La battaglia sul fiume Sabis

La battaglia sul fiume Sabis, nei pressi dell’odierna Saulzoir in Francia, si combattè fra i legionari guidati dal proconsole delle Gallie, Caio Giulio Cesare, e una vasta alleanza di tribù barbariche, in prevalenza Nervi e Atrebati, nel 57 a.C..  Nell’occasione il grande condottiero romano, sorpreso dagli attacchi dei barbari,  rischiò una disastrosa sconfitta, evitata solo grazie alle sue grandi capacità militari e all’arrivo delle truppe di rinforzo.

La battaglia sul fiume Sabis
La battaglia sul fiume Sabis

La battaglia del fiume Sabis, contesto storico:

Nell’inverno fra il 58 e il 57 a.C., Giulio Cesare venne informato che una vasta coalizione di tribù belgiche pianificava un massiccio attacco contro gli eserciti di Roma. Questa notizia, non solo non scoraggiò il grande condottiero ma anzi, gli diede l’occasione per tentare di estendere i domini di Roma ancora più a nord, reclutando per prima cosa altre due nuove legioni, (la XIII e la XIV), per poi cercare un’alleanza con la vicina tribù dei Remi. L’immediata rappresaglia dei barbari non si fece attendere, tant’è che venne immediatemente organizzato un fulmineo attacco contro l’importante centro di Bibracte, oppidum dei Remi nei pressi dell’odierna Autun, mettendo Giulio Cesare nella condizione di uscire subito allo scoperto. La forte coalizione barbarica comprendeva principalmente le tribù dei Nervi, Atrebati, Morini, Menapi, Caleti, Viromandui, ed Eburoni. Giulio Cesare affidandosi alla ferrea disciplina dei propri soldati difese strenuamente l’insediamento alleato dagli attacchi nemici, che viceversa si dimostrarono, più numerosi ma molto meno coordinati, ragion per cui, ciascuna tribù si ritirò singolarmente per proprio conto facendo ritorno nei rispettivi territori, per poi essere assoggettate dai romani una ad una. Tuttavia non tutti si arresero, Nervi, Atrebati, e Viromandui, scelsero di resistere e di continuare la guerra. Lo scontro che andava a preannunciarsi, secondo lo stesso Cesare, vedeva scontrarsi circa 40.000 romani e una coalizione di Galli Belgi che ammontava a circa 85.000 unità.

La battaglia del fiume Sabis, le fasi dello scontro:

Giulio Cesare marciò nel territorio dei Nervi per almeno tre giorni, facendo avanzare per prime le sei legioni di veterani e mantenendo nelle retrovie le due nuove appena reclutate a salvaguardia delle salmerie. Giunti nei pressi del fiume Sabis i romani iniziarono i lavori per la costruzione del campo, trovando un sito ideale su di una altura posizionata a nord-est del corso d’acqua. Ad ovest dello stesso fiume un’altra altura boscosa nascondeva i barbari che di nascosto osservavano le mosse dei romani. La cavalleria e i frombolieri romani, durante i lavori per la costruzione del campo, vennero incaricati da Cesare di attraversare il corso d’acqua, in quel punto profondo circa un metro, per ottenere informazioni sulla disposizione nemica. Una volta scovata la cavalleria belgica, quella romana attaccò, ma i galli attaccando e ritirandosi velocemente nei boschi, cosa nella quale erano maestri,  evitarono grossi danni. Dopo questi primi scontri di lieve entità all’interno della boscaglia, i Belgi preparavano l’assalto vero e proprio al campo romano.

I Belgi, sotto il comando di un certo Boduognato, si disposero lungo la riva del fiume, al riparo degli alberi, pronti per l’attacco. Giulio Cesare ci racconta nel suo “De Bello Gallico”, le fasi di quei momenti:

“Intanto le sei legioni, che erano giunte prime, tracciarono la pianta e cominciarono a fortificare il campo. Quando i nemici, che erano nascosti nei boschi, videro le salmerie romane… poiché dentro ai boschi si erano disposti già in ordine di battaglia… all’improvviso con tutte le truppe mossero in avanti di corsa ed attaccarono la cavalleria romana. Respinti e sbaragliati questi senza difficoltà, i Belgi con grande rapidità scesero di corsa al fiume, tanto da apparire contemporaneamente nei boschi, al fiume ed a combattere contro i nostri. E con identica rapidità mossero per il colle di fronte dove si trovava il nostro campo  e verso quelli che erano impegnati a costruirlo.”.

I Belgi caricarono quindi le truppe romane ancora impegnate nei lavori, trovandole ovviamente del tutto impreparate al combattimento, molti legionari si scontrarono senza avere il tempo di indossare armature ed elmi, altri non riuscirono neppure ad imbracciare lo scudo, andandosi a raccogliere attorno alle insegne più vicine. Dopo il primo sbandamento le legioni partirono al contrattacco, ricacciando gli Atrebati sul lato sinistro dello schieramento oltre il fiume e facendone grande strage, stessa cosa fecero le due legioni poste al centro che riuscirono a sbaragliare i Viromandui. Le cose iniziarono a prendere una brutta piega quando i Nervi, che costituivano la parte più nutrita dello schieramento nemico, attaccarono le due legioni poste a guardia del campo. In questa grande confusione che si era venuta a creare, solo la grande preparazione dei legionari evitarono il peggio, sempre Cesare,  in merito a questo difficile momento, racconta:

“I cavalieri dei Treviri turbati per questi fatti […] i quali erano stati mandati dal loro popolo per portare aiuto a Cesare, avendo visto il campo romano riempirsi di molti nemici, con le legioni incalzate e quasi accerchiate, le salmerie, i cavalieri, i frombolieri, i Numidi, sparpagliati qua e là, che fuggivano da ogni parte, considerando persa la battaglia da parte dei Romani, presero la via di casa, annunciando al loro popolo che i Romani erano stati cacciati e vinti ed i nemici si erano impadroniti di campo e salmerie romane”.

Il drammatico quadro che si presentò ai cavalieri Treviri, alleati di Roma, non si completò per merito della VII e della XII legione, che seppure circondate da ogni parte, continuarono a combattere con grande valore, mentre le due nuove legioni a guardia dei carri e dei bagagli si avvicinavano il più velocemente possibile.

La battaglia sul fiume Sabis
La battaglia sul fiume Sabis

La vittoria romana si concretizzò dal momento che Cesare, una volta accortosi della grande difficoltà in cui versava il lato destro dello schieramento, tolse lo scudo ad un soldato delle ultime file, e si lanciò nelle prime file in difficoltà chiamando con se i centurioni che ancora erano in vita, ordinando loro di avanzare con le insegne, allargando i manipoli affinchè potessero utilizzare i gladi con maggiore efficacia. Con l’avvento dello stesso Cesare in prima linea, i soldati ripresero vigore, desiderosi di mettersi in mostra davanti ai suoi occhi respingendo in parte l’assalto, dopo di che lo stesso Cesare suggerì ai tribuni militari di unire le altre legioni a poco a poco, di voltare le insegne e di rivolgere l’attacco verso i Nervi che stavano per avere ragione dell VII legione. Il ritrovato coraggio infuso ai soldati dall’atteggiamento di Giulio Cesare favorì la ripresa romana che si completò con la veloce entrata in battaglia delle due legioni giunte sul posto con i bagagli al seguito. L’arrivo alle spalle delle due nuove legioni e della X legione guidata dal fidato Labieno, accerchiarono i Nervi che nonostante tutto continuarono ostinatamente a combattere, prima di soccombere totalmente. Al termine della battaglia, Cesare ci informa che di 60.000 Nervi, solo 500 rimasero in vita. Nel frattempo la tribù degli Atuatici, in marcia per dare man forte ai Nervi, saputo dell’esito dello scontro, ripiegò nell’oppidum di Namur.

La vittoria sul fiume Sabis e la conseguente presa della rocca di Namur, consentirono a Cesare di prendere il controllo sui territori oggi corrispondenti all’odierno Belgio.

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