Il passaggio di Annibale sulle Alpi

il passaggio di Annibale sulle Alpi, avvenuto alla fine di settembre del 218 a.C., rappresenta la fase iniziale delle ostilità della seconda guerra punica. Il condottiero cartaginese, con grande sorpresa dei romani, varcò le Alpi, causando grande preoccupazione fra gli abitanti di Roma e i suoi reggenti, non solo, egli infatti sconfisse la tribù dei Taurini appena sceso dalle Alpi, che rifiutò  loro collaborazione, sconfiggendo in secondo luogo le armate romane che stazionavano nella Pianura Padana, prima sul fiume Ticino e poi sul Trebbia.

Il passaggio di Annibale sulle Alpi
Il passaggio di Annibale sulle Alpi

Il passaggio di Annibale sulle Alpi, contesto storico:

Dopo la conquista dello strategico insediamento di Sagunto alla fine del 219 a.C., da parte Cartaginese, la guerra con Roma era praticamente inevitabile, ma questa guerra, come auspicavano i romani, non si svolse in Iberia, bensì nella penisola italica,  alle porte di Roma. Nel maggio del 218 a.C., Annibale si mise in marcia con almeno 38.000 fanti, 8.000 cavalieri e 37 elefanti da guerra, tentando un effetto sorpresa che evitasse un attacco diretto a Cartagine da parte romana. L’obiettivo di Annibale di portare la guerra direttamente in Italia però consisteva anche nel tentare di accaparrarsi il favore della maggior parte delle popolazioni italiche , per un unico grande fronte anti-romano comune. Nel frattempo i romani assegnarono a Publio Cornelio Scipione, padre del più famoso Africano, e al fratello Gneo Scipione, il controllo della Spagna, il piano infatti prevedeva l’attacco ad Annibale in Iberia, procurandosi l’aiuto delle popolazioni locali. Contemporaneamente i romani si preoccuparono di fortificare le città della Gallia Cisalpina, in particolare fondarono le due nuove colonie di Placentia e Cremona, poste sulle due rive del fiume Po, con lo scopo di tenere sotto controllo le tribù dei Galli Boi e Insubri che avrebbero potuto cogliere la palla al balzo alleandosi con il pericoloso generale cartaginese. Puntualmente i timori dei romani si avverarono, i Galli infatti, appena saputo dell’avanzata di Annibale, si ribellarono scacciando i nuovi coloni di Placentia, spingendoli fino a Modena, che per un soffio non venne occupata. Gli eventi costrinsero Publio Scipione a rivedere i suoi piani, egli tornò verso la Pianura Padana prendendo con se le legioni a Pisa, che attendevano l’imbarco verso la Gallia, per poi tornare a Roma per arruolare una nuova legione, facendo poi finalmente rotta per Marsiglia dove avrebbe dovuto intercettare l’esercito cartaginese, ma ormai era passato troppo tempo.  Intanto Annibale, una volta battuto la forte tribù dei Volci che lo attendeva sulle sponde del Rodano, si rese conto per la presenza romana sulla costa di non poter transitare per quella che era la via più favorevole, addentrandosi quindi nelle aspre vallate dell’Isere.

Il passaggio di Annibale sulle Alpi:

Annibale prese quindi la decisione di varcare le Alpi, e a tal proposito radunò i suoi uomini cercando di motivarli a superare quello che si presentava come un viaggio a dir poco difficoltoso. il giorno seguente l’esercito cartaginese si mise in marcia risalendo il corso del Rodano, non tanto perchè fosse la via più breve ma più che altro perchè più si fosse allontanato dalla costa meno probabiltà aveva di scontrarsi con i romani prima di giungere in Italia. Tito Livio ci tramanda che dopo quattro giorni di marcia, Annibale giunse nel territorio degli Allobrogi, una tribù celta tra le più ricche e potenti di tutta la Gallia. Chiamato a dirimere una questione interna alla tribù, gli Allobrogi  garantirono all’esercito di Annibale vettovaglie e vestiario più adatto al clima rigido di quella zona, dopo di che, sfiorando il territorio dei Voconzi, giunse al fiume Druenza, un fiume molto difficile da superare tanto da generare panico e sconforto in tutto l’esercito punico. Sempre secondo il racconto di Tito Livio, Annibale, una volta varcato il fiume raggiunse le Alpi per strade relativamente facili, senza subire ulteriori attacchi dalle ostili popolazioni locali, purtroppo per lui però, l’imponenza di quelle montagne e le rozze popolazioni che le abitavano generarono ulteriore sconforto nelle fila dell’esercito, i montanari del luogo infatti si mostrarono estremamente ostili tentando in ogni modo di intralciare il passaggio dei punici. Solo gli stratagemmi adottati da Annibale permisero ai cartaginesi di avanzare senza grossi danni, la sua tattica di occupare altipiani e borghi prima del suo passaggio ebbe il successo sperato. Dopo nove giorni di dura marcia Annibale e i suoi uomini giunsero al valico delle Alpi, luogo nel quale si fermarono per un paio di giorni, anche a causa di una fitta nevicata che ne impediva l’avanzata. Gli uomini, incoraggiati iniziarono così la discesa, che però si rivelò più complicata della salita, in quanto il percorso da parte italica si rivelò ben più scosceso, con grande rischio per uomini e animali di precipitare in ripidi dirupi. Certo è che la fatica e il freddo falcidiarono l’esercito punico e gli elefanti, troppo abituati a temperature ben più miti, e probabilemente non attrezzati per una traversata a tali altitudini. Tuttavia la marcia di Annibale ebbe successo in una ventina di giorni, prima che la neve chiudesse ogni valico alpino e passando tutto sommato indenne dai continui attacchi delle popolazioni montanare che mai avevano visto un esercito tanto vasto, ma che tentarono di fermare con ogni mezzo.

Il passaggio di Annibale sulle Alpi
Il passaggio di Annibale sulle Alpi

Il passaggio di Annibale sulle Alpi: possibile itinerario:

Le ipotesi sull’itinerario seguito da Annibale per valicare le Alpi sono molteplici, una recente ricostruzione però, compatibile con la risalita della valle del fiume Durance, colloca il passaggio del condottiero punico dal colle dell’Autaret e il colle di Arnas, coi suoi 3.077 metri di altezza l’Autaret venne superato verso la fine di ottobre, anticipando le fitte nevicate invernali che l’avrebbero reso impraticabile, riuscendo ad arrivare nella Pianura Padana ottenendo quell’effetto sorpresa da lui sperato. Ancora oggi appena sopra al passo di Punta Costan, si scorge la pianura all’altezza dell’abitato di Orbassano, scendendo poi è ancora possibile notare di come la montagna sia stata scavata per permettere il passaggio dei carri e dei grossi animali, la piana sottostante di Usseglio, poi, ben si prestava ad una eventuale ricompattazione dell’esercito, che nei Celti che abitavano in quella zona, potrebbe aver trovato valide guide. Altre ipotesi vedono transitare Annibale più a nord, nei pressi del passo del Gran San Bernardo, ma è nel marzo 2016, che l’importante rivista “Archeometry” riporta un articolo in cui si parla della prima effettiva prova scentifica sul passaggio di Annibale sul Col de Traversette, a quota 3.000 metri nei pressi del Monviso.

Il passaggio di Annibale sulle Alpi: eventi successivi:

Una volta raggiunta la Pianura Padana, Annibale fece riposare il suo esercito, che dopo venti giorni di marcia si presentava stremato dalla fame, dalla fatica e dal freddo, non che decimato, dei 38.000 fanti partiti ne rimanevano 20.000, degli 8.000 cavalieri ne rimasero 6.000, dei 37 elefanti invece ne rimanevano appena 12. Quando le truppe si furono riprese assoggettarono la popolazione dei Taurini, con tanta veemenza da destare terrore fra le tribù limitrofe, che presto si convinsero a collaborare. Nel frattempo le altre tibù celtiche  che abitavano la Pianura e che ben conoscevano i piani del condottiero punico, non vedevano l’ora di potersi unire a lui, Annibale quindi avanzò e il fronte anti-romano si allargò. L’effetto sopresa voluto da Annibale riuscì in pieno, rimandando nei romani ogni tentativo di attacco diretto a Cartagine, la sua inattesa e repentina discesa in Italia generò un grande sbigottimento fra i generali romani, tanto che il secondo console, Tiberio Sempronio Longo, che nel frattempo si era recato in Libia, venne fatto precipitosamente rientrare. Gli scontri che seguirono videro la netta affermazione della coalizione a guida cartaginese sul Ticino, lo stesso console Publio Cornelio Scipione, venne ferito in battaglia e poco dopo un nuovo rovescio avvenne sulla Trebbia, dove i legionari del console Tiberio Sempronio Longo vennero letteralmente spazzati via, costringendo i circa 10.000 superstiti a ripiegare nella colonia di Placentia.

Si ringrazia per le foto:

http://www.meteolive.it/news/In-primo-piano/2/annibale-attravers-le-alpi-senza-neve-e-ghiaccio-nel-218-a-c-/59790/

http://www.vallidilanzo.it/editoria/druida/annibale-alpi

 

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