Lo Sviluppo della civiltà latina

Lo sviluppo della civiltà latina si può affermare che sia avvenuto gradualmente a partire dai tempi più arcaici, quando coloro che erano dediti all’allevamento di animali, si scontrarono con quanti erano occupati alla coltivazione delle terre.

LO SVILUPPO DELLA CIVILTA’ LATINA, IPOTESI:

Come nella maggior parte delle monarchie più antiche, gli agricoltori, che rappresentavano quella parte di popolazione più stanziale, e quindi per forza di cose, più radicata sul territorio, ebbero la meglio su quanti si dedicavano all’allevamento degli animali, rappresentanti quindi di una massa di persone sempre in movimento, alla ricerca dei pascoli migliori, e quindi nomadi. La stessa leggenda di Romolo e Remo potrebbe rappresentare una mitologica ricostruzione di questi eventi. Quale sia stato il motivo principale di questo cambiamento non possiamo saperlo con certezza, sicuramente però devono essere intervenuti fattori che vanno al di la del semplice aumento della popolazione stanziale, per lasciare spazio probabilmente a decisioni figlie di proposte più qualitative che andassero in direzioni contrarie dalle consuetudini dell’epoca. Le ipotesi sul campo sono svariate, si va semplicemente dal fatto che molti allevatori, resisi conto di essere un freno allo sviluppo del villaggio decisero di fermarsi divenendo stanziali anch’essi, ad una pura sottovalutazione dell’importanza dell’allevamento stesso. Vi è poi da aggiungere che la popolazione stanziale si attribuì una valida motivazione ideologica per giustificare la prevaricazione effettuata nei confronti dei nomadi, e la leggenda sulla discendenza troiana dei latini o le origini semi-divine del primo Re , Romolo, ne sono buoni esempi.

Lo sviluppo della civiltà latina
Lo sviluppo della civiltà latina

LO SVILUPPO DELLA CIVILTA’ LATINA, GLI ETRUSCHI:

E’ risaputo che la maggior parte dei Re romani fossero di origini etrusche, molto probabilmente perchè a quei tempi gli etruschi erano di gran lunga la popolazione italica dominante, motivo per il quale la stessa Roma fu in qualche modo  costretta con loro a scendere a patti. Non è però da escludere che fossero state le stesse popolazioni stanziali, già citate sopra a richiedere l’aiuto etrusco in epoca precedente,  per sopraffare le genti nomadi che continuavano a spostarsi e che rifiutavano la privatizzazione dei terreni. La nascita e il periodo monarchico, si protrasse per quasi due secoli e mezzo, un periodo che significò per Roma una graduale e costante espansione ai danni di tutte le popolazioni limitrofe, il tutto nonostante continuasse senza soluzioni efficaci, l’annoso conflitto interno fra patrizi e plebei. Il Re che si distinse maggiormente per le sue scelte fu senza dubbio Servio Tullio, il primo che decise di dividere la popolazione in cinque classi di reddito per assicurare alle casse dello stato, entrate continue e sicure, e soprattutto che non dipendessero direttamente dalle esclusive conquiste militari. Le cose iniziarono a cambiare quando lo sviluppo delle classi più abbienti che però non potevano vantare discendenze nobili, iniziarono a mostrare insofferenza nei confronti della tutela politica etrusca. Per sbarazzarsi degli etruschi era però fondamentale contare anche sull’appoggio della parte più povera della città. Riconoscendo ai plebei alcuni diritti e privilegi, la popolazione unita riuscì ad estromettere gli etruschi dalla vita politica della città, un episodio fondamentale che probabilmente diede il via al caratteristico fenomeno del clientelismo. L’accordo fra patrizi e plebei in funzione anti-etrusca durò circa una ventina di anni, già nel 486 a.C., infatti i plebei non avevano in nessun modo la possibilità di essere eletti consoli, carica a favore dei patrizi fin da subito dopo la fine della monarchia. il conflitto interno a Roma era ben lontano dall’essere risolto, servirono ai plebei più di cento anni di battaglie per riuscire a rientrare in gioco con le leggi Licinie Sestie del 367 a.C., e i risultati ottenuti furono notevoli: le leggi scritte delle 12 tavole, l’istituzione del tribunato e la possibilità di organizzare matrimoni misti fra le varie classi sociali.

Che il modello di democrazia creato risultasse in qualche modo difettoso, a causa della creazione dei celebri comizi centuriati, è dimostrato in base all’esclusione  dalle decisioni importanti, a coloro i quali risultavano nulla tenenti, impedendo quindi una chiara rappresentanza democratica. Un altro esempio di come Roma incontrò svariate difficoltà è dato dalla grande offensiva che l’Urbe scatenò nei confronti di tutte le vicine popolazioni italiche, riuscendo a conquistare tutto il territorio laziale in quasi 160 anni, dal 509 al 150 a.C., uno spazio di tempo davvero considerevole e probabilmente dilatato a causa dei continui conflitti interni fra patrizi e plebei.

LO SVILUPPO DELLA CIVILTA’ LATINA, LA REPUBBLICA:

Nel Terzo secolo a.C., Roma controllava già gran parte del territorio italico, ad eccezione della Gallia Cisalpina e delle isole. La strategia vincente di Roma fu senza dubbio un maggiore coinvolgimento delle classi meno abbienti nella vita politica, favorendo una coesione che si rivelò decisiva nelle scelte che la città dovette affrontare, un fronte comune che avrebbe fatto la differenza anche durante le guerre puniche contro Annibale. In epoca repubblicana le conquiste romane furono smisurate, tant’è che si può quasi affermare che anni dopo, l’Impero romano, proseguì la sua storia per l’inerzia sviluppata nelle epoche precedenti, innescando un’aurea di invincibiltà quasi assoluta, tanto da credere che tutte le popolazioni sottomesse avessero accettato senza battere ciglio il nuovo dominio romano che tanta superiorità aveva dimostrato, ma come sappiamo la storia fu molto diversa. Le nuove province in molti casi sarebbero state considerate terre di conquista e di grado inferiore rispetto a quelle italiche, ad appannaggio esclusivo delle classi più agiate che con quelle terre intendevano recuperare tutto quello che furono costrette a cedere a Roma, a causa delle continue lotte sociali. Una svolta decisa si ebbe con lo scoppio della guerra civile fra Mario e Silla, quando la tradizionale contesa politica si spostò su di un campo ben più spinoso, coinvolgendo anche l’esercito. I due leaders non erano più solo capi politici, ma erano anche valenti generali, e questo comportava una sterzata decisa nei rapporti di forza. Da quel momento in poi l’esercito non rappresentava più solo un organo esecutivo agli ordini dello Stato, ma si trasformava in un organo esecutivo parallelo allo Stato, con un potere decisionale autonomo, che vedrà casi eclatanti solo pochi decenni più tardi, in epoca imperiale. Le legioni romane non avevano quindi solo più il compito di difendere le nuove colonie dalle minacciose incursioni barbariche, ma avevano anche il ruolo politico di controllare che le continue discriminazioni nei confronti di schiavi e della plebe, non sfociassero in pericolose rivolte o tumulti, come per altro avvenne nel caso di Spartaco. Con la riforma mariana dell’esercito, i legionari subirono un mutamento radicale, raccogliendo anche coloro i quali si erano sempre trovati ai margini della società, ed erano ora invogliati a combattere per ottenere una parte delle tante ricchezze ottenute dai bottini di guerra.

L’esercito stava così per diventare un insieme di tanti eserciti, ognuno dei quali si sentiva autorizzato ad agire in relativa autonomia. E questo proprio nel momento in cui il diritto romano si stava universalizzando e la concessione della cittadinanza romana a tutti i cittadini dell’impero di fatto rendeva instabile ogni privilegio della capitale. La progressiva militarizzazione dell’impero non era solo in funzione della pressione “barbarica” lungo il limes, ma era dettata anche da esigenze di politica interna. In proposito è Interessante rilevare che a partire da Costantino la sfera politico-militare capì che per continuare a tutelare gli interessi dei ceti più abbienti occorreva darsi una veste anche culturale e religiosa che apparisse quanto più possibile democratica: di qui forse la scelta per lo sdoganamento del cristianesimo. Senza volerlo l’impero aveva posto una delle basi istituzionali dei futuri regni barbarici, e cioè l’alleanza di Stato e cristianesimo.

credits to:

http://www.homolaicus.com/storia/antica/roma/civilta_latina.htm

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