Marcellino, lo scudo di Roma

Marcellino, lo scudo di Roma, fu una figura che si distinse in uno degli ultimi e più oscuri periodi dell’impero romano d’occidente. Nei confusi decenni che andarono dal 405 d.C., quando Vandali, Alani e Suebi forzarono il confine sul Reno, al 476 d.C.,  anno che coincide con la destituzione dell’ultimo imperatore , Romolo Augustolo, si distinsero alcune figure appartenenti all’esercito romano, che tentarono in ogni modo di mantenere il più unito possibile, uno stato che si stava sgretolando velocemente.

Marcellino, lo scudo di Roma
Marcellino, lo scudo di Roma

MARCELLINO,  LO SCUDO DI ROMA, LE ORIGINI:

In quegli anni bui e controversi, alcuni esponenti del mondo militare come Costanzo e Flavio Ezio, costituirono un vero argine alla deriva che l’impero d’occidente stava inesorabilmente prendendo, preservando quanto più possibile i suoi confini. Tuttavia le numerose comunità barbariche di origine germanica che si stanziarono all’interno dell’impero resero questo obiettivo sempre più difficile, costringendo quindi i “magister militum” romani a restringere il campo alle province più vicine all’Italia, e almeno fino al 468 d.C., all’Africa, che si sperava di poter riconquistare grazie anche agli aiuti della parte orientale dell’impero. L’assassinio di Flavio Ezio da parte dell’imperatore Valentiniano III, costituì un vero colpo mortale per la parte occidentale, e per il conseguimento degli obiettivi sopra citati, tuttavia l’eredità lasciata da uno degli ultimi grandi generali di Roma, non cadde  totalmente nel vuoto, e un buon numero di soldati, cresciuti sotto la sua ala, si fecero strada negli anni seguenti con alterne fortune. Basti ricordare Maggioriano, imperatore nel 457 d.C.,  che riuscì a ristabilire il controllo su tutta la Gallia e fu addirittura sul punto di riconquistare le province d’Africa già sotto il controllo dei Vandali.  Vale la pena ricordare anche la figura di Egidio, che difese con successo, fino alla sua morte, la regione di Parigi, da lui governata, dagli invasori Goti.

MARCELLINO, LO SCUDO DI ROMA, LE IMPRESE:

Un altro grande personaggio che emerse in questa difficile epoca fu senza dubbio il “Comes” Marcellino. La sua figura fu molto importante, non solo sotto il profilio militare, ma anche sotto quello religioso e culturale. Egli governò la Dalmazia dal 454 al 468 d.C., prima come governatore della provincia, e poi come sovrano autonomo fino al 468 d.C., anno della sua morte. Le notizie su di lui sono poche e frammentarie, ed è pressochè impossibile fare piena luce sulla sua figura, questo almeno fino al 454 d.C., quando dopo la morte di Ezio, di cui lui era grande amico, si ribellò al potere imperiale. Da alcuni frammenti delle opere del filosofo pagano, Damasciano, sappiamo che Marcellino derivava da una buona famiglia, che era di carattere mite,  e che aveva ricevuto un’educazione all’altezza del ruolo che ricopriva, che al momento della sua sedizione doveva essere quella di “Comes rei militaris”, Certamente era in grado di controllare tutta la regione della Dalmazia, che in quel periodo rappresentava una zona nevralgica per l’impero d’occidente, sotto diversi punti di vista. Prima di tutto l’imponente flotta di Salona (nei pressi dell’odierna Spalato), consentì a Marcellino di mantenere il controllo di tutto il Mar Adriatico, rendendo impossibili, attacchi nemici dal mare. Oltre a ciò, la Dalmazia costituiva un serbatoio immenso in tema di materiali e uomini per rifornire l’esercito imperiale, a testimonianza di ciò molti imperatori del passato riuscirono a rinforzare i ranghi, salvando l’impero, reclutando uomini proprio in questa regione. Un’altra arma da non sottovalutare di cui era in possesso il Comes Marcellino, erano le tribù unne, stanziate a nord del fiume Sava, ormai prive di unità politica dopo la morte del loro grande condottiero, Attila. In più, la Dalmazia era una zona ricca di miniere di ferro e piombo che garantivano abbondante materia prima per la costruzione di armi, lasciando quindi supporre un ottimo equipaggiamento del suo esercito.

Grazie a queste solidissime basi, Marcellino riuscì a governare autonomamente la regione, in pratica come un sovrano indipendente, svincolato da qualsiasi autorità. Fino al 457 d.C., Marcellino visse nel suo palazzo di Salona in un’atmosfera quasi di altri tempi, pagano convinto, amava circondarsi da molti uomini di cultura, fra cui il filosofo Sallustio, di cui divenne grande amico, mantenendo una forte ostilità nei confronti della corte di Ravenna. Alcuni studiosi collocano la sua figura come soggetto centrale della congiura Marcelliniana, ordita in Gallia, volta a destituire l’imperatore Avito, poi defunto  nel 456 d.C.. Tale ipotesi però risulta molto incerta per il motivo che tale congiura mirava a sostituire l’imperatore  con un altro nobile esponente dell’aristocrazia gallica, mentre Marcellino non risulta avere nulla a che fare con tale regione, è più probabile che il Marcello interessato fosse il prefetto delle Gallie in carica negli anni dal 441 al 443 d.C.. Il sovrano della Dalmazia inoltre, nonostante l’attrito che lo divideva dall’autorità imperiale, aveva ottimi rapporti con Maggioriano, altro uomo cresciuto sotto gli insegnamenti del generale Ezio, che rilevò il trono imperiale nel 457 d.C.. Proprio alla luce di questo evento, il Comes Marcellino tornò ad accettare l’autorità dell’impero, diventando uno dei più fidati collaboratori del nuovo reggente. Tuttavia gli eventi erano prossimi a nuovi mutamenti, nel 460 d.C., Maggioriano preparò nei dettagli una vasta campagna militare contro i Vandali, con lo scopo di recuperare le province africane, da sempre considerate il vero granaio dell’impero. Per l’occasione il sovrano nominò suo Magister Militum proprio Marcellino, ponendolo al comando delle truppe schierate in Sicilia, mentre l’imperatore guidava l’altra parte del suo esercito in Spagna. Questa manovra a tenaglia non ebbe però il risultato sperato, le forze di Maggioriano vennero spazzate via dai Vandali all’altezza del porto spagnolo di Elche, e questo segnò inevitabilmente il destino dell’imperatore che l’anno successivo venne assassinato dal potente Ricimero, suo nuovo Magister Militum,  che mirava neppure troppo segretamente a detenere il potere assoluto, non sopportando l’eccessivo zelo di Maggioriano. Dopo Maggioriano l’obiettivo di Ricimero si spostò su Marcellino, altro uomo che avrebbe costituito un ostacolo certo alla sua sete di potere. Dopo aver tentato di corrompere i suoi soldati in Sicilia, Ricimero costrinse il Comes della Dalmazia a rientrare nei suoi possedimenti, ricreando nuovamente una marcata spaccatura fra il suo regno e l’autorità imperiale. Rientrato a Salona, Marcellino si rifiutò di riconoscere l’autorità del nuovo imperatore Libio Severo, niente di più che un burattino nelle mani di Ricimero, iniziando una stretta collaborazione col sovrano orientale Leone I.

Marcellino, lo scudo di Roma, mosaico con Genserico, Re dei Vandali
Marcellino, lo scudo di Roma, mosaico con Genserico, Re dei Vandali

MARCELLINO, LO SCUDO DI ROMA, LA LOTTA AI BARBARI:

L’impero d’occidente, sempre più in difficoltà, si rese presto conto che per la sua sopravvivenza, l’aiuto di Marcellino era imprescindibile, così nel tentativo di portare un valido aiuto, Leone I, pregò Marcellino di tornare in Sicilia, con lo scopo di sottrarla alle scorribande dei pirati e per contrastare il Re dei Vandali, Genserico, che nel frattempo aveva fortemente consolidato le sue posizioni in Africa, controllando il Mediterraneo praticamente incontrastato. Nello stesso periodo l’imperatore Libio Severo perse la vita, e per i seguenti due anni, Ricimero non si pose neppure il problema di cercare un sostituto, così nel 467 d.C., Leone I, prese in mano la situazione e nominò come nuovo sovrano, Antemio Procopio, che si era già brillantemente disitnto in numerose battaglie contro Ostrogoti e Unni. Marcellino aderì subito al nuovo corso accompagnando personalmente a Roma il nuovo imperatore. Antemio, uomo di ben altro spessore rispetto al suo predecessore, non tardò ad entrare in conflitto col potente Ricimero che mal sopportava il ruolo da comprimario, e la situazione si complicò maggiormente quando il nuovo sovrano decise alla maniera orientale di mantenere due Magister Militum, ovvero Marcellino e Ricimero, aggravando all’ennesima potenza la rivalità fra i  due. Comunque in questo breve lasso di tempo l’armonia che si era creata fra l’impero occidentale e quello orientale, pose le basi per un tentativo congiunto di liberare l’Africa dai Vandali e riprendere il controllo del Mediterraneo. Le forze coordinate dei due imperi si sarebbero concentrate nella Tripolitania e verso Cartagine, quartier generale di Genserico, mentre Marcellino, alla guida dei suoi uomini avrebbe dovuto riconquistare Sicilia e Sardegna per poi sbarcare nel Maghreb. Una volta conquistata piuttosto facilmente la Sardegna, Marcellino venne fermato dal collega Ricimero, secondo alcune fonti per non impegnare anche le sue forze in quella difficile guerra, e contando sul fatto che le truppe orientali potessero cavarsela da sole,  ma molto più probabilmente il motivo principale fu l’invidia per le imprese di Marcellino che rischiavano una volta di più di mettere il potente Ricimero in secondo piano. Fermato il Comes della Dalmazia, la spedizione romana andò incontro alla disfatta, sconfitta dai Vandali la flotta romana all’altezza di Capo Bon, anche le forze terrestri furono costrette alla ritirata, facendo perdere all’impero d’occidente, l’ultima possibilità di salvarsi dalla caduta.

LA MORTE DI MARCELLINO:

Rimasto in Sicilia ad assistere suo malgrado, al fallimento di quella campagna militare, Marcellino, su ordine del sovrano Antemio Procopio, rimase sull’isola, probabilmente per preparare qualche altra operazione bellica, ma nell’agosto del 468 d.C., probabilmente su mandato dello stesso Ricimero, venne assassinato a tradimento da un suo ufficiale. Si dice che il Re dei Vandali, Genserico, una volta appresa la notizia della morte di Marcellino, abbia esclamato che Roma si era tagliata il proprio braccio destro con il sinistro, una frase attribuita anche ad un funzionario che commentò la morte di Flavio Ezio per mano di Valentiniano III pochi anni prima, forse  non sapremo mai chi dei due effettivamente riportò quella frase, ma di sicuro il senso di quell’affermazione corrispose alla realtà. In Dalmazia il posto di Marcellino venne rilevato da Giulio Nepote, figlio della sorella del forte generale, che pochi anni dopo arrivò anche al titolo di imperatore (474-475 d.C.). Dopo essere stato anch’egli assassinato nel 480 d.C., la Sicilia e la Sardegna, rimaste senza la protezione delle forti truppe dalmate, tornarono ad essere definitivamente terra di conquista dei Vandali e quel che restava dell’impero d’occidente si avviava velocemente al suo irrimediabile declino.

Credits to:

http://www.instoria.it/home/marcellino_comes_rei_militaris.htm

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