La Rivolta Batava

La rivolta batava si svolse nella regione della Germania Inferiore tra il 69 e il 70 d.C., in questa occasione i ribelli batavi, guidati da Giulio Civile riuscirono ad annientare quattro legioni, infliggendo ai romani umilianti sconfitte. Solo il generale romano Quinto Petilio Cereale riuscì a riportare la situazione alla normalità, grazie anche alla stipula di un trattato di pace, che assicurava a Roma la presenza stabile di un’intera legione nella zona.

La Rivolta Batava, contesto storico:

I Batavi erano una popolazione germanica stanziata in quei territori che oggi corrispondono agli odierni Paesi Bassi, un tempo sottomessi alla più potente tribù dei Catti, migrarono in quei territori divenendo presto uno stato cliente di Roma, fornendo abili cavalieri e formidabili marinai alle flotte romane. I batavi inoltre costituirono per diverso tempo la maggior parte della guardia personale di Augusto, ed erano particolarmente rinomati perchè a differenza di altri erano in grado di guadare un fiume a cavallo con tutti gli armamenti senza particolari problemi. In tutto questo la rivolta batava si materializzò nel famoso e turbolento “anno dei quattro imperatori” durante il quale diversi pretendenti si alternarono sul trono di Roma, fornendo così ai batavi una motivazione per rovesciare gli eventi a loro favore.

La rivolta Batava
La rivolta Batava

La Rivolta Batava, Giulio Civile e la rivolta:

Gaio Giulio Civile, principe batavo, letteralmente “Giulio il cittadino”, aveva chiaramente un nome latinizzato dopo aver ottenuto la cittadinanza romana, servì come prefetto delle coorti batave per almeno 25 anni distinguendosi nei primi anni della conquista romana della Britannia a partire dal 43 d.C.. Dopo che le coorti batave furono ritirate dalla Britannia, il governatore della Germania inferiore accusò Giulio Civile e suo fratello di sedizione, ordinando quindi la condanna a morte per il fratello, ma non per Giulio Civile che come cittadino romano poteva appellarsi all’Imperatore. Inviato a Roma per essere giudicato da Nerone, arrivò in città quando sul soglio imperiale era appena giunto Galba, il quale lo rilasciò, sciogliendo allo stesso tempo la storica guardia batava che dai tempi di Augusto proteggeva l’Imperatore. Anche alcuni mesi più tardi Civile rischiò la vita, durante il breve regno di Vitellio, allorchè venne riconosciuto da alcuni uomini dell’esercito, ma anche in quell’occasione venne risparmiato. Nello stesso tempo nei territori batavi, la convivenza con la XIV Legione andava peggiorando, sfociando in aperto scontro in almeno un paio di occasioni. Lo scoppio di una nuova guerra civile romana costrinse il governatore della Germania inferiore ad arruolare un numero ancora maggiore di truppe, chiedendo grandi sforzi ai batavi, già molto vessati dalla corruzione e dalla brutalità dei centurioni nel far eseguire loro gli ordini. Tutto questo li indusse a meditare una ribellione. 

Dopo le cautele iniziali, Giulio Civile ruppe gli indugi, fingendosi comunque accondiscendente con i romani garantendo la lealtà a Vespasiano, poi, dopo essere stato eletto a capo della ribellione dal suo popolo, durante una cerimonia fra i maggiorenti della sua gente, sostenne che non vi era più ragione per rimanere schiavi di Roma, ormai allo sbando e preda di una nuova sanguionosa guerra civile. Giulio Civile iniziò quindi a spedire messaggeri fra le varie tribù vicine affinchè si alleassero con lui in questa che si era ormai trasformata in una lotta per l’inidipendenza.

La Rivolta Batava, primi successi di Giulio Civile:

Messaggeri romani portavano notizie terribili al legato Ordeonio Flacco, i campi romani nei territori batavi erano stati distrutti, alcune coorti erano state spazzate via e l’alleanza con Roma era apertamente rinnegata. La risposta romana fu penalizzata dal fatto che molte altre popolazioni passarono dalla parte di Giulio Civile,  ostacolando più o meno apertamente ogni operazione. A quel punto il legato Ordeonio Flacco ordinò all’altro legato, Munio Luperco di preparare gli uomini della V Gallica e della XV Primigenia per dirigersi contro Civile, lo scontrò che ne derivò favorì Civile, soprattutto per il morale più alto delle sue truppe che prima della battaglia ostentavano alcune insegne sottratte alle coorti romane precedentemente sconfitte. In aggiunta un’ala di cavalleria ausiliaria romana, defezionò a favore dei batavi, segnando la sconfitta della battaglia. Successivamente a Mogontiacum (Magonza), altre coorti di Tungri e Nervii, che stazionavano nella regione insieme alla Legio XIV Gemina, raggiunti da alcuni messaggeri si ammutinarono contro i romani, rovesciando all’altezza di Bonna (Bonn), la Legio I Germanica guidata da Erennio Gallo. La situazione per i romani andava aggravandosi sempre più, il malcontento e la discordia fra i soldati era sempre più evidente nei confronti del legato Ordeonio Flacco, reo secondo loro di essere stato troppo lento nelle decisoni, ma soprattutto di aver sottovalutato Giulio Civile.  Fu così che l’anziano e malato Flacco, affidò a Gaio Dillio Vocula, comandante della Legio XXI, il compito di spostare l’esercito da Colonia a Bonn, da dove, per tentare di risollevare l’animo dei soldati, iniziò una campagna di ritorsione contro quelle tribù che avevano garantito l’appoggio a Civile. Nonostante ciò le discordie e le divisioni fra i romani non vennero mai meno. Quando dopo la seconda battaglia di Bedriaco, Vespasiano comparve come nuovo e stabile Imperatore di Roma, Ordeonio Flacco spedì un’ambasceria a Giulio Civile per chiedergli di fermare la rivolta, ma per tutta risposta il principe batavo colse l’occasione per rinfocolare la ribellione. Civile decise quindi di partire con il suo esercito contro Dillio Vocula, ora alla guida di ben quattro legioni, ma lo scontrò che ne seguì terminò senza vincitori ne vinti. Proprio al termine di questa prima battaglia, le legioni romane fedeli a Vitellio, sempre più ardite, presero con insistenza a richiedere il donativo promesso dal loro imperatore e Ordeonio Flacco adempì alla promessa, ma a nome del nuovo Imperatore Vespasiano. Per le truppe comunque fedeli al vecchio Imperatore fu la goccia che fece traboccare il vaso, l’antico risentimento verso Flacco fece si che alcuni uomini, notte tempo si infiltrarono nella sua tenda uccidendo il legato a sangue freddo, e la stessa sorte sarebbe toccata anche a Dillio Vocula, se quest’ultimo non fosse riuscito a fuggire dall’accampamento grazie ad un travestimento. Tuttavia dopo tutto ciò le legioni che si erano macchiate dell’omicidio tornarono sui propri passi, visto anche il tramonto delle forze fedeli a Vitellio, richiamando Vocula per conferirgli il comando.

La rivolta Batava, il giuramento di Giulio Civile
La rivolta Batava, il giuramento di Giulio Civile

La Rivolta Batava, risposta romana:

Dopo che il prefetto di un reparto di cavalleria della nobile stirpe dei Treviri, Giulio Classico,  ispirandosi alle gesta di Civile, creò anch’egli una sorta di suo impero in Gallia, consolidando  notevolmente il suo potere, a Roma iniziavano i preparativi per la risposta militare. Al tempo stesso però Civile e Classico procedendo con operazioni simultanee costrinsero i romani a nuovi rovesci e all’annientamento delle quattro legioni guidate da Vocula. A Roma si richiamarono numerose legioni, provenienti dalle più disparate regioni per poi muoverle verso nord, dove la poca accortezza dei ribelli nel non sbarrare i valichi alpini, faceva trasparire un disinteresse al proseguimento della guerra, o comunque una chiara mancanza di un progetto unitario. I tempi erano sempre più stretti e i ribelli batavi e galli si fecero trovare impreparati quando le forze romane irruppero attraverso la Retia. Le forze ribelli una volta di fronte ai romani defezionarono in loro favore in gran numero, costringendo il loro generale ad una fuga precipitosa permettendo ai romani di riconquistare l’importante piazzaforte di Magonza. A questo punto entrò in gioco Quinto Petilio Cereale che entrò a Magonza e iniziò subito i preparativi per il resto delle operazioni, arringando i suoi uomini per il prossimo assalto che sarebbe avvenuto a Treviri. Giulio Civile e Giulio Classico profondamente turbati dalla rapidità delle azioni di Cereale, intimarono a Valentino, a capo delle guarnigioni di Treviri di non accettare lo scontro in campo aperto, ma non ce ne fu bisogno, Cereale a tappe forzate piombò sulla città e al primo incrociarsi delle armi, molti ribelli preferirono la fuga, mentre altri, tra cui lo stesso Valentino, caddero prigionieri. Qui i legionari tentarono di mettere a ferro e fuoco la città, ma lo stesso Cereale riuscì a riportarli alla calma.

La Rivolta Batava, conseguenze:

Ciò che rimane di quel che ci è stato tramandato riguardo la rivolta batava, narra infine di un incontro avvenuto fra lo stesso Quinto Petilio Cereale e Giulio Civile, per discutere le condizioni di resa. Di come si svolse questo incontro non ci è dato sapere, di certo però c’era l’amicizia fra Giulio Civile e Vespasiano, cosa che permise a quest’ultimo di perdonare il ribelle, anche perchè il nuovo Imperatore aveva troppa necessità delle forti unità ausiliarie batave. Quinto Petilio Cereale portò in seguito con se queste unità batave appena riformate in Britannia, dimostrando col tempo che Vespasiano non sbagliò a trattarle con indulgenza, rivelandosi nel tempo più che affidabili.

Si ringrazia per le foto:

https://www.thinglink.com/scene/876950246117081089

http://thule-italia.com/wordpress/2012/11/12/claudio-civile/

 

 

 

 

 

 

 

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