L’usurpazione di Gaio Avidio Cassio

L’usurpazione di Gaio Avidio Cassio avvenne nel 175 d.C., quando si sparse per tutto l’impero, la falsa notizia della morte dell’imperatore Marco Aurelio. A Gaio Avidio Cassio, generale romano di origini siriane, l’imperatore aveva conferito l’imperio proconsolare in oriente.

L'usurpazione di Gaio Avidio Cassio, l'antico arco di Ctesifonte
L’usurpazione di Gaio Avidio Cassio, l’antico arco di Ctesifonte

L’USURPAZIONE DI GAIO AVIDIO CASSIO, ORIGINI FAMILIARI E CARRIERA MILITARE:

Gaio Avidio Cassio, di origini nobili e nato nella città siriana di Cyrrhus, era figlio di un certo Eliodoro, un personaggio di una certa condizione sociale, che aveva tentato di diventare senatore, senza per altro mai esserci riuscito. Eliodoro riuscì comunque a diventare il  segretario personale di Adriano, dopo Svetonio, e fu prefetto dell’Egitto proprio negli ultimi anni di vita dello stesso imperatore. Alcuni storici ipotizzano una ben più nobile origine, Avidio Cassio infatti sarebbe stato un discendente di Antioco IV di Commagene, per parte del nonno Avidio Antioco, in tutti i modi la promozione sociale fu per lui praticamente scontata.

Dal 139 al 153 d.C., Avidio Cassio ricoprì diversi ruoli, percorrendo tutto il cursus honorum dell’ordine equestre, come appartenente all’antica gens Cassia, partecipò alle campagne partiche guidate dall’imperatore Lucio Vero, dal 162 al 166 d.C., e fu proprio grazie alle sue grandi abilità sul campo di battaglia che Marco Aurelio gli assegnò il comando delle operazioni belliche. La sua scelta si rivelò subito vincente, le truppe romane sconfissero i Parti di Vologese IV a Dora Europos nel 164 d.C., dopo di che occuparono la loro capitale, Ctesifonte e la città di Seleucia l’anno successivo. Nel 166 d.C., i romani conquistarono anche la Mesia, costringendo i Parti ad umilianti condizioni di pace, dopo di che sia l’Armenia che la Mesopotamia tornarono in mano romana. In conseguenza di ciò Avidio Cassio e il suo collega Publio Marzio Vero, appena trent’enni, ottennero il consolato suffetto, nella primavera-estate del 166 d.C.,  e in seguito il governatorato, Cassio della Siria, mentre Publio della Cappadocia. Nel 172 d.C., Avidio Cassio si spostò in Egitto per sedare una pericolosa rivolta organizzata da alcune tribù di predoni, per poi ritornare in Siria.

L'imperatore Marco Aurelio
L’usurpazione di Gaio Avidio Cassio, L’imperatore Marco Aurelio

 RIBELLIONE E MORTE:

Nel 175 d.C., l’usurpazione di Gaio Avidio Cassio prese forma, ormai conosciuto come uno dei migliori comandanti delle ancora recenti campagne partiche, il governatore della Siria, approfittando della falsa notizia della ormai prossima morte dell’imperatore Marco Aurelio, a causa di una malattia, si era a sua volta auto nominato imperatore. Secondo quanto ci tramanda Cassio Dione, ma anche da quanto leggiamo sulla “Historia Augusta”, pare che fu Faustina, la moglie di Marco Aurelio a suggerire ad Avidio Cassio questa mossa, poichè anch’ella era caduta vittima di quella notizia fasulla, e non desiderava che l’impero cadesse nelle mani sbagliate, anche perchè il figlio Commodo era ancora troppo giovane e inadatto a governare. Così in quell’anno, acclamato anche dalla Legio III Gallica, Cassio si proclamò imperatore, potendo contare sull’appoggio del governatore dell’Egitto, Flavio Calusio e degli ebrei delle province d’oriente, solo la Cappadocia e la Bitinia decisero di non allinearsi agli eventi. Nelle fasi iniziali, appena apprese la notizia, Marco Aurelio cercò di non renderla pubblica, ma in seguito alle insistenti voci che correvano tra le fila dell’esercito, e del conseguente stato di agitazione che montava, decise infine di rendere nota l’usurpazione di Gaio Avidio Cassio, parlando direttamente ai suoi soldati. Essi sostenne di volere evitare un ennesimo bagno di sangue romano, e che se fosse stato per il bene comune, avrebbe volentieri ceduto lo scettro a Cassio senza combattere. Dopo questo discorso chiamò a se il figlio Commodo e cercò di placare anche i timori dei senatori, aggiungendo che non aveva mai avuto modo di arrecare offesa a Cassio nè tantomeno Cassio aveva fatto lo stesso nei suoi confronti, augurandosi poi che l’usurpatore non avesse incontrato la morte per mano sua o di altri mentre lui con il suo esercito iniziava  a marciare verso oriente. In cuor suo Marco Aurelio era intenzionato ad incontrare Cassio per riconciliarsi con lui, volendo dare un ennesimo esempio della sua clemenza.

Tre mesi dopo arrivò anche in oriente la smentita ufficiale della presunta morte di Marco Aurelio, e il senato non perse tempo nel dichiarare Avidio Cassio “Hostis Publicus”, nemico dello stato. L’imperatore conservava intatte le speranze di una riconciliazione con l’usurpatore, e rifiutava l’ipotesi di una guerra una volta giunto in oriente. I suoi dubbi e le sue perplessità vennero però fugate dagli stessi soldati di Cassio, che una volta appresa la notizia che Marco Aurelio era vivo e in marcia verso di loro, senza pensarci troppo catturarono Avidio Cassio e lo uccisero sul posto. Giunto in oriente Marco Aurelio bruciò tutta la corrispondenza tenuta dall’usurpatore, per timore che altre persone fossero coinvolte nella ribellione, evitando così di doverli punire, rifiutò inoltre di ricevere i soldati che avevano ucciso Cassio e che gli portavano in dono la sua testa, ordinando al contrario di seppellirlo con tutti gli onori. Anche i presunti favoritismi della moglie Faustina nei confronti di Cassio, furono dall’imperatore, volutamente ignorati. Cassio Dione e la Historia Augusta  ci spiegano bene quale fosse l’atteggiamento dell’imperatore  Marco Aurelio nei confronti della ribellione e del presunto ruolo di sua moglie. Faustina infatti, sembra che appoggiò il tentativo di Avidio, poiché temeva per i figli ancora in tenera età, non avendo più fiducia nella salute del marito, e non potendo più proteggere i figli da sola.  Quando Cassio fu ucciso e la sua testa portata a Marco Aurelio, l’imperatore che avrebbe voluto dimostrargli il suo perdono e salvarlo, non esultò, ma al contrario esclamò: Mi è stata tolta un’occasione di clemenza: la clemenza, infatti, dà soprattutto prestigio all’imperatore romano agli occhi dei popoli. Io però risparmierò i suoi figli, il genero e la moglie. E così dicendo lasciò metà del patrimonio paterno ai figli di Avidio Cassio, a sua figlia dette in dono una grande quantità di oro, di argento e di gemme preziose.

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