Le Armi d’assedio

Le armi d’assedio di epoca romana, rappresentano una parte fondamentale dell’organizzazione militare dell’esercito di Roma. Questa macchina bellica era formata da tutta una serie di mezzi adatti a scardinare e a superare le mura nemiche difese dagli assediati, oltre ad una serie di congegni di artiglieria ereditati in gran parte dalla Magna Grecia.

Le Armi d’assedio, tipologie dei mezzi impiegati:

L’arte dell’assedio da parte romana, almeno in età règia e per buona parte dell’età repubblicana, avveniva per mezzo di scale e all’utilizzo di varie macchine adatte nel creare varchi nelle mura nemiche, almeno fino a quando i romani non entrarono in contatto con la Magna Grecia, dalla quale ereditarono un notevole miglioramento nella tecnologia della costruzione dei congegni d’assedio.

L’Ariete:

L’Ariete veniva utilizzato per sfondare le porte d’accesso delle fortezze nemiche, ma anche le stesse mura, quando queste non erano particolarmente spesse, praticandovi breccie entro le quali i legionari accorrevano. Questo attrezzo era costituito da una grossa trave ricavata dal tronco di un albero con un’estremità armata da una calotta metallica, molto spesso a forma di testa di ariete da cui ne deriva il nome stesso. La macchina era utilizzata facendo ripetutamente urtare con forza la parte metallica contro la superficie che si intendeva sfondare, per mezzo di funi agganciate nella parte posteriore. Queste funi, agganciate ad una sorta di piccolo castelletto, venivano tirate in modo da portare indietro l’ariete fino a raggiungere l’angolo massimo di trazione, per poi essere rilasciate affinchè la calotta metallica colpisse il bersaglio con quanta più forza possibile. Esistevano poi arieti più leggeri, trasportati e azionati a forza di braccia da alcuni soldati, ma ne esistevano anche di grandi dimensioni  che potevano essere manovrati anche da 50 persone. Una delle prime occasioni in cui i romani utilizzarono quest’arma fu in occasione dell’assedio di Lilibeo, nei pressi dell’odierna Marsala, in Sicilia, nel 250 a.C..

Le armi d'assedio, l'ariete
Le armi d’assedio, l’ariete

La Falce Murale:

La falce murale veniva utilizzata dai romani per  togliere la calce tra i mattoni o tra i massi delle mura della città assediate, agganciando e demolendo le strutture difensive lungo il parapetto delle mura nemiche, oppure per scalfire le travi di legno delle palizzate degli accampamenti. Essa consisteva in una lunga pertica a cui veniva fissato un  uncino di metallo tagliente, usata velocemente in senso rotatorio per mezzo di alcune funi, questo congegno venne utilizzato con successo dai soldati di Giulio Cesare durante la conquista della Gallia.

La Vinea:

La vinea era una tettoia mobile, alta fra i 2 e i 2,5 metri, e lunga quasi 5, ed era possibile unirle fra loro per formare una sorta di corridoio di sicurezza dietro il quale cercavano protezione i legionari. Il loro punto debole erano però gli incendi che si sviluppavano a causa del materiale incendiario lanciato dalle mura, ai quali i romani tentavano di rimediare coprendole con pelli o coperte bagnate. Alla base avevano pali appuntiti che consentivano di poterle piantare nel terreno. Simile alla vinea, ma molto più resistente e pesante era invece il Muscolo, montato su ruote o rulli, aveva una copertura formata da uno strato di mattoni cementati fra loro, rendendo inefficaci i materiali infiammabili lanciati dai nemici, al di sopra di esso venivano sovrapposti diversi strati di pelli bagnate in modo da formare una specie di cuscinetto che serviva ad ammortizzare l’urto dei pesanti macigni scagliati dagli assediati. Altri mezzi simili erano i Plutei, di forma però ricurva e dotati di una grande manovrabilità grazie ai loro supporti su ruote.

Le armi d'assedio, Plutei
Le armi d’assedio, Plutei

La Rampa d’assedio:

La rampa d’assedio venne utilizzata dai romani nel periodo della tarda repubblica, in particolare nelle occasioni in cui l’insediamento nemico si collocava su alture o in luoghi decisamente impervi. La rampa era generalmente costituita da tronchi d’albero, pietre e terra fino a raggiungere l’altezza delle mura, su di essa venivano poi trascinate le torri d’assedio per conquistare gli spalti nemici. La storia romana ci raccconta due episodi nei quali le rampe d’assedio risultarono decisive per l’esito finale dello scontro: il primo nel 52 a.C., ad Avaricum dove i legionari di Giulio Cesare, per ovviare ad uno stretto passaggio fra una palude e due fiumi iniziarono la costruzione di un terrapieno per raggiungere le mura della città, l’episodio è celebre perchè nonostante le avversità del tempo e i continui attacchi da parte dei barbari, grazie anche alle protezioni delle vinee, i legionari di Cesare riuscirono in soli 25 giorni a costruire una rampa larga quasi 100 metri e alta ben 24, davvero incredibile! Un altro famoso esempio di rampa  è quello dell’assedio alla rocca di Masada nel 74 d.C., in Israele, dove lo storico dell’epoca, Flavio Giuseppe, ci racconta che per arrivare all’impervia fortezza i soldati di Roma approntarono un terrapieno lungo 110 metri circa e largo almeno 50, sopra il quale riuscirono poi a far salire una imponente torre d’assedio armata di catapulte, alta ben 27 metri e ricoperta di ferro..

La Scala:

Le scale d’assedio furono utilizzate dai romani fin dai primi assalti alle vicine città nemiche come Suessa Pometia nel 502 a.C, Fidene nel 436 a.C., e durante la decennale guerra con Veio dal 406 al 396 a.C.. Sappiamo inoltre che molto tempo dopo, durante le imprese di Traiano in Dacia, queste scale potevano essere componibili, con ciascuna sezione che non poteva superare i 12 piedi. Secondo Apollodoro di Damasco il materiale più indicato per queste scale doveva essere il frassino, oppure anche il faggio, comunque un tipo di legno leggero ma che fosse al tempo stesso piuttosto resistente. Le estremità inferiori venivano poi fissate ad una trave circolare piantata a terra a ridosso delle mura per poter alzarle mediante alcune funi nel modo più veloce possibile, ma anche per evitare pericolosi scivolamenti.

La Testuggine:

La testuggine era una macchina bellica che permetteva ai soldati di avvicinarsi riparati  alle mura nemiche e iniziare al demolimento delle stesse. Questo mezzo, costruito con robuste travi di legno opportunamente inclinate e protette da strati di argilla, si muoveva su ruote, e veniva ancorata nella parte posteriore mediante alcuni spuntoni che andavano conficcati nel terreno per conferire una maggiore stabilità. Di questo congegno ne fece larghissimo uso Traiano durante la conquista della Dacia come ben riportato anche su alcuni fregi della sua celebre colonna. L’evoluzione di questo strumento fu la testuggine arietata, ovvero la fusione fra questo mezzo e l’ariete citato in precedenza, cosa che offriva una maggiore protezione ai soldati impegnati nello sfondamento delle porte.

Torre d’assedio o Elepoli:

Questa torre, di cui se ne fanno i primi cenni durante l’assedio romano di Llibeo, era di forma quadrata e la sua altezza poteva variare dai 13 ai 26 metri. La torre veniva accostata alle mura assediate e dalla sua vetta venivano scagliate frecce e pietre per allontanare o eliminare i difensori, quando poi la distanza era adeguata, dall’Elepoli veniva abbassato un ponte che appoggiava sui parapetti delle mura, dal quale balzavano in avanti i legionari nel tentativo di penetrare nella fortezza nemica. La torre d’assedio poteva avere più piani ed era rivestita di pelli bagnate per evitare che le frecce incendiarie scagliate dal nemico potessero arrecare gravi danni. Al piano più basso poteva essere collocato un ariete per abbatere le mura, scorreva su ruote e veniva trascinata  con corde e argani. Di questa macchina i romani fecero largo uso nei celebri assedi di Numantia, Gerusalemme e Masada.

Le armi d'assedio, rappresentazione di una torre d'assedio
Le armi d’assedio, rappresentazione di una torre d’assedio

Le Armi d’assedio, l’artiglieria:

Va subito precisato che l’artiglieria (in latino tormenta), poteva essere utilizzata non solo negli assedi ma anche durante le battaglie in campo aperto. E’ accertato che tali armi siano state usate da Giulio Cesare durante la conquista della Gallia, da Germanico contro i barbari nel 16 d.C. e da Corbulone contro i Parti nel 62 d.C.. Queste armi da lancio servivano al lancio di proiettili, anche incendiari, come pietre, dardi, giavellotti, e massi, per sfoltire le difese nemiche e agevolare così l’assalto dei legionari. Questi mezzi, detti “a torsione” utilizzavano per il loro impiego la forza liberata dal veloce svolgimento di una matassa costituita da funi, oppure tendini animali, o ancora crini di cavallo. Gli addetti a tali macchine erano i “Ballistari”, un gruppo di legionari privilegiati detti “Immunes”, ogni legione poteva disporre fino a 60 tra catapulte e baliste.

La Balista:

Originariamente la balista, esattamente come la catapulta, con cui condivideva gli stessi principi di costruzione, veniva utilizzata per scagliare, con poca precisione, pietre e massi di peso anche superiore ai 40 kg. Fu però dopo le guerre contro Pirro e la Magna Grecia, che i romani vennero a contatto con la cultura ellenistica che si sviluppò anche in campo militare, soprattutto per quanto riguarda l’ingegneria, e così i romani acquisirono le nozioni per approntare la temibile balista a torsione, inventata nel IV secolo a.C., dai Macedoni. Quest’arma poteva quindi lanciare dardi e giavellotti sia di piccole che di grandi dimensioni per una gittata che poteva arrivare fino ai 350 metri. Anche lo storico Flavio Giuseppe ci testimonia la potenza di questa macchina da guerra quando ci racconta di come, durante l’assedio di Iotapata, una balista fu in grado di lanciare un masso di quasi 40 kg di peso a oltre 380 metri.

Le armi d'assedio, la Balista
Le armi d’assedio, la Balista

Il Carrobalista e la Catapulta:

Introdotta nel primo secolo a.C., la carrobalista era un ‘evoluzione della macchina descritta sopra, con la differenza che veniva montata su ruote o rulli e poteva essere trainata da cavalli, rendendola assimilabile ad un moderno cannone. Questa modernizzazione si ebbe per l’esigenza di portare ad utilizzare quest’arma micidiale, non solo durante gli assedi, ma anche nel corso di  una battaglia in campo aperto. La carrobalista sfruttava la spinta di molle in bronzo per scagliare lunghe frecce o proiettili di piombo, essa veniva manovrata da due soldati e venne molto utilizzata dai legionari di Traiano in Dacia, come ben visibile da alcuni fregi sulla medesima colonna.

Le catapulte nacquero col fine di effettuare tiri di maggior precisione, i proiettili utilizzati erano pertanto frecce e dardi piuttosto leggeri, anche considerando il fatto che i suoi supporti erano più sottili e fragili rispetto ad una balista. Con il passare del tempo le catapulte vennero sostituite dai più maneggevoli scorpioni, mentre le baliste vennero rimpiazzate dagli onagri, macchine di grandi dimensioni che lanciavano grosse pietre che sfruttavano un tiro a parabola in grado di infliggere danni anche a chi si riparava dietro le mura dell’insediamento.

Le armi d'assedio, Onagri
Le armi d’assedio, Onagri

 

Le armi d'assedio, Scorpione
Le armi d’assedio, Scorpione

 

 

 

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