Malattie dell’antica Roma

Collegate nell’origine e nella diffusione dallo stile di vita, le malattie dell’antica Roma, erano le più disparate, e a causa delle mediocri condizioni igieniche sanitarie, non consentivano ai nostri antichi progenitori di avere un’aspettativa di vita media oltre i 27 anni.

MALATTIE DELL’ANTICA ROMA, LE SCOPERTE FATTE DAGLI ARCHEOLOGI:

Quali erano le malattie che affliggevano gli antichi romani? In molti casi erano certamente dovute alle scarse condizioni igieniche,  altre erano legate all’alimentazione, di sicuro quello che hanno scoperto gli studiosi, analizzando una grande quantità di scheletri e ossa rinvenute nelle tante zone archeologiche sparse per l’Europa, c’è che oggi giorno  un uomo o una donna, non riuscirebbero in nessun modo a convivere con le patologie dell’antichità riscontrate. In gran parte i problemi di salute colpivano il sistema respiratorio, l’apparato gastro-intestinale e dentale. Non erano poi assenti tumori di vario tipo o deformazioni ossee, dovute molto probabilmente a carichi e a lavori particolarmente usuranti, nello specifico è attestato che già verso i 30 anni molti dovevano già fare i conti con una dolorosissima artrosi.

MALATTIE DELL’ANTICA ROMA, IL SATURNISMO E LE MALATTIE VENEREE:

Gli antichi romani sono celebri per aver diffuso l’uso delle terme, incanalando l’acqua dalle sorgenti fino ad arrivare alle città più popolose. L’arrivo dell’acqua però, con i primitivi sistemi fognari a cielo aperto, non garantiva un’ adeguata e ideale condizione igienico sanitaria che il più delle volte sfociava in problemi alla saluta pubblica. Chi beveva l’acqua delle condotte romane quasi automaticamente si sarebbe ammalato, probabilmente di saturnismo, una patologia che portava alla caduta dei denti e ad episodi di follia, dovuta all’intossicazione del fisico causata dalla continua ingestione di particelle di piombo, materiale con cui erano costruite le condotte idriche. Anche bere il vino poteva portare alla medesima sorte in quanto i romani erano soliti addolcirlo col diacetato di piombo, derivato dalla bollitura del mosto in grandi pentoloni dello stesso materiale.

Non di meno erano presenti nell’antichità le malattie veneree, che però non diedero luogo a grandi epidemie come avvenne per la sifilide in Europa, dopo la scoperta dell’America. Molto presente era la gonorrea, che si credeva portata dagli eccessivi rapporti sessuali, la brucellosi, la candidosi o il condiloma, ma anche varie forme di herpes e ulcere. Materia di discussione è ancora oggi se i romani conoscessero l’uso di un qualche contraccettivo, per evitare malattie o nascite indesiderate, alcuni studiosi hanno ipotizzato che venissero utilizzati frammenti di vescica di capra come preservativo, anche se va detto che le prime forme di contraccettivo attestate risalgono ufficialmente dal XVI secolo in poi.

MALATTIE DELL’ANTICA ROMA, LA DIFFUSIONE:

Recenti studi attestanto di come gli antichi romani fossero portatori di parassiti e malattie, e di come involontariamente  le diffusero con la loro opera di civilizzazione. Ciò avveniva anche in senso inverso, quando i soldati romani facevano ritorno a casa dopo aver presidiato i lontani confini imperiali, portando con loro eventuali malattie contratte in quelle regioni.

MALATTIE DELL’ANTICA ROMA, LA PESTE ANTONINA:

Molto probabilmente la terribile epidemia che si scatenò nel II secolo, passata alla storia come “peste antonina”, si sviluppò proprio nelle modalità sopra descritte, e portata in patria dalle truppe romane di ritorno dalle campagne militari orientali  contro i Parti. Questa epidemia potrebbe essere stata la causa della morte di Lucio Vero, co-reggente dell’Impero insieme a Marco Aurelio, il cui patronimico “Antoninus” diede il nome a quella che si rivelò un’autentica catastrofe. La pandemia si diffuse rapidamente, ma nove anni più tardi, quando l’emergenza sembrava rientrata, questa riprese a propagarsi ancor più violentemente causando secondo alcune fonti, fino a 2.000 morti al giorno! La peste antonina si diffuse per l’Impero per quasi 30 anni causando milioni di vittime, uccidendo almeno un terzo della popolazione e decimando l’esercito. Le fonti antiche confermano che le prime avvisaglie vennero riscontrate dai romani durante l’assedio di Seleucia nell’inverno del 165 d.C., dilagando in poco tempo fino alla Gallia e alle legioni stanziate lungo il Reno. Il medico e scrittore greco Galeno che visse durante quegli anni appuntò la descrizione della malattia nel suo “Methodus Medendi”, sottolineando di come fosse “grande” e “di lunga durata”, citando inoltre diarrea, infiammazioni di vario tipo e febbre alta, oltre ad eruzioni cutanee che comparivano circa 9 giorni dopo la comparsa dei primi sintomi. Le preziose informazioni di Galeno non ci forniscono tuttavia elementi definitivi sulla reale natura della malattia, anche se alcuni storici moderni ipotizzano trattarsi di vaiolo.

L’ILLUSTRE MALATO:

Un ottimo metodo per identificare le malattie che colpivano i romani è quello di analizzare le opere d’arte degli scultori antichi. Se in epoca imperiale i ritratti avevano lo scopo di abbellire le sembianze di chi veniva riprodotto, nel periodo repubblicano non si esitava ad evidenziare ogni minimo difetto. Esempio ne sono i vari ritratti di Giulio Cesare, le cui sembianze sembrano evidenziare una certa fragilità fisica, dovuta all’eccessiva magrezza. Svetonio scriverà che: “….godeva di buona salute anche se negli ultimi tempi fu soggetto a sincopi improvvise”.

Plutarco invece dirà di Cesare che: “….sopportava la fatica con un’energia che sembrava superiore alle sue effettive forze fisiche, dato che era fragile di costituzione: aveva la pelle bianca e delicata; era soggetto a mal di testa e a crisi di epilessia”. 

Giulio Cesare riprodotto insolitamente invecchiato su di una moneta coniata poco prima di essere assassinato.
Giulio Cesare riprodotto insolitamente invecchiato su di una moneta coniata poco prima di essere assassinato.

In una moneta coniata nel 44 a.C., cioè poco prima della sua morte, Cesare viene raffigurato precocemente invecchiato e segnato da profonde rughe. Anche altri Imperatori successivi ebbero problemi di salute significativi. Anche se dai loro busti in marmo non si riscontrano segni particolari che prefigurerebbero patologie particolari, grazie a studi approfonditi è stato possibile appurare che Ottaviano Augusto soffrisse di asma, che Tiberio avesse fastidiose ulcere sul viso, che Caligola soffrisse di una precoce vecchiaia o ancora che Claudio soffrisse di una parziale paralisi dovuta ad un danno cerebrale causato dalla sua prematura nascita.

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