Le suggestive lettere dei legionari romani

Nonostante siano passati circa 2000 anni, le suggestive lettere dei legionari romani, aprono in noi un nuovo e molto più coinvolgente modo di entrare in quella che era la difficile vita di un soldato, stanziato lungo i più distanti confini imperiali., ma una delle cose più evidenti è che a scriverle potrebbe tranquillamente essere anche un militare dei nostri giorni, in missione, lontano da casa. Nell’immaginario comune il soldato romano viene visto come persona rude, sempre pronto al combattimento e dotato di grandissima forza, ma le suggestive lettere dei legionari romani, ci dipingono un quadro diverso, mostrandoci un lato decisamente più umano. In esse  sono contenute continue lamentele per il freddo, la richiesta di ottenere alcuni giorni di licenza, l’invito a portare più birra per alleviare gli animi, o ancora ci raccontano di feste di compleanno improvvisate.

Le suggestive lettere dei legionari romani
Le suggestive lettere dei legionari romani

LE SUGGESTIVE LETTERE DEI LEGIONARI ROMANI, LE LETTERE DI vINDOLANDA:

Vindolanda era un importante forte, situato a circa 2 km a sud del Vallo di Adriano, attorno al quale in seguito, sorse un villaggio di coloni, va detto però che alcune di queste lettere rinvenute risalgono addirittura ad un epoca precedente, in particolare al 79 d.C., quando Giulio Agricola era il governatore della Britannia. In queste sottili lastre di legno di betulla sono state ritrovate moltissime missive, naturalmente incomplete, nelle quali spiccano lamentele per il clima rigido, in una di queste si richiede l’invio di vestiti spessi per combattere il freddo pungente. Tra i reperti troviamo poi la presenza di un decurione di cavalleria, un certo Masclus, il quale scrive: I miei soldati non hanno più birra, si prega di inviarne ancora“, inoltre  fa riferimento anche a una licenza, un permesso, forse la possibilità di un periodo di vacanza. In un altro reperto si legge invece una lamentela indirizzata, ma mai inviata, direttamente all’imperatore Adriano, che recita: “Come si conviene a un uomo onesto, imploro Vostra Maestà di non permettere a me, un uomo innocente, di essere stato picchiato con le verghe …”. Tuttavia la lettera più completa rinvenuta nel forte di Vindolanda è stata scritta da un certo Octavius,  diretta a Candidus, relativa ad alcune transazioni commerciali fra l’avamposto romano e la città di Catterik, e alle pessime condizioni in cui versavano le strade del luogo, (dopo duemila anni, i problemi sono sempre gli stessi). La più nota delle tavolette ritrovate è firmata da una donna, Claudia Severa, moglie del comandante, Elio, la quale scrive di suo pugno un invito alla sorella Sulpicia Lepidina, affinchè partecipi alla festa per il suo compleanno, che si sarebbe tenuta l’11 di settembre, di seguito un tratto del testo:

“Claudia Severa alla sua Lepidina, saluti. Questo 11 settembre, sorella, per la celebrazione del mio compleanno, ti ho inviato un caldo invito per essere certa che tu verrai, così da rendere la mia giornata ancora più bella con la tua presenza. Porgi i miei saluti al tuo Cerialis. Il mio Aelius e mio figlio gli mandano i loro saluti. Ti aspetto sorella. Sta’ bene, sorella, anima mia carissima, così come spero di star bene io, e a presto. A Sulpicia Lepidina, moglie di Cerialis, da Severa”.

In altre tavolette si scrive di argomenti vari, fra i quali il tempo, a tal proposito, un certo Flavio Ceriale scrive a Cecilio Settembre di come già ad ottobre il freddo si facesse sentire: “Flavio Ceriale saluta Settembre. Domani, 5 ottobre, come desideri, signore, (ti darò i mezzi) con cui potremo affrontare il maltempo, anche se diventasse insopportabile”.

Le suggestive lettere dei legionari romani
Le suggestive lettere dei legionari romani

LE SUGGESTIVE LETTERE DEI LEGIONARI ROMANI, la missiva di Asinio pollione:

Fra le suggestive lettere dei legionari romani, troviamo quella di Asinio Pollione, sicuramente uno dei ritrovamenti archeologici più significativi degli ultimi tempi. Si tratta di una missiva spedita da un antico legionario stanziato nella lontana Pannonia, alla sua famiglia in Egitto, nel corso del III secolo d.C.. Ritrovato oltre un secolo fa a Tebtunis in Egitto, il papiro in questione contiene le frustrazioni di un soldato, lontano da chissà quanto, dalla sua famiglia, e desideroso di avere notizie dai suoi cari, in un periodo di grande crisi dell’impero, durante il quale i barbari mettevano sotto grande pressione le frontiere. Nelle sue parole pare che fosse al corrente di alcuni suoi  problemi famigliari, e che necessitava di una licenza per tornare a casa nel tentativo di risolverli, ma vediamo il testo:

“Aurelius Polion, soldato della Legio II Auditrix, a suo fratello Heron, alla sorella Ploutou, alla madre Seinouphis la panettiera e signora (?), tanti cari saluti. Prego giorno e notte che voi godiate di buona salute, e omaggio sempre tutti gli dei da parte vostra. Io non smetto di scrivervi, ma voi non pensate mai a me. Ma io faccio la mia parte scrivendovi sempre e non smettendo mai di stare vicino a voi con la mente e con il cuore. Eppure non mi scrivete mai per dirmi della vostra salute e di come ve la cavate. Sono preoccupato per voi, perché sebbene riceviate spesso lettere da me, non avete mai risposto, così non posso sapere come voi …mentre ero in Pannonia vi ho spedito (delle lettere), ma mi avete trattato come un estraneo … sono partito … e voi siete felici che (?) … l’esercito.  Io non ho … voi … per l’esercito, ma io … sono andato via da voi. Vi ho mandato sei lettere … proverò a ottenere un permesso dal comandante e verrò da te in modo che tu possa capire che sono tuo fratello… Ho chiesto (?) niente a voi per l’esercito, ma vi ho delusi perché sebbene vi abbia scritto, nessuno di voi (?) … ha considerazione. Sentite, vostro (?) vicino … sono tuo fratello. Anche voi, rispondetemi … scrivetemi. Chiunque di voi …, inviate il suo … a me. Salutate mio padre Aphrodisios e mio (?) zio (?) Atesios … sua figlia … suo marito e Orsinouphis e i figli della sorella di sua madre, Xenphon e Ouenophis conosciuto anche come Protas … gli Aureli”

retro della lettera

“ai figli e a Seinouphis la panettiera … da (?) Aurelius (?) Polion, della legione II Adiutrix … dalla (?) Pannonia Inferior (?) … Consegnata a Acutius(?) Leon(?), veterano della legione … da parte di Aurelius Polion, soldato della legione II Adiutrix, affinché la possa inviare a casa.” 

Sicuramente va rimarcato il fatto che un soldato come Aurelius fosse in grado di leggere e di scrivere in greco, la lingua madre del Mediterraneo, il retro del paprio, come si legge, include alcune istruzioni per l’incaricato della spedizione, che avrebbe dovuto consegnarlo ad un veterano, Actius,  che poi a sua volta l’avrebbe portato alla famiglia. A giudicare dal luogo del ritrovamento possiamo affermare con buona probabilità che il papiro arrivò a destinazione.

 

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