Al contrario di ciò che si possa pensare tale pratica rimase in vigore addirittura -fino al secolo scorso, quando la decimazione venne applicata ad alcuni reparti del Regio Esercito, come ad esempio la Brigata Catanzaro nel corso della prima guerra mondiale, nel 1916.
La Decimazione romana:
Lo storico Polibio ci racconta che, nel caso fossero stati numerosi a commettere i reati sopra citati, o che interi manipoli, incalzati dal nemico, avessero abbandonato il proprio posto, i Romani preferivano evitare di infliggere a tutti quanti la pena della bastonatura o della morte, trovando così nella decimazione un giusto e severo compromesso. In questo caso, il tribuno, una volta riunita la legione, faceva portare al centro dello spiazzo i responsabili dell’abbandono del posto, li rimproverava aspramente e poi alla fine sorteggiava tra tutti i colpevoli, ora cinque, ora otto, ora venti uomini, in modo che il totale corrispondesse sempre alla decima parte del numero complessivo degli imputati. Poiché la decimazione colpiva a caso, tutti i soldati della coorte punita correvano il rischio di essere uccisi, indipendentemente dal grado o dai compiti svolti. Di conseguenza la minaccia della decimazione oltre che spaventare molto, obbligava i legionari a mantenere un comportamento risoluto e saldo in battaglia. Va comunque aggiunto che essendo un tipo di punizione estrema, la decimazione riduceva in un solo colpo la forza del reparto del dieci per cento, è perciò ragionevole pensare che l’applicazione di questo provvedimento fosse piuttosto rara.
Il più antico caso di decimazione di cui si abbia notizia risale al 471 a.C., per opera di Appio Claudio Sabino, durante le guerre della Repubblica di Roma contro i Volsci che all’epoca erano stanziati nei territori delle odierne Anzio e Velletri. Un’altra occasione in cui venne applicata la decimazione fu in occasione della terza guerra servile (71 a.C.) che vide come protagonista il gladiatore ribelle Spartaco. In varie occasioni le preparate legioni di Roma furono sbaragliate dagli schiavi e dai gladiatori guidati dal trace Spartaco, e fu il triumviro Marco Licinio Crasso in persona ad ordinare il provvedimento. Si hanno poi notizie di decimazioni avvenute anche in epoca imperiale, Svetonio infatti nella sua “vita dei Cesari” ci tramanda che anche il primo Imperatore di Roma,Ottaviano Augusto, si avvalse di tale provvedimento nel 17 a.C..
Oltre alla temuta decimazione vi erano altri tipi di punizioni in cui i militari romani potevano incorrere, esempio ne è la bastonatura (Fustuarium), che poteva colpire le sentinelle impegnate nelle ronde notturne nel caso avessero mancato un turno per essersi addormentate. In questo caso il tribuno prendeva un bastone e lo appoggiava sul condannato, immediatamente dopo tutti i soldati che stavano attorno cominciavano a prendere il malcapitato a bastonate riducendolo in fin di vita e molto spesso portandolo alla morte. Anche nel caso il colpevole fosse rimasto in vita, una volta ripresosi, risultava completamente rovinato, in quanto non solo non gli era più permesso di far ritorno in patria, ma nessun familiare avrebbe più osato accoglierlo in casa propria.
Se i romani punivano con la morte alcune azioni che erano considerate veri e propri crimini ve ne erano altre che venivano considerate vigliacche e disdicevoli, come ad esempio: quando un soldato riferiva ai tribuni atti di valore compiuti, senza che corrispondesse alla verità, al fine di ottenere dei facili riconoscimenti; quando qualcuno, schierato nelle forze di riserva, abbandonava il posto di combattimento per il terrore della battaglia; oppure quando per paura, un soldato abbandonava la sua arma durante il combattimento.
Altre punizioni potevano essere solo simboliche ma estremamente umilianti per un soldato come ad esempio la privazione della cintura militare (il cingulum), perché colpiva direttamente il simbolo della condizione di soldato di un legionario. Particolare è il caso di una turma di cavalieri durante la battaglia di Strasburgo nel 357 d.C., contro gli Alemanni che volse in fuga dopo il primo scontro rifiutandosi poi di tornare sul campo di battaglia. l’Imperatore dell’epoca Giuliano, meglio conosciuto come Giuliano l’Apostata, vista la scarsità di truppe a disposizione, non potendo applicare la decimazione, fece vestire i cavalieri responsabili della fuga con abiti femminili.