La battaglia navale di Marsiglia

Avvenuta il 27 giugno del 49 a.C., la battaglia navale di Marsiglia venne combattuta dalla flotta romana comandata da Decimo Bruto (che pochi anni dopo divenne uno dei principali artefici dell’assassinio di Giulio Cesare), contro quella messa in campo dagli abitanti della città, supportati dalla fazione che sosteneva Pompeo Magno, nell’arco dei numerosi scontri armati che caratterizzarono la guerra civile romana in quegli anni.

La battaglia navale di Marsiglia
La battaglia navale di Marsiglia

LA BATTAGLIA NAVALE DI MARSIGLIA, ANTEFATTO:

La battaglia si sviluppò a causa del tentativo dei massilioti di forzare l’assedio portato dagli uomini di Bruto e fedeli a Giulio Cesare. Il proconsole delle Gallie aveva tra i suoi principali obiettivi di raggiungere nel più breve tempo possibile la penisola iberica, per contrastare le forze pompeiane, e l’alleanza con Marsiglia risultava decisiva a tal proposito. Proprio quando le trattative diplomatiche sembravano indirizzarsi positivamente, l’intervento del console, Lucio Domizio Enobarbo, fece saltare le carte in tavola, convincendo invece gli abitanti della città a schierarsi con Pompeo. Cesare, offeso da tale comportamento, spedì ben tre legioni nei pressi di Marsiglia, iniziando subito la costruzione di torri e altre macchine d’assedio per circondare l’insediamento. In aggiunta, nella vicina Arelate (Arles), vennero ultimate ed armate in appena 30 giorni, 12 navi da guerra, che una volta messe in mare, vennero affidate al comando di Decimo Bruto, le legioni vennero invece lasciate al comando del legato Gaio Trebonio, e già pronte per attaccare la città. Impartiti questi ordini, Giulio Cesare partì per la Spagna  il 5 giugno di quell’anno. Durante il viaggio di Cesare, su consiglio dello stesso Lucio Domizio Enobarbo, i massilioti allestirono anch’essi una flotta costituita da 17 navi da guerra, di cui 11 coperte, alle quali furono affiancate altre imbarcazioni di più piccole dimensioni. Su questa nuova flotta vennero poi imbarcati una gran quantità di arcieri e di soldati appartenenti ad alcune vicine tribù locali, mentre lo stesso Domizio si assicurò che fosse allestita una seconda piccola flotta di riserva, sulla quale sarebbero però stati imbarcati solo pastori e contadini. Una volta terminati i lavori i massilioti diressero la flotta verso il vicino arcipelago delle Frioul dove i cesariani intanto si erano attestati.

LA BATTAGLIA NAVALE DI MARSIGLIA, LO SCONTRO ARMATO:

La flotta di Bruto nonostante l’inferiorità numerica, disponeva però di soldati più valorosi, pronti ad utilizzare pila, arpioni, tragule e ogni altra arma da lancio a loro disposizione, e quando si accorsero che i massilioti erano usciti in mare per raggiungere l’isola di Ratonneau dove si erano attestati, non persero tempo per prepararsi allo scontro. La battaglia navale divampò in poco tempo e si combattè su entrambi i fronti con grande accanimento e coraggio, in particolare i massilioti facevano molto affidamento sulla tribù alleata degli Albici, rozzi montanari ma abilissimi con l’uso delle armi, e anche la flotta formata da pastori e contadini, patrocinata da Lucio Domizio, si distinse per il grande coraggio profuso. I cittadini assediati di Marsiglia diedero subito grande prova della loro perizia marinaresca, riuscendo con abili manovre a sfuggire agli assalti delle navi cesariane, le strategie di combattimento erano diverse fra loro, se la flotta di Bruto cercava di restringere il più possibile il campo di battaglia, per speronare le navi nemiche per poi abbordarle, trasformando di fatto una battaglia navale in una terrestre, dal canto loro i massilioti facevano di tutto per allargarlo, disunendo il più possibile lo schieramento avversario per poi attaccare singolarmente nave per nave, grazie alla loro superiorità numerica e di manovra. Certamente le navi di Bruto erano molto più difficili da manovrare, a causa della loro pesantezza e della poca esperienza dei rematori reperiti per lo più da navi da carico, ma sebbene fossero quasi sempre accerchiati da due o più navi nemiche, i cesariani combatterono con grande ardore su tutti i lati dai quali venivano attaccati, e quando il combattimento diventava ravvicinato, dopo l’abbordaggio, la parità era tutto sommato ristabilita. Gli atti di valore durante il feroce scontro non mancarono:

«Ora, ad ogni soldato privo delle armi scagliate,
il furore ne appronta di nuove: uno scagliò sul nemico un remo,
un altro con braccia possenti un intero aplustre (tipico ornamento delle navi romane n.d.r.)
scacciati i rematori, divelsero e rotearono i banchi.
Ruppero le navi per combattere…
Nulla tuttavia produsse maggiori stragi sul mare
del flagello dell’elemento opposto. Divampa infatti il fuoco,
appiccato da torce resinose e avvivato dallo zolfo
che contengono; le carene offrirono una facile esca
e gli incendi le divorarono, con l’aiuto della pece e della cera liquefatta.
Le onde non domano le fiamme, e sparsi sulla distesa delle acque
il fuoco si avventa selvaggio sui rottami delle navi …»

(Marco Anneo Lucano – Pharsalia).

«Non possiamo passare sotto silenzio nemmeno Acilio, il quale, … vistasi troncata la mano con la quale si era afferrato ad una nave nemica, si attaccò con la sinistra alla poppa, né smise di combattere finché la nave fu catturata ed affondata.»

(Valerio Massimo – Factorum et dictorum memorabilium libri IX-III).

 CONSEGUENZE:

La vittoria finale arrise ai cesariani guidati da Bruto, che così poterono continuare la stretta sulla città. Dopo aver ucciso un gran numero di nemici, molte navi massiliote vennero affondate, mentre altre vennero catturate, le poche superstiti trovarono invece  scampo all’interno del porto, al termine di quella giornata, su 17 navi, ben nove furono eliminate, tre affondate e sei catturate dagli uomini di Bruto. La vittoria del futuro cesaricida, permise comunque a Giulio Cesare di continuare la sua campagna spagnola per eliminare la resistenza pompeiana, in relativa sicurezza, ignorando però che alla città costiera un altro grosso aiuto stava arrivando via mare dalla fazione pompeiana, Lucio Nasidio, al comando di altre 17 navi stava accorrendo per interrompere l’assedio, causando una seconda battaglia navale di fronte a Tauroento, poco distante dalla stessa Marsiglia.  Anche in questo caso la fazione cesariana ebbe la meglio, e il blocco sulla città continuò, favorendone, non solo di li a poco la capitolazione, ma anche la fuga del pompeiano Lucio Domizio verso la Spagna.

 

 

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