Il Vino dei Romani

 

Il vino dei romani era la bevanda per eccellenza, un prodotto che però non era alla portata di tutti, e che particolare importante, aveva un gusto molto distante da quello che siamo abituati a sorseggiare ai giorni nostri.

“Ogni tanto è bene arrivare fino all’ebbrezza, non perché questa ci sommerga ma perché allenti la tensione che è in noi. L’ebbrezza scioglie le preoccupazioni, rimescola l’animo dal più profondo e, come guarisce da certe malattie, così guarisce anche dalla tristezza”, così scriveva Seneca….

IL VINO DEI ROMANI, LE ORIGINI:

Le origini della viticoltura romana affondano nelle radici dell’autoctona civiltà etrusca, e in parte anche in quella greca, dalla quale  probabilmente i romani impararono le tecniche più sofisticate di coltivazione della vite. Fin dai tempi della Repubblica il vino poteva essere bevuto solo dagli uomini che avessero compiuto i 30 anni di età, mentre per le donne era severamente proibito anche solo assaggiarlo. Infatti se un marito avvcinandosi alla propria moglie avesse anche solo avvertito una minima percezione della suddetta bevanda, era legittimato a punirla duramente. Fu Giulio Cesare a far decadere tale limitazione, e così anni dopo, Livia, moglie di Ottaviano Augusto, fu libera di scrivere di come  proprio   grazie al vino che allietava i suoi pasti,  che potè raggiungere una sana vecchiaia. I romani appresero nel corso della loro storia le più moderne tecniche di coltivazione e di vinificazione, ma fu in gran parte dai cartaginesi, dopo averli sottomessi,  che impararono ad organizzare aziende vinicole su vasta scala, in grado di offrire  grandi guadagni. Vennero così costruite ampie piantagioni avviate e mantenute alle cure degli schiavi dove venivano prodotti i migliori vini dell’antichità. Fra questi vale certamente la pena ricordare il Falerno, prodotto dalle terre della Campania alle pendici dei monti Petrino e Massico, un prodotto dotato di un aroma tutto particolare grazie alle coltivazioni poste su terreni minerali e che conservavano la giusta dose di calore e umidità. Fin dalla prima metà del I secolo a.C., i vini romani iniziarono a godere di fama uguale, se non superiore a quelli greci, tuttavia la conquista romana della penisola iberica, avvenuta presso a poco nello stesso periodo, favorì l’importazione di vini da quella regione, particolarmente apprezzati a Roma erano infatti il “Betico” o il “Ceretano”, proveniente da Ceret, (odierna Jerez de la Frontera). Il vino veniva fatto fermentare in grossi vasi di terracotta chiamati “dolia”, della capienza di circa 1.000 litri, in seguito, nei mesi di marzo e aprile, veniva travasato in anfore più piccole da 20 litri, dove veniva lasciato invecchiare anche per 25 anni!. I vini più pregiati non venivano trattati in alcun modo, anzi potevano essere arricchiti con un tipo di mosto  più concentrato, in grado di alzare di un paio di gradi la gradazione alcolica. Alcuni dei vini meno pregiati o comunque provenienti da vitigni ancora troppo recenti, potevano essere modificati con sale, acqua marina, resina o persino con polvere di gesso, decisamente un trattamento che a noi potrebbe apparire quanto meno discutibile. Altri ancora potevano essere migliorati grazie al taglio dei vini o all’aggiunta di miele.

La viticoltura si espanse nel periodo repubblicano mano a mano che nuove terre venivano sottomesse, come nel caso della Gallia. In quella regione il vino era molto richiesto e apprezzato, ma mentre i romani prediligevano vini liquorosi da annacquare, i galli preferivano berlo puro senza nessuna aggiunta, particolare considerato incivile dai romani perchè portava ad un rapido stato di alterazione. A testimonianza della grande ricchezza portata dalla commercializzazione del vino, troviamo ancora oggi a Roma,  il Testaccio, una collina alta circa 35 metri e con un perimetro di 850 metri, formata interamente di cocci di anfore vinarie e olearie, gettati dai mercanti del vicino emporio. Il vino poteva essere “candidus”, bianco, “atrum” rosso o “rosatum” rosato, ed era parte essenziale di ogni banchetto. Poteva essere diluito con acqua calda o fredda e in pochissime occasioni veniva bevuto puro, perchè considerato di cattivo gusto e anche perchè durante un banchetto i brindisi si moltiplicavano per tutta la notte.

Il vino dei romani, mosaico della pigiatura
Il vino dei romani, mosaico della pigiatura

IL VINO DEI ROMANI, LA CLASSIFICAZIONE DEI VINI:

Anche in epoca antica esistevano i sommeliers, e venivano chiamati “Haustores”, essi infatti classificavano i vini all’assaggio, definendoli: corposi, nobili, soavi, delicati, forti, preziosi, dimostrando di avere un palato per nulla inferiore agli esperti dei nostri giorni. In principio le uve da vino più conosciute, dalle origine greche e coltivate nel sud Italia, erano le “Aminee” e le “Nomentanae” e da esse venivano prodotti i vini più pregiati, vi erano poi anche le uve “Apianae”, dette in tal modo perchè quando maturavano attiravano le api, e dal sapore moscato. Venivano piantati anche vitigni più resistenti, ma che fornivano vini di più bassa qualità, è il caso dell’uva “Balisca” originaria dell’Albania, della “Rhaetica” coltivata nel veronese e della “Buririca” che diede in seguito origine ai pregiati vigneti di Bordeaux, in Francia. Ecco di seguito alcuni nomi di vini romani dell’epoca:

VINUM ADRUMENJTANUM – Sicilia
VINUM AGLIANICUM – Campania e Basilicata, vino rosso.
VINUM ALBA LUX – detto oggi Erbaluce, piemontese, bianco.
VINUM ALBANUM – del Lazio e dell’Emilia, poco pregiato.
VINUM ALBARENZEULI – bianco della Sardegna.
VINUM ALBAROLUM – bianco, della Liguria.
VINUM ALEATICUM – Campania, molto zuccherino.
VINUM APIANUM – bianco della Campania presso Avellino.
VINUM BELLONAM – in onore della Dea Bellona, laziale, oggi Bellone.
VINUM BENEVENTANUM – Campania
VINUM BIBLINUM – siciliano
VINUM BRACHETUM – rosso frizzante del Piemonte. Si narra che ne facesse uso Cleopatra.
VINUM CAECUBUM – Cosiddetto da un luogo palustre della Campania presso il golfo di Gaeta, molto celebrato dagli antichi, e pare già rarissimo al tempo di Plinio.

VINUM CALENUM – dalla Campania, pregiato e delicato, esaltato da Orazio, Giovenale e Plinio.
VINUM CATINIENSE – Sicilia.
VINUM CAUDA VULPIS – Campania, bianco.
VINUM CAESANUM – rosso del Lazio, conosciuto fin dall’Antica Roma quando i coloni disboscarono la montagna per fare spazio ai vigneti. oggi Cesanese.
VINUM CAERETANUM – presso Caere Lazio.
VINUM COLUMBINUM – rosso, della Campania, citato da Plinio.
VINUM CUMANUM – pregiato come tutti i vini campani. Delle falde Vesuviane.
VINUM FALANGHINUM – campania, si ritiene fosse uno dei componenti del Falerno.
VINUM FALENUM – di Capua, molto pregiato.
VINUM FALERNUM – della Campania, molto alcolico, di colore ambrato o bruno.
VINUM FAUSTIANUM – Campania
VINUM FONDIANUM –  di Fondi, molto amato.
VINUM FORMIANUM – della zona di Formia, pregiatissimo.
VINUM GALIAE –  i vini della Gallia narbonese venivano affumicati e spesso contraffatti.
VINUM GARGANECUM – si pensa di origine greca, del Veneto.
VINUM GAURANUM – Campania.
VINUM GRAECUM – di Chio, di Sicione, di Cipro. Oltre allo spumante “Aigleucos” molto apprezzato dai Romani.
VINUM HADRIANUM – Emilia
VINUM HISPANICUM – Anche i vini spagnoli erano di largo consumo. Nel 202 a.c. con la sconfitta di Cartagine e di Annibale, le regioni costiere della Spagna erano divenute colonie della Repubblica. Nelle province di Tarragona, Andalusia e nella città di Cadice, il vino era di ottima qualità ed arrivava a Roma in circa una settimana ed era richiestissimo dai Romani.
VINUM LESBICUM – da Lesbo
VINUM LITERNUM – da Literno
VINUM MARONEUM – con alta gradaziome alcolica
VINUM MASSICUM – della Campania vicino al monte Massicum, non pregiatissimo, ma tonico e robusto.
VINUM MARSILIAE – di Marsilia, non pregiato.
VINUM MEMERTINUM – o mamertinum, siciliano, molto pregiato, prodotto nei pressi di Messina e fatto conoscere da Giulio Cesare.
VINUM MOSCATUM – bianco di Sardegna
VINUM NASCUM – bianco di Sardegna.
VINUM NOMENIANUM (o Nomentanum) – Lazio.
VINUM NURAGUM – bianco sardo.
VINUM OPIMIAM – richiedeva un invecchiamento di 25 anni, pregiatissimo.
VINUM PELIGNUM – abruzzese.
VINUM PIPERNUM – prodotto a Piperno.
VINUM POLLIUM – siciliano e pregiato.
VINUM POMPEIANUM – della zona di Pompei, si invecchiava anche 25 anni.
VINUM PORTULANUM – siciliano e pregiato
VINUM POTITIANUM – Sicilia.
VINUM PRAECIANUM – di origine veneta
VINUM PRENESTINUM – Lazio
VINUM PRANNIUM – prodotto presso Smirne, molto pregiato.
VINUM PREATORIANUM – abruzzese, molto amato dai pretoriani
VINUM PULCINUM –  del territorio di Aquileia piaceva molto a Livia, moglie dell’Imperatore Augusto.
VINUM RAETICUM – del Veneto.
VINUM SABINUM – del Lazio.
VINUM SENIANUM –  prodotto a Segni.
VINUM SCIITICUM – di Scio
VINUM SETINUM – da Seria, odierna Sezze Romana.
VINUM SORRENTINUM – di Sorrento, molto pregiato e leggero.
VINUM TARENTINUM – dalla Puglia, paragonato da Orazio al Falerno, quindi ottimo.
VINUM TAUROMENITANUM – prodotto nell’attuale Taormina, in Sicilia.
VINUM TIBERTINUM (o Tiburtinum) – molto pregiato, Lazio
VINUM TREBELLUM – di Napoli, molto apprezzato.
VINUM TRIFULINUM – della campania, alle falde Vesuviane, pregiato.
VINUM VAIETANUM – del Lazio, vicino Roma.
VINUM VELLERANUM –  prodotto a Vallerano, territorio dell’antica gens Valeria, nell’agro romano.
VINUM VERNACULUM – della Sardegna.
VINUM VATICANUM – Lazio.
VINUM VOLTURNUM – dal territorio

IL VINO DEI ROMANI, I VINI SPEZIATI:

IPPOCRAS: vino aromatizzato con chiodi di garofano, zenzero, pepe, fiori di mais, e susine.

MULSUM: il vino mulsum veniva dolcificato con il miele, ma all’occorenza poteva anche essere utilizzata della frutta molto dolce come fichi o datteri.

GRANUM PARADISI: Vino aromatizzato con cannella, miele, chiodi di garofano e zenzero.

CONDITUM PARADOXUM: vino cotto con miele, pepe, alloro e datteri.

VINUM GUSTATICIUM: Un tipo di vino molto leggero aromatizzato con il miele che i romani sorseggiavano prima del banchetto, più o meno come una sorta di aperitivo.

VINUM ROSATUM: Per questo tipo di vino venivano utilizzati petali di rosa ben asciutti, lavorandoli con un procedimento che andava ripetuto per tre volte alla settimana. Utilizzando invece dei petali di viola, il colore risultava più scuro e il vino era detto “Violacium”.

Vi erano poi altri tipi di vini speziati, per esempio con uva secca, rosmarino,  finocchio, e poi ancora con acqua di mare, mandragora e mirra. La mirra in particolare era considerata un ottimo condimento, il poeta romano Marziale, infatti suggeriva a chiunque bevesse il Falerno, di aggiungervi la mirra perchè ne esaltava il gusto. Un’altra curiosità vuole che in certe occasioni per esaltare il gusto del vino era usanza depositare all’interno della bevanda alcune pepite di argento.

credits to:

https://www.brindando.com/come-si-vinificava-il-vino-ai-tempi-dei-romani/

http://www.pilloledistoria.it/tag/le-bevande-dei-romani

 

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