La Congiura verso Ottaviano Augusto

La congiura verso Ottaviano Augusto del 22 a.C., avvenne in un contesto storico particolare, e cioè proprio quando il futuro primo Imperatore di Roma, decise in modo del tutto sorprendente, di rinunciare all’autorevole carica di Console, per ritirarsi a vita privata. Dopo otto lunghi anni, dove Ottaviano si distinse per la sua brillante ascesa politica, estromettendo in modo definitivo il suo principale avversario, Marco Antonio, il futuro principe ottenne poteri pressochè illimitati diventando di fatto la massima autorità dell’ormai nascente Impero.

La Congiura verso Ottaviano Augusto del 22 a.C.
La Congiura verso Ottaviano Augusto del 22 a.C.
LA CONGIURA VERSO OTTAVIANO AUGUSTO: LA STORIA:

Dopo aver deposto la carica di Console nel 23 a.C., Ottaviano Augusto scelse personalmente il suo successore, indivinduandolo nella persona di Lucio Sestio, già seguace di Bruto, principale cospiratore nell’omicidio di Giulio Cesare. Tuttavia questo passo indietro faceva parte di un piano ben studiato, non per diminuire i suoi poteri, ma per incrementarli. Come da lui previsto infatti, per la seconda volta dopo il 27 a.C., il Senato gli conferì poteri praticamente illimitati così da poter governare come un monarca vero e proprio, esempio ne è il fatto che Ottaviano, pur non essendo un tribuno della plebe (i patrizi infatti in quanto tali non avevano la facoltà di ottenere questa carica), ne esercitasse di fatto il medesimo ruolo. Inoltre vi è poi da aggiungere che l’Imperio pro-consolare che Ottaviano aveva già ottenuto per circa dieci anni, venne dal Senato prolungato a tempo indeterminato, divenendo “maius”, cioè in grado di decidere anche sulle questioni di altre province, affidate ad altri governatori, non che di disporre a suo piacimento di tutte le legioni dispiegate in tutto il territorio romano. Naturalmente c’era chi non vedeva di buon occhio questo potere smisurato, ma Ottaviano strutturò la sua tattica politica in modo molto preciso, epurando già nel 28 a.C., diversi senatori a lui ostili con il pretesto della loro grande immoralità. Ottaviano si sentiva quindi al sicuro, anche perchè non esitarono ad appoggiarlo, non solo i seguaci di Antonio, ma anche quelli dei cesaricidi, Bruto e Cassio, da Ottaviano volutamente risparmiati, si schierarono con lui anche la fazione cesariana, non che la classe equestre, rendendolo di fatto quasi inattaccabile. Come se non bastasse, lo stesso Ottaviano designò come suo successore naturale suo nipote e figlio adottivo, Claudio Marcello, che della sorella Ottavia era il figlio, nominandolo già nel 24 a.C., Pontefice Massimo e attribuendogli l’onore di poter già sedere in senato fra i Pretori, avendo di conseguenza la possibilità di essere eletto già Edile e Console, almeno dieci anni prima dell’età prevista dalla legge. Questo favoritismo esasperato metteva di conseguenza in secondo piano le regolari elezioni dei magistrati che avvenivano nelle assemblee popolari, andando in pieno contrasto con l’iter regolare di un qualsiasi cittadino romano che avesse una qualche ambizione politica. Proprio legata a questi eventi potrebbe essere collegata la dubbia ed improvvisa morte del giovane Marcello nel 23 a.C.. Proprio in questo frangente i principali nemici di Ottaviano Augusto pensarono che fosse il momento giusto per attuare una congiura che rovesciasse lo strapotere del nuovo principe e instaurare nuovamente la Repubblica.

LA CONGIURA VERSO OTTAVIANO AUGUSTO: LUCIO LICINIO MURENA:

Lucio Licinio Murena, di ritorno nel 22 a.C., dopo essere stato Legatus Augusti, in Siria, ebbe l’incarico di difendere Marco Primo, primo governatore della provincia di Macedonia, contro la gravosa accusa di aver portato guerra ai Traci, il cui Re era già alleato di Roma, senza prima aver chiesto una qualsiasi autorizzazione al Senato. Murena sostenne che l’ordine di attaccare i Traci partì da Augusto in persona, mentre l’imputato Marco Primo attribuì l’ordine di attacco al successore di Ottaviano, Marcello da poco defunto. Costituzionalmente la veridicità di tali affermazioni avrebbero costituito una grave violazione della legge, in quanto la provincia macedone era sotto la giurisdizione senatoriale e non del Princeps, un comportamento che avrebbe messo in cattivissima luce Ottaviano Augusto. Ancora peggio sarebbe andata se fossero state confermate anche le voci che riguardavano Claudio Marcello, le quali avrebbero chiaramente dimostrato di come il nuovo principe tendesse ad instaurare una dinastia ereditaria che lo avrebbe portato ad abolire il principato stesso per tornare ad una monarchia vera e propria. La situazione si mostrò da subito così seria che lo stesso Augusto si presentò al processo pur non essendo chiamato a testimoniare. Sotto giuramento Ottaviano sostenne che mai aveva dato quell’ordine, suscitando lo stupore dello stesso Murena che si meravigliò di come il futuro Imperatore volesse sovvertire la sorte del processo utilizzando la sua autorità. Al termine del processo Marco Primo venne riconosciuto colpevole, ma molti giurati votarono per la sua assoluzione, sintomo di come non tutti avessero creduto alle parole di Augusto. Poco tempo dopo, nell’estate del 22 a.C., un certo Castricio, liberto dello stesso Augusto, svelò al principe dettagliate informazioni riguardanti ad una congiura ordita nei suoi confronti da un certo Fannio Cepione e da Lucio Licinio Murena, sempre più rappresentanti di una classe aristocratica che Augusto tendeva ad allontanare sempre più da ruoli amministrativi statali. Informato dalla sorella Murena non perse tempo e fuggì da Roma. Condannati da un regolare ma affrettato processo, Cepione e Murena vennero giustiziati esattamente nel posto in cui vennero catturati, dovere di un magistrato era infatti quello di eseguire la sentenza ovunque si trovasse, a meno che il condannato non fosse già residente in un altro stato e avesse preso una cittadinanza diversa, il che lo rendeva esule senza avere più la possibilità di fare ritorno a Roma. Dato che in seguito alla guerra sociale del 90 a.C., tutti i territori italici erano passati sotto l’egida romana con tanto di estensione della cittadinanza, un esule poteva solo recarsi in Asia, in Grecia o in Gallia, cosa che Ottaviano sapeva benissimo e che lo spinse ad accellerare quanto più possibile il processo così da essere certo che l’esecuzione dei suoi detrattori avenisse entro i confini stabiliti dalla legge. Certo è che Murena venne assassinato senza avere mai avuto la possibilità di testimoniare in sua difesa.

credits to:

http://www.antiquitatesromanae.com/2017/06/17/i-nemici-di-augusto/

https://www.homolaicus.com/storia/antica/roma/ottaviano2.htm

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