La Battaglia di Azio

La battaglia di Azio, combattuta il 2 settembre del 31 a.C.,  fu lo scontro navale che mise termine alla guerra civile scoppiata fra Ottaviano Augusto e Marco Antonio. La vittoria venne colta da Ottaviano grazie soprattutto a due fattori decisivi: la grande abilità navale del suo luogotenente, Agrippa, e le gravi indecisioni di Marco Antonio, convinto dalla sua amata Cleopatra, a fuggire verso l’Egitto, quando lo scontro era ancora tutt’altro che deciso.

La battaglia di Azio
La battaglia di Azio

La Battaglia di Azio, contesto storico:

Dopo aver conquistato l’Armenia nel 34 a.C., grazie al decisivo aiuto di Cleopatra, Marco Antonio celebrò un inusuale trionfo ad Alessandria d’Egitto, creando uno spiacevole precedente visto di cattivissimo occhio, non solo dalle alte gerarchie di Roma, ma anche dai normali cittadini, di seguito il generale romano nominò la regina d’Egitto, insieme al figlio Cesarione (figlio del grande Giulio Cesare), reggenti dell’Isola di Cipro, dividendo una parte dei territori orientali dell’ormai nascente Impero, fra i tre figli di Cleopatra, contravvenendo di fatto agli accordi siglati con il secondo triumvirato. Approfittando del grande malumore del Senato, Ottaviano accellerò gli eventi corrompendo alcuni funzionari in modo da farsi consegnare il testamento di Marco Antonio che non perse tempo a leggere di fronte a tutti i senatori, i contenuti del documento, probabilmente accentuati con qualche correzione dallo stesso Augusto, convinse il Senato a dichiarare Marco Antonio “nemico della patria”. Per evitare, almeno nell’idea, l’approssimarsi di una nuova guerra civile, Roma non dichiarò guerra a Marco Antonio, bensì all’Egitto guidato dalla regina Cleopatra. Nel 32 a.C., il generale romano e l’amata regina trasferirono il loro quartier generale a Patrasso, in Grecia, una posizione strategica dalla quale era possibile creare un’autentica minaccia alla penisola italica, distante solo poche ore di navigazione.

Iniziava così un lungo periodo di preparazione alla guerra, Marco Antonio organizzò la sua linea difensiva costruendo una fitta rete di rifornimenti costanti, sia di uomini che di vettovaglie, provenienti dalla Cirenaica e dal Peloponneso, il che lasciava supporre che Antonio era tutt’altro che intenzionato ad attaccare per primo, preferendo invece attendere i suoi nemici da una posizione assai rafforzata sotto tutti i punti di vista. Dal canto suo, Ottaviano, che sapeva bene di essere inferiore ad Antonio sul campo di battaglia, era ben conscio di essere però superiore a lui sul piano politico e sapeva circondarsi dalle persone più adatte a seconda delle esigenze. Fra questi vi era Marco Vipsanio Agrippa, suo grande amico e valente generale, il quale non perse tempo nel preparare le giuste contromisure nei porti di Taranto e Brindisi. A conferma di ciò, nella primavera del 31 a.C., Agrippa mosse la sua flotta da Brindisi per attraversare il mar Jonio, ma non in direzione dell’isola di Leuca, dove erano i primi avanposti nemici, bensì verso il sud del Peloponneso per conquistare Metone, snodo nevralgico per l’arrivo dei rifornimenti dall’Africa di Marco Antonio e Cleopatra, la guarnigione antoniana, colta completamente di sorpresa si arrese praticamente senza combattere. I rifornimenti via mare erano quindi praticamente azzerati, e rimanevano solo quelli via terra, ben più lenti e dispendiosi, il quadro strategico  fu completamente stravolto da questa mossa di Agrippa. Così mentre Antonio e Cleopatra rimanevano in attesa, Agrippa continuò nella sua opera, attaccando molte altre postazioni quasi simultaneamente, in modo che gli uomini di Antonio non riuscissero a difenderle efficaciemente, ci furono sbarchi in Epiro, attacchi all’isola di Corfù, e lo stesso luogotenente di Ottaviano, da Metone da poco conquistata, insidiava da vicino Patrasso, da dove Marco Antonio e Cleopatra furono costretti a fuggire, spostando il loro quartier generale ad Azio. Gli uomini di Ottaviano conquistarono anche l’isola di Leuca, congiungendosi con il resto dell’esercito proprio nel lembo di terra opposto ad Azio, accerchiando e di fatto obbligando Antonio allo scontro.

Nonostante la superiorità di forze terrestri a disposizione, Marco Antonio si fece però convincere da Cleopatra nel combattere una battaglia navale, poichè la regina aveva fornito una gran quantità di navi e voleva partecipare in prima persona alla loro vittoria. La maggior parte delle legioni a supporto di Marco Antonio, guidate dal generale Publio Canidio, non presero quindi parte alla battaglia, attendendone l’esito sulla terra ferma, e creando comunque una certa resistenza al termine della stessa, almeno fino a quando non si dispersero una volta venute a conoscenza della fuga di Marco Antonio. La flotta di Cleopatra era di poco superiore per numero a quella di Ottaviano, ma era formata in gran parte da navi grosse e pesanti, mentre quella romana era dotata di imbarcazioni, si più piccole, ma molto più manovrabili. La mancanza di rifornimenti e una feroce epidemia colpirono i ranghi antoniani, e per impedire che alcuni ammutinati consegnassero diverse imbarcazioni ad Ottaviano, Marco Antonio ne fece bruciare almeno 50 fra quelle meno adatte alla battaglia, riducendo così la sua flotta a 170 unità. Dopo una furiosa tempesta, il mattino del 2 settembre del 31 a.C., il mare si presentava calmo e Marco Antonio fece uscire la sua flotta dal porto di Ambracia, la battaglia di Azio aveva inizio.

La battaglia di Azio
La battaglia di Azio

La Battaglia di Azio, svolgimento:

Nelle battaglie navali era in uso che le flotte si schierassero l’una di fronte all’altra formando due semicerchi, a differenza degli scontri terrestri però, il gruppo centrale era il punto più debole dello schieramento cosa che permetteva  alle navi strette in mezzo alle due ali di poter manovrare più agilmente. Il lato nord dello schieramento di Ottaviano era guidato da Agrippa, che aveva di fronte a se il già console Gellio Publicola, al centro Lucio Arrunzio fronteggiava Ottavio, mentre sul lato sud Marco Lurio si opponeva a Gaio Sosio. La nave con Marco Antonio si collocava sul lato diretto da Publicola, quella di Ottaviano sul lato sud guidato da Marco Lurio, mentre la nave di Cleopatra era alle spalle del reparto centrale comandato da Ottavio. Dopo un periodo di immobilità, verso mezzogiorno, Gaio Sosio muove le sue navi verso l’isola di Leuca, andandosi a scontrare contro il lato sud guidato da Marco Lurio, la mossa di Sosio spiana la strada alla strategia elaborata da Agrippa, ovvero arretrare lentamente verso il mare aperto per consentire alle sue navi più ampie manovre sfruttando la loro maggiore agilità. Così mentre Lurio arretra secondo i piani, Lucio Arrunzio e Ottavio rimangono fermi al centro dello schieramento, costringendo Agrippa a manovrare bruscamente verso il mare aperto sperando che Publicola lo segua, e così avvenne. Lo spostamento delle navi di Publicola costrinsero Ottavio ad allargare il fronte verso nord per tentare di tenere più unito possibile lo schieramento, ma così facendo andò a creare un varco nel quale le navi di Cleopatra, anzichè sfruttare a proprio favore, usarono per darsi alla fuga, Marco Antonio vedendo tutto ciò non si preoccupò più della battaglia,  abbandonando il teatro di guerra per raggiungere anch’egli la regina d’Egitto, lasciando uomini e mezzi senza una guida al proprio destino.

Inizialmente gli uomini di Antonio non si rendono conto di essere stati abbandonati e combattono valorosamente, ma la battaglia è ormai perduta, la maggior versatilità delle navi romane che consente loro di evitare gli speronamenti dei rostri egizi, ma anzi di abbordarle a loro volta, riversando su di esse centinaia di legionari mediante gli arpagoni, incendiarne le vele e affondarle, risulta la strategia vincente, e verso sera gli uomini di Ottaviano potevano già contare l’annientamento di circa 40 navi e l’uccisione di più di 5.000 soldati nemici. Il resto della flotta si disperse rapidamente nel porto di Ambracia dove si arrese il giorno successivo.

La Battaglia di Azio, conseguenze:

la resa della flotta antoniana fu faciltata dalla voce che Ottaviano prometteva salva la vita e terre in Italia a chi si sarebbe arreso, in verità però Ottaviano fu si clemente con le loro vite, ma una volta sbarcati in Italia questi vennero completamente abbandonati al loro destino fomentando così una rivolta che solo Agrippa riuscì ancora una volta a disinnescare, lasciando così il campo libero a Ottaviano per continuare a dare la caccia al suo rivale. I risvolti per Antonio e Cleopatra furono a dir poco grotteschi, una volta raggiunta la regina dopo la fuga, Marco Antonio venne da lei completamente ignorato, una delusione e un’umiliazione da cui il condottiero romano non si riprese mai più. Nell’agosto del 30 a.C., quando Ottaviano sbarcò ad Alessandria, Marco Antonio organizzò un raffazzonato esercito per muovergli contro, ma alla vista dei ben più temibili legionari, questi si dispersero in ogni direzione, lasciando Marco Antonio nella sfiducia più totale che lo indusse al suicidio. Dal canto suo Cleopatra tentò con Ottaviano la carta della seduzione, come gli era già riuscito con Giulio Cesare e con Marco Antonio, ma Ottaviano non cedette alle lusinghe, e quando ella capì che il suo unico destino era quello di sfilare come trofeo per le strade di Roma durante il trionfo, secondo la leggenda scelse il suicidio facendosi mordere da un aspide. La battaglia di Azio significò quindi il definitivo tramonto della Repubblica Romana a beneficio del principato, sancito nel 27 a.C., con il conferimento ad Ottaviano del titolo di “Augusto”.

Si ringrazia per le foto:

https://www.meisterdrucke.it/stampe-d-arte/Tancredi-Scarpelli/81822/Cleopatra-nella-battaglia-di-Azio.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Azio

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