non sapendo che in realtà, Massinissa, era appoggiato da Roma, affinchè continuasse a indebolire la città punica. Messa a dura prova la loro pazienza, i cartaginesi violarono i patti sottoscritti con Roma, e arruolarono un esercito di 50.000 uomini allo scopo di cacciare i Numidi dalle loro terre, era il casus belli, che i romani aspettavano. Nelle primissime fasi del nuovo conflitto, i romani subirono alcune battute d’arresto, ma quando Scipione Emiliano venne eletto console e comandante in capo della terza guerra punica, nonostante non avesse ancora l’età prevista per questo tipo di cariche, il conflitto prese una piega diversa, nell’anno successivo infatti, seguirono numerosi scontri tutto intorno a Cartagine, che si conclusero con uno degli assedi più cruenti che la storia romana conosca. Scipione riuscì a sbrecciare le poderose mura nemiche, imprigionando circa 50.000 uomini all’interno della città, risparmiando la vita al resto della popolazione, dopo di che lasciò carta bianca ai suoi legionari, che non esitarono a saccheggiare e bruciare ogni cosa, radendo la città praticamente al suolo. Il distruttore di Cartagine fece così ritorno a Roma dove ottenne il meritato trionfo e l’appellativo di “Africano”.

Le imprese di Scipione Emiliano non erano però giunte al termine, pochi anni dopo infatti (134 a.C.), il Senato ritenne che lui solo fosse in grado di porre termine all’annosa questione celtibera, una fazione ostile con capitale a Numanzia, in Spagna, che da circa nove anni teneva testa alle legioni. Arrivato sul posto, Scipione si occupò di ripristinare la giusta disciplina fra i soldati, imponendo pesanti esercitazioni al fine di fortificarne gli animi, così dopo diverse imboscate subite dal nemico, nonostante si cercasse spesso di marciare di notte per passare più inosservati possibile, si diede seguito all’assedio della capitale celtibera, con un’opera di fortificazioni seconde forse solo a quelle di Giulio Cesare ad Alesia. Nove chilometri di mura, alte tre metri e larghe due e mezzo, con l’aggiunta di un grande terrapieno, circondarono la città, che alla lunga cadde per fame, i capi militari vennero tutti giustiziati mentre il resto della popolazione venne ridotta in schiavitù.

Il Distruttore di Cartagine
Il Distruttore di Cartagine

il distruttore di cartagine, contro tibero gracco, E morte:

Anche dal punto di vista politico Scipione Emiliano si distinse, in particolare come avversario di Tiberio Gracco e delle sue proposte di legge, finalizzate ad una redistribuzione di terre alle classi meno abbienti. Nonostante facesse parte degli Optimates, in più occasioni non esitò a criticarne alcune scelte. Tiberio Gracco venne infine assassinato, e molti volevano che ci fosse proprio Scipione Emiliano dietro la sua morte, anche se in quel periodo il generale romano era in Spagna alla guida delle sue truppe. Pare che alla notizia della morte del suo avversario politico, Scipione abbia risposto, declamando un passo dell’Odissea : Così possano perire tutti coloro che si impegnano In tali complotti senza legge.” 

Di ritorno a Roma, Scipione a stento riusciva a nascondere la soddisfazione per la dipartita di Tiberio Gracco, tanto da causare una forte indignazione in una parte della cittadinanza, tuttavia questa sua forte avversità alle proposte politiche della fazione avversaria, continuò fino a che in maniera repentina, la sua vita ebbe termine.

Una versione di Appiano racconta che il distruttore di Cartagine venne avvelanato da Cornelia, madre dei Gracchi, non lasciando però cadere l’ipotesi del suicidio a causa del suo calo di popolarità, un’altra ipotesi vuole che alcuni schiavi udissero qualcuno che furtivamente si introdusse nella sua casa per soffocarlo.Plutarco si limita a scrivere che Scipione Emiliano morì dopo l’ora di cena, facendo anch’egli riferimento ad alcune voci che parlavano di avvelenamento per opera di personaggi a lui vicini, dal momento però che il suo corpo rimase esposto per diverso tempo, molti raccontavano di alcuni  pallidi segni di colpi, il che potrebbero suggerire una morte violenta. Molti sospetti caddero su Flavio Flacco, un suo avversario politico che il giorno stesso lo attaccò con gran fervore in un discorso pubblico, ma anche su Caio Gracco, il fratello ancora in vita di Tiberio, ma visto che quest’ultimo era visto molto bene dalla popolazione dato anche l’assassinio del fratello, si evitò di procedere in alcun modo verso di lui. Nonostante le cause della sua fine siano ancora confuse e probabilmente rimarranno per sempre tali, Scipione Emiliano rappresenta uno dei più validi generali distintosi in tutta la storia di Roma, vero e proprio distruttore di Cartagine e autentico animale politico, nell’eterna lotta fra patrizi e plebei.

Credits to:

https://scriptamanentitalia.it/scipione-emiliano-vita/#

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.