Il rapimento di Giulio Cesare

Il rapimento di Giulio Cesare da parte dei pirati della Cilicia, avvene nel 74 a.C., allorchè il futuro dittatore romano decise di recarsi sull’isola di Rodi, meta di pellegrinaggio di molti giovani patrizi romani, per apprendere la filiosofia e la cultura greca. Il suo viaggio venne presto interrotto dalle scorribande dei pirati che lo rapirono, chiedendone il riscatto.

 Giulio Cesare
Giulio Cesare

Il rapimento di Giulio Cesare, contesto storico:

Nell’86 a.C., lo zio di Cesare, il celebre Gaio Mario, grande avversario di Lucio Cornelio Silla, morì, seguito l’anno successivo dal padre del fututo proconsole delle Gallie, Giulio Cesare il vecchio. Il giovane Cesare decise quindi di ripudiare la sua promessa sposa, Cossuzia, per prendere in moglie Cornelia Minore, figlia di Lucio Cornelio Cinna, uno dei più fervidi alleati di Gaio Mario nella ancora  recente guerra civile. Questo nuovo legame con una delle famiglie più notoriamente legate alla fazione dei “populares”, creò non pochi problemi a Giulio Cesare, proprio negli anni della dittatura di Lucio Cornelio Silla, il quale prese immediatamente ad ostacolarlo, bloccando la sua nomina a “Flamen Dialis”, (sacerdote devoto al culto di Giove Capitolino). La situazione come se non bastasse andò peggiorando, quando Silla, tornato in Italia nell’82 a.C., dopo la vittoria nel Ponto contro Mitridate, e dopo aver avuto ragione sulla fazione mariana nella grande battaglia di Porta Collina, si autoproclamò dittatore perpetuo, emanando poi le famose liste di proscrizione che tendevano ad eliminare fisicamente ogni avversario politico che durante la sua assenza lo avevano avversato e tentato di destituire. Silla ordinò quindo a Cesare di divorziare da Cornelia in quanto non di famiglia patrizia, e al netto rifiuto, progettò di includerlo nelle sue famigerate liste, dovendo poi desistere dalle sue intenzioni grazie alle insistenze delle Vestali e di Gaio Aurelio Cotta, che intrecedette per conto della sorellastra Aurelia per impedire l’uccisione del suo giovane nipote. Cesare temendo comunque per la sua vita, lasciò Roma, partendo prima per la Sabina, poi per servire l’esercito in Asia come legato del pretore, Marco Minucio Termo. In questi anni, per la prima volta, il giovane Giulio Cesare ebbe modo di mettersi in luce sul campo di battaglia mostrando tutto il suo valore e coraggio, guadagnandosi anche una corona civica al merito per aver salvato la vita ad un cittadino romano in battaglia. Giulio Cesare rimase in Asia ancora per qualche tempo, rientrando a Roma solo una volta ricevuta la notizia della morte di Silla. Nonostante le avversità Cesare non si dichiarò mai apertamente contro la politica di Silla e perciò non si fece coinvolgere dal tentativo di Lepido di organizzare una sommossa per modificare le riforme dell’ormai defunto dittatore.

Il rapimento di Giulio Cesare:

I fatti che seguono vengono riportati, forse in modo un pò romanzato dalle fonti filo-cesariane, fatto sta che nel 74 a.C., Giulio Cesare decise di intraprendere un viaggio verso l’isola di Rodi, meta preferita di tutti i giovani romani di buona famiglia, per imparare la cultura e la filosofia greca. Una volta preso il mare, la sua nave venne presto abbordata dai pirati, che in quella zona avevano il loro quartier generale, e Cesare venne sequestrato e condotto all’isola di Farmacussa, posta a sud di Mileto. Qui i pirati, probabilmente inconsapevoli della caratura del personaggio rapito, pretesero un riscatto di venti talenti d’argento, equivalenti a circa 620 kg. A quella cifra, Giulio Cesare rispose sbeffeggiando i propri carcerieri che la sua persona ne valeva come minimo 50 di talenti, i pirati naturalmente acconsentirono. Cesare ottenne quindi di mandare i propri subalterni a Mileto per reperire la somma pattuita, attendendo sull’isola di Farmacussa il loro ritorno. Durante i 38 giorni che occorsero agli uomini di Cesare per completare la missione, Giulio Cesare, in compagnia di due schiavi e del proprio medico personale, non temette mai per la propria vita, anzi prendendosi spesso gioco di chi lo teneva in catene, partecipava alle loro contese e ai loro banchetti, comportandosi come se fosse lui ad avere in mano le loro vite, e non viceversa. In questo tempo Cesare compose anche numerose poesie che regolarmente sottoponeva al giudizio dei suoi carcerieri, amando ripetere che una volta liberato avrebbe dato loro la caccia per poterli uccidere tutti. Una volta che gli uomini di Giulio Cesare tornarono da Mileto con l’argento promesso, i pirati lo liberarono, dopo di che il futuro dittatore raggiunse la provincia d’Asia governata dal propretore Marco Iunco. Aiutato da Iunco, Cesare allestì prontamente una flotta per fare rotta verso l’isola di Farmacussa dove senza fatica riuscì a catturare i pirati che lo avevano tenuto prigioniero, con i quali poi si recò in Bitinia, per chiedere a Iunco di provvedere alla loro punizione. Marco Iunco non ne volle sapere, anzi, aggirando Cesare, tentò persino di sottrarre il bottino dei pirati stessi. Cesare decise così di ripartire provvedendo lui stesso al supplizio, il giovane condottiero romano fece così, prima strangolare e poi crocifiggere ogni suo carceriere, adempiendo così alla parola data durante la sua prigionia, potendo inoltre restituire ciò che i suoi uomini erano andati elemosinando per racimolare il suo riscatto.

Veduta dell'attuale isola di Farmacussa, luogo della prigionia di Cesare
Veduta dell’attuale isola di Farmacussa, luogo della prigionia di Cesare

Il rapimento di Giulio Cesare, sviluppi successivi:

Terminate le vicissitudini con i pirati, Giulio Cesare rimase in Asia combattendo contro Mitridate VI, nel 73 a.C., venne eletto nel collegio dei pontefici, per compensare la perdita della sua carica ai tempi di Silla, l’anno successivo, tornato a Roma, venne eletto tribuno militare, risultando addirittura come primo degli eletti, si impegnò quindi in diverse battaglie politiche, ma la vera svolta avvenne nel 70 a.C., con il consolato di Pompeo e Crasso. Proprio con il ricchissimo Crasso, Cesare era in stretti rapporti, e proprio grazie a lui riuscì a finanziare le sue ricche campagne elettorali, ma paradossalmente a causa delle conseguenze delle proscrizioni di Silla, nonostante le grandi risorse economiche,  anche lo stesso Crasso per la sua elezione, necessitava dell’appoggio del carismatico nuovo leader popolare. Cesare venne eletto questore nel 69 a.C., ma dopo il consolato di Pompeo e Crasso, il clima politico romano si stava rapidamente avviando al cambiamento, grazie al quasi totale smantellamento della costituzione sillana che i due consoli avevano operato.

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