La divisione in tre parti dell’Impero

La divisione in tre parti dell’Impero, avvenne nel burrascoso contesto della grande crisi del III secolo, quando le continue invasioni barbariche, furono sul punto di prevalere, dopo che nel 260 d.C., l’imperatore Valeriano , nel punto più buio di quegli anni, venne sconfitto e fatto prigioniero dai Sasanidi del Re, Sapore I.

La Divisione in tre parti dell'Impero
La Divisione in tre parti dell’Impero

LA DIVISIONE IN TRE PARTI DELL’IMPERO, CONTESTO STORICO:

Nel 250 d.C., l’imperatore Decio, fu costretto a fare ritorno sul fronte danubiano, per affrontare lo sconfinamento dei Goti, avvenuto l’anno precedente. L’armata nemica, guidata dal Re, Cniva, era tanto numerosa come mai si era vista in quei tempi, coadiuvata anche dall’apporto di altre tribù alleate. L’orda barbarica venne inizialmente respinta dal generale, Treboniano Gallo, il che costrinse il Re, Cniva, a spostare le proprie forze sotto le mura di Nicopoli, nei territori dell’odierna Bulgaria. L’imperatore Decio era fortemente deciso ad annientare la numerosa armata nemica, subendo però un’inattesa sconfitta, presso l’attuale città di Stara Zagora,  questa disfatta fu talmente pesante tanto da non consentire più al sovrano di proseguire la sua campagna militare, ma soprattutto non gli permise neppure di poter difendere l’importante centro di Filippopoli, che venne dai Goti saccheggiata e data alle fiamme. Nei primi mesi del 251 d.C., il figlio di Decio, Erennio Etrusco, venne elevato al rango di “Augusto”, con il compito di affiancare il padre al potere, ma nonostante ciò, i Goti, colsero un altro decisivo successo in battaglia, presso Abrittus, durante il quale l’imperatore Decio e suo figlio trovarono incredibilmente la morte, era la prima volta  nella storia di Roma che un sovrano venisse ucciso in battaglia da un nemico straniero. Il potere finì così per pochissimo tempo sulle spalle del figlio minore di Decio, Ostiliano, il quale venne quasi subito adottato dal legato delle Mesie, il già citato Treboniano Gallo, che a seguito di ciò ricevette l’acclamazione di “Imperator” dalle proprie truppe. Il nuovo imperatore, giunto sul luogo dello scontro,  si affrettò a stipulare una pace poco onorevole con i Goti, garantendo loro un sussidio annuo pur di non rimettere piede in territorio romano, di poter mantenere i bottini fino ad allora conquistati e ancora di continuare a tenere i prigionieri fatti a Filippopoli, molti dei quali appartenenti a nobili famiglie. Tutto ciò si rivelò del tutto inutile,  solo due anni dopo una nuova invasione di Goti prendeva forma, portando morte e distruzione fino ad Efeso, e mentre il governatore della Mesia inferiore, Emiliano, ripuliva con successo i territori romani a sud del Danubio, scontrandosi con successo, ancora una volta contro il Re, Cniva, tanto da essere acclamato Imperatore dalle truppe, le armate Sasanidi, guidate da Sapore I, ne approfittarono, sfondando i confini orientali, occupando Antiochia. In quello stesso periodo, anche Treboniano Gallo trovò la morte, assassinato da un suo luogotenente, così il governatore della Rezia, Valeriano, approfittando della situazione per dichiararsi Imperatore, scese in Italia per scontrarsi con le truppe di Emiliano, le quali, anzichè combattere, preferirono abbandonare il proprio comandante, dopo averlo ucciso presso Spoleto.

LA DIVISIONE IN TRE PARTI DELL’IMPERO, LA DIARCHIA DI GALLIENO E VALERIANO:

In questo difficile e confuso contesto, Valeriano ottenne la porpora imperiale il 22 di ottobre del 253 d.C., con tanto di ratifica dal Senato, che lo elesse come successore del defunto Emiliano. Le continue scorribande dei barbari a nord e la minaccia sasanide ad oriente, costrinsero il nuovo sovrano a spartire con il figlio Gallieno il potere, garantendo per se il controllo della parte orientale dell’impero, mentre al suo primogenito lasciò l’occidente, un pò come successe quasi un secolo prima fra Marco Aurelio e Lucio Vero (161-169 d.C.). Giunto ad Antiochia, Valeriano riuscì a respingere i sasanidi, riconquistando la città e tutti i territori andati in precedenza perduti, per poi concentrarsi sulla totale riorganizzazione del limes orientale. Allo stesso tempo ogni risorsa doveva essere impiegata per fronteggiare le continue invasioni barbariche da nord, che come risultato portarono alla distruzione di ampie zone della Tracia, della Macedonia e del Ponto. In virtù di questi episodi, Valeriano riedificò le celebri mura di Atene e di altre importanti città greche, allo scopo poterle meglio preservare. Nel 260 d.C., si raggiunse uno dei punti più bassi dell’impero, allor’quando Valeriano venne catturato e imprigionato dal Re sasanide, Sapore I, non fu possibile preparare nessuna reazione militare o intavolare alcuna trattativa diplomatica per liberare l’imperatore che morì dopo poco tempo in prigionia. Come conseguenza di questa catastrofe, l’impero subì una divisione in tre parti, che a conti fatti permise ai domìni romani   di continuare la loro storia ancora per diversi decenni. In particolare ad Occidente, prese forma l’impero delle Gallie, sorretto negli anni da vari usurpatori, che però non mirava in nessun modo ad una rivalità con Roma, al contrario desiderava l’unione con la stessa, e aveva come ambizione di essere il primo vero baluardo romano di difesa del confine renano e del litorale gallico.

Ad oriente invece si impose il potente regno di Palmira, guidato, prima da Settimio Odenato e poi  dalla carismatica regina Zenobia, e dal figlio Vaballato, divenuto tanto forte e temibile da ottenere diverse concessioni sulla propria autonomia dall’imperatore Gallieno, rimasto da solo a reggere la zona centrale dell’impero, almeno fino al 268 d.C., quando venne ucciso da alcuni ufficiali illirici.

La Divisione in tre parti dell'Impero, l'imperatore Gallieno
La Divisione in tre parti dell’Impero, l’imperatore Gallieno

 CONCLUSIONI:

Gli eventi fin qui narrati ci lasciano un’immagine davvero buia e controversa di quel periodo, tuttavia la figura di Gallieno, tanto bistrattata nei secoli, viene oggi in parte riabilitata, rappresentando senza dubbio un punto di svolta di quei travagliati anni. Seguito alla dinastia dei Severi non è un caso che proprio Gallieno fu il primo imperatore a regnare per ben 15 anni, di cui sette associato al padre, cosa molto rara, viste le difficoltà attraversate, portate dall’anarchia militare, era infatti dai tempi di Settimio Severo che un sovrano non regnava per così tanti anni.  Gallieno nel tentativo di preservare la parte centrale dell’impero da lui governata, creò la basi per la riunificazione territoriale che avvenne pochi anni più avanti durante il periodo degli imperatori illirici (268-282 d.C.). Si può quindi affermare che il figlio di Valeriano pose i primi mattoni di un periodo di ripresa, riconquista e restaurazione che sfociò più avanti nella celebre tetrarchia di Diocleziano. Il prezzo che l’impero dovette pagare al termine di questo periodo fu però molto alto, vennero infatti abbandonati nel 260 d.C., gli Agri Decumates, nel 271 d.C., durante il regno di Aureliano, vennero sacrificati i territori della Dacia, e della Mesopotamia seppur in modo temporaneo.

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