La congiura verso Domiziano

La congiura verso Domiziano si concretizzò il 18 settembre del 96 d.C., data che segnò non solo la fine dell’esistenza dell’Imperatore romano, ma anche la fine della dinastia Flavia. Domiziano, buon amministratore e valente generale pagò a caro prezzo il regime di terrore che decise di instaurare dopo aver sedato la rivolta guidata da Lucio Antonio Saturnino.

Busto di Domiziano, museo del Louvre
Busto di Domiziano, museo del Louvre

La congiura verso Domiziano, opposizione e rivolta di Lucio Antonio:

L’opposizione aristocratica  all’Imperatore serpeggiava fin dai primi anni del suo regno, una delle ragioni principali erano i grandi donativi che Domiziano distribuiva alla popolazione, da cui era chiaramente ben voluto, già nell’83 d.C., una prima congiura verso la sua persona venne organizzata e Domiziano reagì mandando in esilio i senatori che, secondo lui, erano coinvolti,  un’altra venne smascherata nell’87 d.C., e anche in questo caso l’Imperatore, oltre agli esili, fece eseguire numerose condanne a morte interne al patriziato. Verso la fine dell’88 d.C., in Germania divampò una pericolosa rivolta, Lucio Antonio Saturnino, legato di quella regione intraprese un’azione, con l’appoggio di alcuni senatori, che mirava, più a che una semplice rivolta, ad un vero tentativo di usurpazione del trono di Roma. Lucio Antonio, probabile discendente del celebre triumviro Marco Antonio, ma dai costumi poco onorevoli, con il favore di due legioni e di alcune tribù germaniche si fece proclamare “Imperator”. Domiziano non perse tempo, partì da Roma scortato dai suoi pretoriani e ordinò al futuro Imperatore Traiano, di trasferire le due legioni di cui era a capo, dalla Spagna sul fronte del Reno. Tuttavia l’intervento di Traiano non fu necessario in quanto il governatore dell’Aquitania, Appio Massimo fu più rapido di lui e si portò sui rivoltosi privi dei rinforzi costituiti dai germani, rimasti oltre il Reno in attesa di poterlo superare. La battaglia vide il completo successo di Appio Massimo e la morte del rivoltoso Lucio Antonio, Domiziano però non si accontentò di aver sradicato la minaccia, e giunto sul posto fece torturare e giustiziare un gran numero di ribelli sopravvissuti allo scontro. La testa mozzata del ribelle Lucio Antonio venne spedita a Roma ed esposta nel Foro, affinchè fosse da monito verso chi avesse ordito una ulteriore rivolta.

La congiura verso Domiziano, il regime del terrore:

Con la vittoria sui ribelli Domiziano dimostrava di essere inattaccabile dall’esercito, interamente dalla sua parte, ne tanto meno dal popolo da cui, come detto in precedenza, era molto ben voluto, l’aristocrazia romana, che nel frattempo continuava ad essere presa di mira dall’Imperatore con espropri ed esecuzioni che miravano al suo indebolimento, non perse mai comunque la speranza di eliminare Domiziano mediante una congiura di palazzo. Domiziano, che era al corrente di ciò, divenne per questo sempre più sospettoso e astioso verso il Senato, raddoppiò quindi i donativi al popolo e aumentò la paga dei soldati finanziando tutto ciò con gli espropri sopra citati, ottenendo quindi il rafforzamento della fedeltà nei suoi confronti da parte dell’esercito e il naturale indebolimento della classe aristocratica che tanto lo avversava. Allo stesso tempo organizzò una capillare rete di spie e delatori incaricati di raccogliere fino alle confidenze più intime, ragion per cui nessuno ormai si sentiva più libero di parlare con qualcuno, anche il più ricco poteva essere tradito dal proprio servo, o dal proprio amico più intimo, che in cambio riceveva la libertà o molto denaro. Ci sono resoconti che ci dicono che in quegli anni erano attive diverse figure che avevano preso quello di delatore come un vero e proprio lavoro, intascando somme altissime, come l’oratore  Marco Aquilio Regolo che potè permettersi l’acquisto di terreni in Toscana e la costruzione di una villa ricca di statue, o come Valerio Catullo Messalino, nipote del celebre poeta, che console a 73 anni divenne uno dei consiglieri più ascoltati da Domiziano.

I resti del palazzo di Domiziano, visti dal Circo Massimo
I resti del palazzo di Domiziano, visti dal Circo Massimo

La congiura verso Domiziano, persecuzione dei filosofi e religiosa:

Già dai tempi di Vespasiano i maestri della filosofia stoica, attivi a Roma, vennero perseguiti dalle autorità imperiali per la loro opposizione. Esponenti come Demetrio e Ostilio, vennero quindi mandati in esilio, Elvidio Prisco, invece, che rifiutò di riconoscere l’autorità di Vespasiano, fu condannato alla pena capitale. Domiziano, considerava quindi inaccettabile la loro indipendenza di giudizio, anche se questi non erano politicamente attivi, lo erano però sul giudizio dei propri seguaci che davano credito alle loro eventuali critiche, disprezzati dal popolo erano però ben visti dalla classe aristocratica ai quali affidava i propri figli ai loro insegnamenti ragion per cui i filosofi divennero agli occhi dell’Imperatore complici dei suoi peggiori nemici, seguirono quindi processi sommari ed esecuzioni capitali di alcuni senatori e filosofi ostili all’Imperatore.

Una volta raso al suolo il tempio di Gerusalemme e la conseguente dispersione degli ebrei, essi non vennero perseguitati ulteriormente ne da Vespasiano ne da Tito, anzi, una colonia di ebrei viveva a Roma, del tutto libera di professare il proprio credo, a patto però che pagasse alle autorità una tassa chiamata “fiscus Iudaiscus” che ammontava a due dracme annue. Quanto ai cristiani, che venivano bollati dall’opinione pubblica come una setta ebraica, potevano essere accusati di ateismo, cioè di non credere nella religione romana e di rifiutarsi nel compiere sacrifici agli Dei. Per questo motivo, nel 95 d.C., vennero condannati a morte per ateismo, Flavio Clemente, cugino dello stesso Domiziano e Acilio Glabrione, già console al fianco di Traiano alcuni anni prima, molti altri cittadini che si erano macchiati di adottare costumi ebraici, vennero esiliati, fra i quali anche Flavia Domitilla, moglie di Flavio Clemente e nipote dell’Imperatore. Alcuni storici ecclesiastici dipingono Domiziano come il secondo Imperatore della storia, dopo Nerone, a fomentare una massiccia persecuzione nei confronti dei cristiani, altri, come Tertulliano ci dicono invece che in qualche modo egli  si pentì di alcune scelte, richiamando diverse personalità dall’esilio. Non è comunque chiaro quali siano state le effettive motivazioni religiose che spinsero Domiziano a colpire certi personaggi, se siano stati i capricci di un tiranno o se sia stata la paura che certe religioni potessero veramente creare un pericolo per lo stato, molto più probabilmente furono decisioni mirate ad eliminare personalità che potessero ambire ad incarichi di potere, come appunto Flavio Clemente, legato a Domiziano da una stretta parentela, e tutta la sua famiglia.

La congiura verso Domiziano, la morte dell’Imperatore:

La sorte di Domiziano fu segnata dal momento che alcuni suoi fedeli servitori lo tradirono, l’ennesimo complotto ordito dal Senato, che intanto aveva già individuato il successore nella figura di Marco Cocceio Nerva, coinvolse la moglie dell’Imperatore, Domizia, l’oscuro procuratore Stefano, il segretario personale, Entello, i prefetti del pretorio Norbano e Petronio, più un paio di cortigiani. Il 18 settembre del 96 d.C., uno dei cortigiani informò l’Imperatore che il procuratore Stefano era alle porte con un importante messaggio, Stefano fingendosi ferito ad un braccio arrivò innanzi a Domiziano informandolo del tentatvio di una congiura nei suoi confronti, così mentre l’Imperatore era intento nella lettura di quel messaggio, Stefano dalle bende che legavano la sua finta ferita, estrasse un pugnale e trafisse all’inguine Domiziano, che pur ferito non esitò a lanciarsi con veemenza sul traditore, i cortigiani congiurati però intervennero anch’essi, finendo l’Imperatore con altre sette pugnalate. Attirati dal gran tumulto accorsero i pretoriani che subito uccisero tutti i congiurati. Il corpo di Domiziano venne affidato alle cure della sua nutrice Fillide che gli rese gli estremi onori e ne depose le ceneri nel tempio dei Flavi affinchè non potessero essere disperse. Il senato proclamò Nerva nuovo Imperatore, decretando per Domiziano la “Damnatio Memoriae”, con il relativo abbattimento di ogni sua statua e di ogni iscrizione che recasse il suo nome, la popolazione non reagì di fronte agli eventi, ma si ebbero tumulti fra i pretoriani e all’interno di alcune legioni sul Danubio e in Siria presto rientrate.

Si ringrazia per le foto:

https://severus.forumcommunity.net/?t=59192147&st=75

https://it.wikipedia.org/wiki/Domiziano#/media/File:RomaPalatinoDalCircoMassimo.jpg

https://it.wikipedia.org/wiki/Domiziano#/media/File:Domiziano_da_collezione_albani,_fine_del_I_sec._dc._02.JPG

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