Le ricompense militari

Nell’antica Roma, le ricompense militari erano assegnate a soldati o ufficiali valorosi, queste ricompense si dividevano in due categorie: i “Dona Maiora”, riservati a particolari atti di eroismo e i “Dona Minora”, destinati a premiare l’impegno e il valore dei soldati. Lo storico greco Polibio, narra che i romani utilizzavano metodi molto efficaci, in particolare per i più giovani, per affrontare i tanti pericoli delle battaglie. Dopo alcuni scontri armati, il console in carica radunava le sue truppe, e durante questa “Adlocutio”, presentava ed elogiava coloro che si erano distinti con azioni particolarmente eroiche e valorose, esaltando il loro valore. Con l’attribuzione di questi doni, i romani riuscivano a stimolare uno spirito di emulazione  durante le battaglie, non solo in chi si trovava sul campo, ma anche fra quelli che rimanevano in patria. Una volta fatto ritorno a Roma, i soldati decorati potevano partecipare da privilegiati durante le processioni vittoriose per le vie della città, esibendo orgogliosamente i propri trofei.

LE RICOMPENSE MILITARI, I “DONA MAIORA”:

Nel novero delle ricompense militari i “Dona Maiora”, erano le corone. Le corone potevano essere donate dai generali ai soldati, ma anche viceversa i soldati potevano elevare il proprio generale e tributargli la stessa ricompensa. La forma e il materiale con i quali queste corone venivano assemblate, richiamavano il merito che si intendeva onorare. Questo premio dava la possibilità a chi lo otteneva, di ricevere un premio in denaro e di accedere a posizioni di rilievo all’interno della società civile e nell’ambito dell’organizzazione militare. Così ci descrive questi momenti Giuseppe Flavio al termine del lungo ed estenuante assedio di Gerusalemme, per opera delle truppe del futuro Imperatore Tito:

“Tito diede ordine a chi era preposto a farlo, di leggere i nomi di tutti quelli che avevano compiuto particolari gesti di valore durante la guerra. E quando questi si facevano avanti, egli, chiamandoli per nome, li elogiava, si congratulava con loro delle imprese compiute quasi fossero le proprie, li incoronava con corone d’oro…”.

LA CORONA TRIONFALE:
Corona Trionfale
Corona Trionfale

La Corona trionfale veniva assegnata al generale vittorioso che fosse stato acclamato “Imperator” dalle proprie truppe, fatta d’oro intrecciato, nel corso della cerimonia del trionfo era rappresentata da una corona d’oro in foglie d’alloro, che uno schiavo teneva alta con le mani al di sopra del capo del  generale che sfilava. In epoca imperiale questa corona era il simbolo dell’Imperatore.

LA CORONA OSSIDIONALE:
Corona Ossidionale
Corona Ossidionale

La corona ossidionale veniva data in premio ad un soldato che con il suo intervento avesse salvato l’intero esercito dalla disfatta e dalla distruzione. Questa corona era fatta di erbe intrecciate e per questo era detta anche “corona graminea”, ed era considerata il massimo simbolo del valore militare.

LA CORONA CIVICA:
Corona Civica
Corona Civica

la corona civica era destinata alla persona che con il suo gesto avesse salvato la vita di uno o più cittadini romani. Il console in carica elargiva ricche donazioni, mentre coloro che erano stati salvati donavano solitamente una corona d’alloro, qual’ora però, per un qualsiasi motivo non fosse stata riconosciuta nessuna ricompensa, i tribuni potevano costringere la, o le, persone salvate ad elargirla. In teoria, chi aveva avuto salva la vita per il valoroso intervento di un soldato o di un cittadino romano, avrebbe dovuto onorare a vita il proprio salvatore, trattandolo e onorandolo ne più ne meno come un altro genitore, ma sappiamo che non fu sempre così. La corona civica era detta anche “corona querquensis”, perchè era realizzata a forma di serto di quercia, e a differenza delle altre poteva essere attribuita anche al di fuori degli ambienti militari.

LA CORONA MURARIA:
Corona Muraria
Corona Muraria

La corona muraria era una particolare ricompensa che andava al primo soldato che fosse riuscito a scavalcare la cinta muraria di un insediamento nemico. Questa corona d’oro, aveva la forma di una cinta muraria vera e propria. Legato a questo dono, vale la pena narrare di un curioso episodio, avvenuto nel 209 a.C., dopo la conquista della città iberica di Carthago Nova, per opera degli uomini di Publio Cornelio Scipione. In poche ore i soldati romani riuscirono a conquistare una delle città più ricche e importanti di tutta la Spagna, ma al termine della battaglia, Scipione si trovò in difficoltà nell’attribuire la corona muraria. Il generale romano per la battaglia non si era affidato solo all’impeto dei suoi legionari, ma anche ai marinai della sua flotta, e la disputa si accese non tanto fra gli uomini stessi, ma più in generale si creò una vera e propria mischia fra marina e fanteria per accaparrarsi la corona. La fanteria affermava che il legionario Tiberilio fosse stato il primo a scalare le mura, ma gli uomini della flotta romana sostenevano invece che fosse stato il loro compagno Digizio. Visto che l’animosità dei soldati aumentava tanto da far pensare ad una sommossa, Scipione chiamò in causa Cornelio Caudino, un personaggio del tutto imparziale, giacchè il legato della flotta, Gaio Lelio favoriva Digizio, mentre il legato della fanteria, Sempronio Tuditano sosteneva Tiberilio, per risolvere la questione. La tensione però non accennava a diminuire, così Scipione decise di radunare tutte le sue truppe, per dire loro che si era accertato con precisione che sia Tiberilio che Digizio, giunsero sulle mura nemiche allo stesso tempo, giudicandoli quindi entrambi meritevoli della corona muraria, e la contesa fu così risolta.

LA CORONA CASTRENSE:
Corona Castrense
Corona Castrense

Nell’arco delle ricompense militari, la corona castrense andava al soldato che per primo avesse scavalcato il vallo di un accampamento nemico. Detta anche “Corona Vallaris”, era in oro e aveva la forma di palizzata con alcune punte acuminate.

LA CORONA NAVALE:
Corona Navale
Corona Navale

La corona navale veniva attribuita al marinaio che per primo, dopo l’arrembaggio, fosse saltato sul ponte di una nave nemica. e all’ammiraglio che avesse distrutto l’intera flotta avversaria. Esiste però incertezza su questo dono, in particolare se si trattasse di un premio unico o di due corone distinte.

LA CORONA OVALE;

l’ultimo dei “Dona Maiora” era la corona ovale, che veniva attribuita al generale a cui fosse concessa un’ovazione, ma non il trionfo, avendo combattuto contro un nemico considerato inferiore, essa era costruita intrecciando foglie di mirto.

LE RICOMPENSE MILITARI, I “DONA MINORA”:

Nell’arco delle ricompense militari, i “Dona Minora”, erano di livello inferiore ed erano decorazioni assegnate ai militari più meritevoli per l’impegno profuso e per la loro abilità. La consegna di questi doni avveniva al termine della campagna militare, nel corso di cerimonie pubbliche a cui venivano affiancate donazioni in denaro o in parte del bottino conquistato durante la guerra. L’assegnazione di questi riconoscimenti significava per il militare in questione una condizione prestigiosa all’interno del proprio reparto armato. Queste ricompense venivano donate dal Console, non in particolare a chi avesse ucciso molti nemici in una battaglia regolare, bensì a coloro che si fossero distinti in azioni pericolose o che si distinsero in combattimenti individuali.

TIPI DI RICOMPENSE “MINORI”:

Il Gaesum:  

Il Gaesum era una pesante ed antica arma da lancio, simile ad un giavellotto che andava a colui che avesse ferito un nemico in battaglia. Durante le guerre puniche veniva dotato di gaesum anche il soldato che avesse ucciso un avversario.

 La Patera:

Sempre assegnata nel caso un soldato avesse ucciso un nemico in battaglia, la Patera veniva donata dal Console. ed era una sorta di tazza o scodella poco profonda,  utilizzata per offrire bevande durante i sacrifici rituali.

La Phalera:

La Phalera veniva donata dal console ad un soldato che avesse ucciso un nemico in battaglia, solo se questo apparteneva all’ordine equestre. Si può affermare che la Phalera fosse un’autentica medaglia da appendere sull’armatura, essa era una sorta di borchia metallica cesellata o a sbalzo e poteva essere appesa anche ai vessilli o alle insegne dei reparti militari più meritevoli.

Armillae: 

L’Armilla era un bracciale, solitamente in metallo pregiato, che veniva conferito ai soldati della Roma Imperiale, sopra il quale veniva incisa la motivazione dell’onoreficenza.

Torques: 

La Torque era un collare, solitamente utilizzato dai Celti, solitamente in oro e bronzo aveva una forma elicoidale da cui prende il nome. Indossato dalla nobiltà celtica era considerato un oggetto molto prezioso durante la spartizione di un bottino di guerra. Famoso è l’episodio di Tito Manlio, durante la guerra contro i Galli, nel 361 a.C., durante la quale il romano sfidò a duello un nemico di stazza decisamente superiore alla sua. L’abilità di Tito Manlio ebbe la meglio e una volta strappato dal collo del rivale sconfitto, la torque, la mise al collo, facendogli guadagnare il “cognomen” di “Torquato”, per se e per tutti i suoi discendenti.

 

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