Ravenna

Comune italiano di circa 160.000 abitanti, Ravenna rappresenta la città più grande e storicamente più importante della Romagna, il suo territorio comunale, il secondo più vasto in Italia,  è superato in estensione solo da quello di Roma. La città di Ravenna è stata, nel corso della sua lunga storia, capitale per ben tre volte: la prima dal 402 al 476 d.C., dell’Impero romano d’occidente, la seconda dal 493 al 553 d.C., del Regno degli Ostrogoti, e la terza dal 568 al 761 d.C., dell’Esarcato bizantino. Grazie a questo luminoso passato, il complesso dei primi monumenti cristiani di Ravenna fanno parte della lista italiana dei siti che sono patrimonio dell’umanità.

La Ravenna pre-romana, storia:

L’ambiente naturale attorno ai primi centri abitati di Ravenna era molto simile alla laguna di Chioggia, da cui però si differenziava dal fatto che esso era formato da diverse lagune più piccole, con acque non comunicanti col mare da cui erano divise da un cordone di dune sabbiose, visibili ancora oggi in alcuni punti. Quando i romani vennero in contatto con questi antichi insediamenti, Ravenna (il cui nome sembra avere origini etrusche), era abitata da genti umbre. Le ricerche archeologiche sul territorio hanno dimostrato di come quella regione fosse popolata molto tempo prima dagli etruschi, il reperto più antico ritrovato risale infatti al 540 a.C., ed è una statuetta raffigurante Laran, la divintà guerriera etrusca che più avanti diventerà Marte per gli italici. L’insediamento pre-romano era probabilmente disposto su diverse isolette sabbiose, vicine fra loro, in corrispondenza di alcuni corsi d’acqua, il più importante dei quali era senza dubbio il fiume Padenna, proveniente dal ramo meridionale del Po.

La Ravenna romana:

Nel III secolo a.C., Ravenna entrò nella sfera di influenza romana, non opponendosi all’avanzata dell’esercito dell’Urbe impegnato nella conquista della Gallia Cisalpina. Dopo la definitiva sconfitta dei Galli Boi nel 191 a.C., la città ottenne lo status di “città alleata”, una condizione che le garantì un lungo periodo di autonomia. Il castrum romano venne fondato sulla più centrale delle isole che formavano l’abitato e oltre che circondato dal fiume Padenna, che i romani chiamarono Padus Messanicus, era attorniato da un altro corso d’acqua, il fiume Lamone, che confluiva nel Padenna stesso, formando quindi una protezione naturale  di tutto l’insediamento che a sua volta venne munito di mura perimetrali per una lunghezza totale di circa 2,5 km. Fu comunque a partire dal II secolo a.C. che i romani iniziarono la realizzazione di strade che servivano a collegare i vari centri urbani della Gallia Cislapina da poco conquistata. In particolare per il territorio ravennate, l’impresa fu tutt’altro che semplice vista la vasta presenza di specchi d’acqua. I romani scelsero comunque di costruire una strada lungo le dune sabbiose che separavano le lagune ravennati dal mare e  il tracciato prescelto era rappresentato da una strada etrusca già esistente che venne risistemata e prolungata a nord verso l’abitato di Spina e a sud verso Ariminum (Rimini). Quest’opera venne completata nel 132 a.C., e la strada prese il nome di via Popilia (dal console Popilio Lenate che ne dispose la costruzione). Lunga circa 81 miglia, la via Popilia andava da Ariminum a Ravenna per poi procedere verso nord con itinerari misti che vedevano l’alternarsi di tratti su strada a tratti praticabili solo con imbarcazioni. Nell’89 a.C., Ravenna acquisì il titolo di “Municipium” e nella guerra civile fra Mario e Silla, si schierò con il primo di questi, nel 49 a.C., Giulio Cesare scelse proprio Ravenna come luogo per radunare i propri veterani prima di attraversare in armi il fiume Rubicone.

Al termine del I sec.a.C., il primo imperatore di Roma, Ottaviano Augusto decise di fare di Ravenna uno dei più importanti porti militari dell’Impero, vi stanziò quindi la “Classis Ravennatis”, la flotta militare più imponente di tutto l’Adriatico e di tutta la parte orientale dell’Impero romano, nello stesso momento venne realizzata la celebre “Fossa Augusti”, un canale artificiale navigabile che collegava il porto di Classe alla città di Ravenna. In un secondo momento il canale venne prolungato fino alla laguna veneta, permettendo una navigazione ininterrotta dal porto di Classe ad Aquileia, per un totale di 250 km. Ravenna si trovò quindi nella condizione di essere la referente principale per i traffici marittimi del porto di Classe, il che  favorì enormemente la sua espansione e ricchezza.

Nei primi secoli dell’Impero, Ravenna conobbe una grande espansione, raggiungendo una dimensione fino a quattro volte superiore rispetto ai tempi della Repubblica. Il fiume Padenna che un tempo scorreva ai margini dell’abitato, ora ne era parte integrante, mentre ad est venne costruito un nuovo sobborgo chiamato “Caesarum”, e a nord il nuovo quartiere, denominato “Domus Augusta”, il quartiere imperiale della città.

Ravenna come appariva ai tempi dell'Impero romano
Ravenna come appariva ai tempi dell’Impero romano

Ravenna, Capitale dell’Impero Romano:

Nel 402 d.C., l’Imperatore Onorio, decise di spostare la capitale dell’Impero da Mediolanum (Milano), troppo esposta agli attacchi delle popolazioni barbare, alla più difendibile Ravenna. Sotto l’influenza orientale e legata da stretti vincoli commerciali  con Costantinopoli, Ravenna divenne un centro cosmopolita assumendo le sembianze di una residenza imperiale bizantina. Sorsero così in breve tempo magnifiche costruzioni civili e religiose che  somigliavano in tutto e per tutto a quelle della capitale d’oriente. Quando Onorio giunse a Ravenna, la città era già dotata di numerosi monumenti, primo fra tutti la basilica Ursiana, cristianizzata nel 380 d.C., dal vescovo della città, Orso, l’edificio venne poi nel corso degli anni ristrutturato e nel quinto secolo affiancato al palazzo arcivescovile e al battistero dal vescovo Neone, da cui il battistero prende tutt’oggi il nome di Neoniano. All’attività di Onorio si deve anche la costruzione della chiesa di San Lorenzo in Cesarea, localizzata nella zona sud della città,  dell’Apostoleion, una chiesa dedicata ai dodici apostoli, e della Moneta, l’edificio dedicato alla coniazione delle monete imperiali. Alla premartura morte di Onorio fu Galla Placidia, che ottenne la reggenza dell’Impero in nome del figlio Valentiniano III di soli sei anni, a continuare la monumentalizzazione di Ravenna. L’opera di Galla Placidia, che giunse in città nel 424 d.C., si protrasse fino al 450 d.C.. La regina commissionò la costruzione della basilica di S.Giovanni Evangelista, e molto probabilmente anche della chiesa di Santa Croce, oggi visibile solo in parte e legata al Mausoleo di Galla Placidia, che la sovrana fece costruire per se, per il marito Costanzo e per il fratello Onorio, tuttavia l’imperatrice all’interno del suo Mausoleo non  trovò sepoltura, in quanto morì a Roma nel 450 d.C., e li inumata. In quello stesso periodo le mura perimetrali della città vennero rinforzate e ampliate fino ad una lunghezza di ben cinque chilometri.

Basilica di San Vitale a Ravenna
Basilica di San Vitale a Ravenna

Ravenna, Capitale del regno dei Goti:

il 4 settembre del 476 d.C., si decisero a Ravenna le sorti dell’Impero romano d’occidente, allorchè l’ultimo Imperatore romano, Romolo Augustolo, venne deposto per mano di Odoacre, Re degli Eruli. Il regno degli Eruli, ebbe comunque vita molto breve, già nel 493 d.C., infatti, Odoacre venne spodestato dal Re degli Ostrogoti, Teodorico, dopo un assedio alla città durato ben tre anni. Teodorico governò fino alla sua morte, sopraggiunta nel 526 d.C., ed esattamente come il suo predecessore lasciò l’amministrazione cittadina in mano ai latini. Gli Ostrogoti erano un popolo di culto ariano, e proprio nella zona della ex zecca cittadina, ormai in rovina, furono erette la cattedrale ariana (oggi chiesa dello Spirito Santo), e il Battistero (oggi Battistero degli ariani). Gli interventi di Teodorico non si fermarono qui, il nuovo sovrano intervenne con diverse opere nella cosiddetta “Regio Palatii” ovvero la zona residenziale riservata all’Imperatore, egli restaurò ed ampliò la vecchia residenza dell’Imperatore Onorio, un’annessa chiesa palatina (l’odierna Sant’Apollinare nuovo), una caserma e alcuni altri edifici. Tutte queste costruzioni affacciavano sulla antica “Fossa Augusti” all’epoca già praticamente prosciugata, Teodorico la fece completamente interrare, realizzando al suo posto una ampia strada di collegamento fra la cattedrale e l’area palatina, l’attuale via Roma. Teodorico inoltre restaurò l’acquedotto romano e costruì il quartiere ostrogoto, e durante il suo regno fu il principale fautore della pacifica convivenza fra cattolici ed ariani, almeno fino agli ultimi anni, quando l’arianesimo venne messo al bando dall’Imperatore d’Oriente, provocando l’abbandono, da parte di Teodorico, di quella politica conciliante che lo aveva sempre contraddistinto, e attuando di conseguenza una linea persecutoria nei confronti della chiesa romana, basti pensare che Papa Giovanni I, venne arrestato e condotto a Ravenna dove poi morì.

Ravenna, il celebre mosaico con al centro L'Imperatore Giustiniano.
Ravenna, il celebre mosaico con al centro L’Imperatore Giustiniano.

Ravenna, capitale dell’Esarcato:

Nel 527 d.C., Giustiniano divenne Imperatore d’oriente e uno dei suoi principali obiettivi fu quello di riconquistare i territori perduti della parte occidentale del già decaduto Impero. Con questi propositi nel 535 d.C., inviò prontamente in Italia i due generali Belisario e Narsete. Nel 539 d.C, Ravenna fu una delle prime città ad essere riconquistate, e appena un anno più tardi, tutte le prefetture del Pretorio furono ricostituite, Ravenna fu dichiarata capitale della Prefettura d’Italia. Il primo prefetto del pretorio nominato fu Atanasio, e a conferma del grande prestigio di cui la città godeva, la sede episcopale venne elevata ad Arcidiocesi. A capo della sede arcivescovile, Giustiniano pose un suo uomo di fiducia; Massimiano, il quale assunse la carica di arcivescovo, il che lo poneva, per grado di importanza a livello del Papa e dei Patriarchi orientali. Dopo molti anni a Ravenna, la religione ufficiale tornò ad essere quella cattolica, gli stessi Massimiano e Giustiniano promossero la costruzione di numerosi edifici di culto, tra i quali spiccavano la Basilica di San Vitale e la Basilica di S.Apollinare in Classe, ancora oggi ammirate da migliaia di turisti ogni anno. Le guerre di riconquista si conclusero nel 553 d.C., e Giustiniano ne uscì trionfante, ma la pace fu di breve durata e una nuova minaccia si stagliava all’orizzonte. Nel 568 d.C., la penisola italica venne invasa dai temibili Longobardi, e l’Impero Bizantino si trovò del tutto impreparato ad affrontare questa nuova guerra, e riuscì a stento a conservare la città di Ravenna, sede politica del loro governo, e Roma che ne era la sede spirituale. Queste due città riuscirono a mantenere un certo collegamento fra di loro poichè i Bizantini riuscirono a mantenere il controllo su di una sottile fascia di territorio, solcata dalla via Amerina, un’antica via romana che seguiva il corso del Tevere lungo l’Umbria e la via Flaminia, passato poi alla storia come “Corridoio Bizantino”. Negli anni seguenti nuovi provvedimenti furono presi dai bizantini per arginare l’avanzata longobarda,  il più rilevante fu la soppressione della Prefettura d’Italia, per essere sostituita dall’Esarcato d’Italia, con a capo un Esarca, la massima autorità civile e militare di questa nuova istituzione.

 

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