La Battaglia delle Cinocefale

La battaglia delle Cinocefale, svoltasi nel 197 a.C., viene descritta militarmente come una battaglia “d’incontro”, uno scontro in campo aperto fra legioni romane e falangi oplitiche, guidate da Filippo V di Macedonia, ancora in dispiegamento e per questo sbaragliate.

La battaglia delle Cinocefale
La battaglia delle Cinocefale

la battaglia delle cinocefale, i due generali a confronto:

Il generale romano che guidava le legioni romane era Tito Quinzio Flaminino, questore nel 199 a.C., e console l’anno successivo, sconfisse Filippo V di Macedonia a Cinocefale, sottraendo ai nemici tutti i possedimenti in Grecia e in Asia minore, mettendo così fine alla seconda guerra macedonica. Nel 196 a.C., durante i giochi istmici che si tennero a Corinto, Tito Quinzio Flaminino, proclamò l’indipendenza delle città stato greche dal giogo macedone, inserendosi più volte nelle faccende politiche del paese, per mantenere la fedeltà a Roma,  con lo scopo di garantirne la libertà. Nel 189 a.C., venne eletto censore, mentre nel 183 a.C., lo troviamo ambasciatore in Bitinia presso il Re Prusia II, al quale richiese ufficialmente la consegna di Annibale, acerrimo nemico di Roma e ormai in ampia parabola discendente.

Filippo V il macedone rimase sul trono dal 221 a.C. al 179 a.C., ottenendo fin da subito grande fama per la vittoria ottenuta in battaglia sull’alleanza fra Lega Etolica,e Sparta nel 220 a.C., dopo di che si alleò con il principe illirico, Demetrio di Faro, grande nemico di Roma. Le grandi vittorie di Annibale in Italia, durante la seconda guerra punica, convinsero il Re macedone a stipulare un’altra alleanza con la città punica, sperando così di assicurarsi  i possedimenti romani in Illiria. Questo accordo naturalmente accese le ire di Roma, dando vita ad un lungo conflitto, che culminò con la dominazione romana in Grecia. Visto il suo insuccesso, Filippo si riorganizzò avendo come priorità la ricostruzione del suo regno, sistemò le povere casse dello stato aprendo nuove miniere, e migliorò le difese dei confini settentrionali. I continui interventi romani a seguito delle lamentele degli stati a lui vicini, convinsero il sovrano macedone che Roma volesse annettere anche il suo regno, ma i suoi tentativi di estendere lo stesso verso i balcani negli anni successivi, fallirono miseramente.

la battaglia delle cinocefale, contesto storico:

Dopo le prime due guerre puniche, il quadro politico, ed economico si era completamente trasformato, l’espansionismo romano era andato oltre ogni previsione, e la sua zona di interesse ora guardava all’intero Mar Mediteraneo, inoltre nuovi mezzi diplomatici e il rinnovamento dell’esercito, offrivano alla Repubblica la possibilità  di agire in zone fuori dalla sua portata, fino a pochi anni prima. La struttura sociale e politica che si era venuta a creare, con l’emergere della fazione degli Equites, che tanto peso avranno da ora in avanti,  aveva creato i presupposti per un’ulteriore crescita del potere romano. In particolare, lo sguardo di Roma, volgeva ora verso oriente, e i regni ellenistici, rappresentavano quindi i primi obiettivi. Già nel 211 a.C., Roma era intervenuta, appoggiando una guerra contro l’egemonia macedone, ma con ancora l’esercito di Annibale su suolo italico, l’impegno non poteva che essere molto limitato, permettendo alla Macedonia di cavarsela con pochi danni, ed è per questo che al termine del secondo conflitto punico, i romani si apprestarono a saldare i conti con Filippo V, con l’obiettivo, nemmeno tanto velato, di sostituire la sua influenza sulle città stato greche, sempre preda delle loro divisioni politiche.

la battaglia delle cinocefale, legione contro falange:

Dai tempi della battaglia di Maratona del 490 a.C., la falange oplitica prima, e poi quella macedone, con l’introduzione di una lunga picca, in luogo della lancia, era considerata la più potente formazione militare in circolazione. Per ben tre secoli infatti costituì l’ossatura principale di tutti gli eserciti occidentali, basti pensare a tutte le più grandi battaglie dell’epoca: le guerre fra Diadochi, oppure quelle contro Pirro, Re dell’Epiro, vennero combattute con schieramenti che prevedevano al loro centro solidi reparti di picchieri,  tuttavia l’avvento di Roma sul teatro Mediterraneo, rivoluzionò tutto. La grande flessibilità della legione manipolare, che ben si adattava su tutti i tipi di terreno e agli improvvisi cambiamenti tattici sul campo di battaglia, risultò essere un fattore determinante e vincente. Di fronte a questa grande versatilità, le imbattibili falangi macedoni mostrarono tutte le loro debolezze, possiamo notare infatti come il doveroso dispiegamento di fanti leggeri e tiratori, per proteggere i fianchi della falange durante il suo dispiegamento, fornisse la giusta esca per mostrare tutta la manovrabilità e l’omogeneità della legione romana. La battaglia delle Cinocefale, che segnò la fine della seconda guerra macedone, rappresentò al contempo l’inizio dell’egenmonia romana su quei territori, dimostrazione evidente della sua superiorità, anche in ambito militare. Uno degli elementi chiave in ambito militare fu senza dubbio il Pilum, un giavellotto in dotazione ai legionari che mostrava una volta di più l’elesticità del soldato romano rispetto alla compatta e statica falange greca, poco prima dello scontro infatti, la pioggia di Pila lanciati dai legionari, abbatteva le prime fila nemiche, attenuando notevolmente il primo impatto fra i reparti. Dopo aver lanciato i giavellotti i legionari estraevano il gladio, andando al corpo a corpo con i falangiti ancora scompaginati,  rendendo così le loro lunghe picche del tutto inefficaci. Fu proprio con questa tattica che le legioni romane uscirono completamente vittoriose dalla battaglia delle Cinocefale.

La battaglia delle Cinocefale
La battaglia delle Cinocefale

la battaglia delle cinocefale, la battaglia:

Il generale romano metteva in campo due legioni romane e due alleate, circa 22.000 uomini, 2.000 peltasti della Lega Etolica, più altri 1.200 fanti armati alla leggera e circa 800 arcieri cretesi. La cavalleria era costituita da 2.400 cavalieri, coadiuvati da altri 20 elefanti da guerra. Dal canto suo Filippo schierò circa 25.000 uomini, composti da 16.000 falangiti, 1.500 mercenari, 4.000 peltasti, 2.000 fanti leggeri e circa 2.000 cavalieri fra tessali e macedoni. Sulle creste delle colline delle Cinocefale si scontrarono per primi i fanti armati alla leggera, mentre il grosso dei due eserciti erano ancora in marcia per raggiungere il luogo dello scontro. I fanti macedoni vennero presto scompaginati e costretti a ritirarsi, nel frattempo Filippo aveva già diviso il suo esercito in due parti, e fu proprio il lato destro del suo schieramento, giunto per primo sul campo di battaglia, che iniziò lo scontro. Flaminino dal canto suo, aveva sistemato due legioni e gli elefanti sul lato sinistro, e proprio da li partì il suo attacco sul fianco della falange ancora in dispiegamento, questa naturalmente non fu in grado di reggere all’urto e venne presto sbaragliata. Liberato un lato dello schieramento, i romani furono in grado di effettuare una conversione e portare aiuto alle altre due legioni che nel frattempo erano state impegnate dall’altro troncone dell’esercito macedone. La grande versatilità della legione romana, portò Flaminino a mandare alcuni manipoli ad attaccare il lato destro dei picchieri sui fianchi, persa quasi subito la coesione, la falange fu facile preda, e ai macedoni non restava altro che la ritirata. Vistisi irrimediabilmente circondati i falangiti macedoni alzarono le picche in segno di resa, ma i romani non capirono il gesto e proseguirono la carneficina. Alla fine dello scontro circa 8.000 macedoni caddero mentre altri 5.000 vennero tratti in schiavitù, solo 1.000 invece furono i morti fra le fila dei romani.

la battaglia delle cinocefale, conseguenze:

Dopo la sconfitta, Filippo fu costretto a cedere a Roma il controllo della politica greca, l’Urbe infatti ormai si mostrava totalmente in grado di intervenire e di influenzare il mondo ellenistico a suo piacimento, non che di mediare fra le grandi diatribe che da sempre tormentavano il mondo ellenico. In più Filippo fu costretto a sciogliere la sua flotta, fornire ostaggi e pagare una grossa indennità di guerra, la Macedonia diventava formalmente un alleato di Roma, ma in pratica finì per essere una provincia periferica della Repubblica. Venticinque anni più tardi il Re macedone Perseo tentò la sorte ribellandosi, ma ancora una volta, come alle Cinocefale, le legioni romane si dimostrarono totalmente superiori alle falangi di picchieri, e con la sconfitta di Pidna, nel 168 a.C., la Macedonia perse per sempre la sua indipendenza, chiudendo due secoli di storia nei quali era stata una parte decisiva di tutto il mondo allora conosciuto.

Credits to:

http://www.arsbellica.it

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