Lo Stipendium

Per “Stipendium” si intende la paga annuale percepita da un legionario romano di qualunque grado, a partire dall’epoca Repubblicana, fino ad arrivare al tardo Impero Romano. Lo Stipendium rappresentava la principale fonte di sostentamento di un militare romano che si aggiungeva alle varie quote dei  bottini di guerra chiamati “donativa”. Questi ultimi nel tardo Impero si moltiplicarono a tal punto da superare di molto la paga abituale, tant’è che nel IV sec. d.C. lo Stipendium rappresentava a malapena il 15% delle entrate di un soldato.

Lo Stipendium, le origini:

Nel 407 a.C.,  quando l’esercito romano fu diviso in tre parti e mandato a saccheggiare il territorio dei nemici sotto il comando di tre dei quattro Tribuni militari, su indicazione di Furio Camillo, venne istituito lo stipendium per i soldati romani. Stando a quanto ci riferisce lo storico Tito Livio, nessun provvedimento fu mai accolto con tanta gioia come in quell’occasione, ricordiamo infatti che fino a quel momento ogni romano adempiva al servizio militare a proprie spese.  Il vantaggio immediato fu che venne approvata una legge che dichiarava guerra a Veio e i nuovi Tribuni con potestà militare vi condussero un esercito in massima parte formato da volontari.

Ai tempi delle guerre contro Cartagine la paga di un soldato romano corrispondeva a due oboli giornalieri e in aggiunta vi era il diritto per ogni milite ad una quota del bottino di guerra che veniva messo all’asta e il ricavato distribuito agli ufficiali e agli uomini secondo i più disparati criteri. Diverso era il discorso per i Centurioni, essi infatti percepivano ben 4 oboli al giorno.

lo stipendium
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Lo Stipendium, la riforma di Gaio Mario:

Verso la fine del II secolo a.C. Roma si trovò coinvolta nella guerra di Numidia, un conflitto che svolgendosi spesso in luoghi aridi e poco abitati, non suscitava alcuna attrazione, ragion per cui si faceva sempre più complicato reclutare nuove forze. Il nuovo console Gaio Mario decise quindi di aprire le fila dell’esercito a chiunque a prescindere che fosse possidente o meno. Il servizio militare assumeva così un drastico cambiamento e dal 107 a.C. la Repubblica romana prese ad equipaggiare a proprie spese le truppe legionarie, permettendo quindi anche ai nullatenenti di potersi arruolare nell’esercito.

L’età minima stabilita per arruolarsi era ora fissata a 17 anni mentre quella massima a 46, si trattava della prima forma di un esercito creato da professionisti dove il censo non aveva più alcuna importanza. Per i soldati veterani che dalla vita militare traevano il proprio sostentamento venne istituita  una pensione sotto forma di assegnazioni di terre nelle colonie e, più tardi, anche della cittadinanza romana. A loro Mario e i successivi comandanti concedevano anche di dividere il bottino razziato nel corso delle varie campagne militari.

Ai tempi di Giulio Cesare e della conquista della Gallia non venne meno per i legionari la possibilità di fare bottino al termine di ogni battaglia, anzi lo stesso proconsole, di sua iniziativa, consapevole della misera condizione di molti suoi soldati, decise di raddoppiare la loro paga portandola da 5 a 10 assi giornalieri, una paga che rimase così invariata fino ai tempi di Domiziano. Contrariamente a quanto fatto dai suoi predecessori, Cesare,  reputò fosse necessario dare continuità al servizio che i militari fornivano, istituendo per il congedo il diritto ad un premio in terre, secondo l’uso che fino ad allora era stato a totale discrezione del solo comandante.

Durante l’alto Impero, l’approvvigionamento alle truppe, stanziate lungo i confini, fu garantito da un sistema di raccolta di derrate alimentari, anche attraverso requisizioni forzose, chiamato “Annona militaris”. In sostanza alla paga di legionario e ausiliario venivano, poi, dedotti tutti i costi legati al suo mantenimento. Lo stipendium risultava, quindi, composto da una paga in moneta ed una “in natura”.

Con l’avvento di Augusto ci fu un completo riordino di tutto il sistema difensivo dei confini imperiali e di tutto il sistema amministrativo dello stato romano che includeva  un salario e una gratifica di congedo a tutti i soldati dell’esercito imperiale, legionari o ausiliari che fossero, con la creazione di un aerarium militare. Alle truppe ausiliarie Augusto elargì una paga quadrimestrale, pari a circa 75 denari all’anno, a differenza di un legionario che ne percepiva circa 225. Per quanto riguardava i cavalieri, invece, lo stipendium era più elevato rispetto ai legionari, infatti un cavaliere poteva percepire fino a 250 denari annui. Al momento del congedo veniva corrisposta, come ai giorni di oggi, una sorta di liquidazione che poteva arrivare fino a 3.000 denari per un legionario e addirittura fino a 5.000 per un pretoriano. 

Il primo aumento di salario in epoca imperiale avvenne sotto il principato di Domiziano, egli incrementò di un quarto lo stipendium dei legionari e delle unità ausiliarie. Altri favori e vantaggi si sommarono per il soldato romano nel corso degli anni, dagli aumenti salariali e la possibilità di contrarre matrimonio durante il servizio militare da parte di Settimio Severo, alla concessione della cittadinanza romana da parte di Caracalla.

Le spese militari costituivano circa il 75%  del bilancio totale statale, in quanto poca era la spesa “sociale”, mentre tutto il resto veniva impiegato in progetti di  grandi costruzioni a Roma e nelle varie province; a tutto questo si aggiungeva un sussidio in grano per coloro che risultavano disoccupati, oltre ad aiuti e sussidi alle famiglie italiche, per incoraggiarle a generare più figli. Ottaviano Augusto istituì questa politica, distribuendo 250 denari per ogni bambino nato.  Altri sussidi  furono poi introdotti per le famiglie italiche, anche dall’imperatore Traiano.

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