La conquista della Dacia

L’Impero Romano attuò la conquista della Dacia negli anni compresi fra il 101 e il 106 d.C., per mezzo degli scontri armati avvenuti fra i legionari romani guidati dall’Imperatore Traiano, e i guerrieri Daci al cui comando era il Re Decebalo. La conquista della Dacia si divise sostanzialmente in due fasi: nella prima, Traiano, desideroso di vendicare le sconfitte romane in quei territori, incassate dall’Imperatore Domiziano circa 15 anni prima, operò un’incursione, a scopo intimidatorio, forse anche  per rendersi meglio conto delle difficoltà che avrebbe incontrato, mentre nella seconda fase  il venir meno da parte di Decebalo agli accordi siglati solo un paio d’anni prima, costrinse Traiano ad occupare la Dacia in modo permanente, annettendola nel già vasto Impero Romano.

La Conquista della Dacia, L'Imperatore Traiano
La Conquista della Dacia, L’Imperatore Traiano

 La Conquista della Dacia, preludio alla guerra:

L’unico stato ben organizzato al di fuori dell’impero Romano, con le sue ricche miniere di oro e argento, era la Dacia (oggi corrispondente allo stato della Romanìa), e l’unico generale in grado di portare questo stato sotto l’egida imperiale era un militare di tutto rispetto con un importante curriculum, Traiano era nato in Spagna e nel 98 d.C. salì sul trono di Roma. Appena ottenuta la porpora imperiale Traiano rimase stanziato lungo il confine danubiano e renano per oltre un anno, tant’è che come Imperatore fece il suo primo ingresso a Roma solo nel 99 d.C.. In questo lungo periodo l’Imperatore  ebbe il tempo per riflettere sulla nuova politica estera da adottare, anche in funzione della possibile conquista della Dacia, dettata principalmente dalla crescente potenza dei Daci di Decebalo, così vicino ai confini imperiali, ma anche dalla necessità di riempire le povere casse dello Stato. La conquista della Dacia avrebbe tenuto a bada le temibili popolazione della Carpazia permettendo nel frattempo, lo sviluppo dell’entroterra dacico, anche se pare che questo non fosse l’obiettivo primario di Traiano che invece prima di tutto voleva punire quella popolazione per vendicare le sconfitte romane subite una quindicina di anni prima. Le precedenti esperienze avevano quindi dimostrato che il nemico da combattere era temibile e ben preparato con grandi disponibilità economiche. Se i romani riuscirono a mettere in campo circa 150.000 armati, divisi in circa 70.000 legionari e 80.000 ausiliari, i Daci guidati da Decebalo potevano contare su circa 200.000 guerrieri oltre alle popolazioni di Roxolani e Bastarni, loro alleati.

La Conquista della Dacia, fasi del conflitto:

Il 25 marzo del 101 d.C., Traiano accompagnato dalla guardia pretoriana e da una serie di “Comites” accompagnatori, fra i quali vi era anche un giovanissimo Adriano, poi successore di Traiano, lasciò l’Italia alla volta della Mesia superiore. Utilizzando la stessa strada percorsa già nell’88 d.C. dai romani guidati da Tettio Giuliano, Traiano attraversò il Danubio e divise probabilmente l’esercito in due colonne, addentrandosi in territorio dacico senza incontrare grande resistenza.  I Daci adottarono infatti la tattica di ritirarsi verso l’interno, ripetendo quanto avevano già sperimentato con successo anni prima contro il generale Cornelio Fusco, la speranza era di costringere il nemico romano ad abbandonare le linee di comunicazione ed approvvigionamento, oltre ad isolarlo nel cuore delle montagne della Transilvania. Tutto ciò si evince anche dai rilievi della Colonna Traiana a Roma, che infatti mostrano fortezze deserte, greggi distrutte, colline abbandonate, e qualche spia dacica in attesa delle future mosse dell’esercito romano. In quell’anno Traiano avanzò con il suo esercito in modo accorto, preoccupandosi di essere sempre al riparo da possibili imboscate, costruendo ponti e strade, fino ad arrivare all’insediamento di Tibiscum (odierna Timisoara), dove si accampò nell’attesa di attaccare le fortezze daciche. In questi territori avvenne la famosa battaglia di Tapae, in questo scontro i romani se la videro con il grosso dell’esercito nemico, uscendone vincitori ma a costo di un grandissimo spargimento di sangue. Questa battaglia, pur molto importante, non risultò comunque decisiva, poichè il Re Decebalo potè attestarsi dietro una linea di fortezze che difendevano la capitale Sarmizegetusa Regia. Dato che l’inverno incalzava, i romani ritornarono ai loro accampamenti rimandando ogni altra operazione all’anno successivo.

Nell’inverno fra il 101 e il 102 d.C., Decebalo a sorpresa tentò il contrattacco, cercando di dividere l’esercito romano aprendo un secondo fronte di guerra nella Mesia Inferiore. Il Re dei Daci, appoggiato dagli alleati Roxolani, ottenne qualche piccolo successo iniziale ma venne complessivamente contenuto dall’abile governatore e generale di quella regione, Manio Laberio Massimo, che anzi, riuscì persino a fare prigioniera la sorella del Re dei Daci. Fu comunque solo il sopraggiungere dei rinforzi, guidati da Traiano in persona, a decretare una schiacciante vittoria romana. L’anno successivo le operazioni militari ripresero nel mese di marzo quando Traiano decise di dividere il proprio esercito in tre parti per impegnare il nemico su più fronti, nell’idea dell’Imperatore c’era l’intenzione di far avanzare in contemporanea le tre colonne di armati lungo bisettrici parallele per poi ricongiungere la totalità delle truppe alle porte della capitale Sarmizegetusa Regia. Decebalo, spaventato dall’avanzata romana su più fronti, e memore delle precedenti sconfitte, inviò a Traiano due ambascerie, ognuna delle quali conteneva una richiesta di pace. L’Imperatore rifiutò la prima, ma decise di ricevere la seconda composta da numerosi nobili daci. In seguito il braccio destro dell’Imperatore Licinio Sura e il prefetto del pretorio Tiberio Claudio Liviano, vennero inviati presso i Daci per discutere l’accordo di pace. Le durissime condizioni di pace imposte dai romani che miravano alla completa sottomissione della Dacia vennero considerate inaccettabili e pertanto il conflitto proseguì. I Romani continuarono la loro avanzata, recuperando armi e facendo prigionieri, fino a disporsi al centro dell’arco dei Carpazi, con l’intenzione di espugnare le fortezze che difendevano la capitale dacica. Una dopo l’altra le fortezze nemiche caddero sotto i colpi dell’artiglieria romana che risultò vittoriosa anche contro i rinforzi inviati nella regione dal Re Decebalo, la vittoria romana era ancora una volta schiacciante e la strada verso Sarmizegetusa Regia era ormai spianata, la prima fase della guerra era vinta e il Re dei Daci per evitare altro spargimento di sangue sancì la propria resa.

Le condizioni di pace imposte ai Daci furono durissime e penalizzanti, Decebalo infatti dovette rinunciare ad importanti porzioni del suo regno, consegnare tutti i suoi armamenti, e accettare l’insediamento di guarnigioni romane nei pressi degli insediamenti principali. Un’ambasceria dacica a Roma sancì il pesante accordo e Traiano nell’inverno del 102 d.C., potè far ritorno a Roma per ottenere il suo trionfo ed  il titolo di “Dacicus”.

La Conquista della Dacia, fregio della colonna traiana, battaglia fra romani e daci
La Conquista della Dacia, fregio della colonna traiana, battaglia fra romani e daci

La Conquista della Dacia, seconda fase del conflitto:

Gli accordi sanciti nel 102 d.C., non furono per nulla rispettati dai Daci, infatti Decebalo riprese quasi subito a ricostruire e riarmare il proprio esercito, non solo, accolse tra le sue file disertori romani, ricostruì le fortezze precedentemente espugnate dagli uomini di Traiano, e cercò nuove alleanze, primi fra tutti i Parti guidati da Pacoro II. Di fronte a tutte queste provocazioni Traiano non potè esimersi dal pianificare un nuovo conflitto e così nel 105 d.C., l’Imperatore salpò dal porto di Classe alla guida dei suoi legionari, e dopo l’attraversamento del Mar Adriatico raggiunse ancora una volta le sponde del Danubio. La partenza di questa seconda campagna militare è ben rappresentata sulla colonna traiana anche se va detto che non tutti gli storici sono concordi sul luogo della partenza, molti infatti sostengono che le strutture portuali rappresentate nel monumento non siano quelle di Classe ma bensì  quelle di Ancona o altri ancora, quelle del porto di Brindisi. Fatto sta che non appena Traiano giunse sulle rive del Danubio si trovò ad affrontare una situazione assai complicata, come ci racconta lo storico Dione Cassio:

“Sebbene Decebalo stesse perdendo terreno nei preparativi bellici, tuttavia per poco non riuscì ad uccidere Traiano con l’inganno e l’astuzia. Egli inviò in Mesia alcuni disertori per tentare di eliminare l’imperatore, poiché era facilmente avvicinabile e poiché anche in quella circostanza, a causa dell’imminente campagna militare, concedeva a tutti coloro che lo richiedevano, udienza. Ma questi non riuscirono a realizzare il loro piano, poiché uno di loro fu catturato per essere sospettato e, torturato, rivelò l’intero complotto.”.

Sempre la colonna traiana in Roma, ci racconta nei particolari gli sviluppi di quei primi mesi della ripresa del conflitto nei quali i romani, più che avviare una nuova campagna militare, spesero molte energie per riconquistare fortezze e postazioni fortificate lungo la riva del Danubio.  Era ormai chiaro per Traiano che l’unica soluzione per porre fine alla questione era l’intera conquista della regione. Vennero a tal proposito riunite forze militari molto superiori alla precedente campagna e non appena i preparativi furono ultimati iniziò l’opera di conquista della Dacia. I Roxolani e i Bastarni, fedeli alleati di Decebalo, alla notizia dell’avanzata romana abbandonarono i Daci al loro destino, in più. Traiano, prima di avanzare ulteriormente, si assicurò l’appoggio strategico e militare di alcune popolazioni della zona, come Quadi e Marcomanni. A questo punto Decebalo era accerchiato, attaccato su più fronti oppose comunque una strenua e decisa resistenza che costò numerosi caduti romani. Tuttavia la soverchiante forza della macchina militare romana ebbe infine ragione dei temibili guerrieri daci, e dopo un lungo assedio anche la capitale Sarmizegetusa Regìa cadde, anche questa fase è ben rappresentata sulla colonna Traiana.  L’Imperatore, memore della precente esperienza, non intendeva ora concedere alcun accordo di pace, la conquista della Dacia doveva essere completata, e in questo senso ordinò ai propri uomini di avanzare, ma anche di costruire fortini armati e strade, al fine di isolare quanto più possibile il nemico, ne risultò che l’avanzata fu lenta ma inesorabile.

Decebalo nel frattempo cercò riparo nel nord del paese dove ottenne l’appoggio di alcuni capi della zona, questo gli permise momentaneamente di riorganizzarsi e persino di ottenere qualche piccolo successo militare sulle avanguardie romane che erano sulle sue tracce. La fine era comunque prossima, una unità di ausiliari romani raggiunsero Decebalo in località Ranistroum (odierna Piatra Craivii), il sovrano dei Daci circondato dai romani piuttosto che cadere prigioniero, preferì togliersi la vita, preceduto e seguito da altri numerosi suoi luogotenenti. La testa di Decebalo fu portata a Traiano da Tiberio Claudio Massimo, il cavaliere che aveva scovato e catturato il Re nemico. La guerra era di fatto conclusa anche se l’esercito romano si trovò ancora nella condizione di dover affrontare i Daci in combattimento, ma solo per sedare alcune sommosse locali.

La Conquista della Dacia, fregio della colonna traiana, suicidio di Decebalo.
La Conquista della Dacia, fregio della colonna traiana, suicidio di Decebalo.

La Conquista della Dacia, conclusioni:

Il regno dacico cessò così di esistere, il cuore del vecchio regno di Decebalo venne trasformato nella nuova provincia di Dacia, con capitale Colonia Ulpia Traiana Augusta Dacica Sarmizegetusa, probabilmente eretta sopra i resti di un vecchio campo militare, mentre altre zone vennero attribuite alla provincia della Mesia inferiore. La conquista della Dacia fruttò all’Imperatore un incredibile bottino, stimato in circa cinque milioni di libbre di oro e di almeno il doppio di argento, non che di circa 500.000 prigionieri di guerra in armi. A Traiano, una volta tornato a Roma, venne tributato un grandissimo trionfo, con giochi gladiatorii, corse dei carri al Circo Massimo e la costruzione di un Foro a lui dedicato, ma il monumento che più celebra le imprese di Traiano resta l’imponente Colonna, già citata in precedenza, costruita da Apollodoro di Damasco e inaugurata nel 113 d.C., che come la pellicola di un film racconta dettagliatamente l’avanzata romana e gli accadimenti di quelle battaglie che portarono la Dacia sotto l’egida di Roma. Altri rilievi riguardanti la conquista della Dacia e gli onori ricevuti dall’Imperatore Traiano, si possono ammirare anche sull’Arco di Traiano a Benevento, sull’Arco di Ancona, o sul Tropaeum Traiani ad Adamclisi, in Romania. La presenza romana in Dacia, sebbene limitata a pochi decenni (La Dacia venne abbandonata dai Romani nel 271 d.C.), lasciò comunque un’impronta duratura sull’area, tant’è che la lingua romena sviluppatasi nel corso della storia rimase una lingua latina a dispetto delle “slavizzazioni” delle aree circostanti,  e, non da ultimo, il moderno Stato che occupa il territorio dell’antica provincia di Dacia, si chiama, non a caso, Romania.

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